Fondata nel 2010, Xiaomi opera nel campo dell’elettronica di consumo: recentemente è diventata il secondo più grande produttore di smartphone, con un aumento delle vendite dell’83% negli ultimi quattro mesi.
Il mercato della telefonia mobile e in particolare degli smartphone è tra quelli più competitivi nel campo dell’elettronica di consumo. I leader nel settore possono improvvisamente venire declassati dall’azienda in grado di sottrarre rapidamente quote di mercato, anche in base al cambiamento di poche caratteristiche, in grado tuttavia di avere un effetto tale da incidere significativamente sulle preferenze dei consumatori.
Un esempio recente delle dinamiche nel mercato della telefonia è il caso che ha coinvolto proprio quest’anno LG Electronics. L’azienda fino al 2015 figurava tra i primi quattro produttori al mondo di telefoni cellulari per quota di mercato, dopo Samsung, Apple e Huawei. Nonostante sia tra i pionieri nell’adozione del sistema operativo Android, il colosso dell’elettronica sudcoreano ha deciso che non produrrà più telefoni cellulari a causa delle crescenti perdite economiche date da una significativa riduzione della domanda per i suoi modelli.
Qualcosa di simile è successa anche ad Huawei Technologies, che aveva interrotto il primato di Samsung e Apple, fino a quando le sanzioni l’anno scorso non l’hanno tagliata fuori dal mercato e dalla fornitura essenziale di componentistica hardware. Questo ha spinto altri fornitori, come Xiaomi, a investire intravedendo un potenziale di sviluppo per l’azienda, con il lancio sul mercato del suo Mi 11 Ultra, dotato di una delle fotocamere più prestanti installate su uno smartphone fino a oggi.
In questo momento storico in cui Samsung e Apple sembrano avere diviso in due il mercato, Xiaomi è riuscita a irrompere sottraendo il secondo posto a Apple e avvicinandosi minacciosamente a Samsung nella corsa alla competizione per le quote di mercato. Xiaomi detiene oggi infatti il 17% del totale delle vendite nel settore, Samsung e Apple hanno rispettivamente il 19 e 14%. È possibile naturalmente un nuovo bilanciamento delle rispettive quote, in quanto la ricerca di mercato in ambito tecnologico è in grado di accelerare e incidere notevolmente sui mutamenti dei prodotti offerti.
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Xiaomi attualmente viene scambiata sull’indice di Hong Kong intorno al suo prezzo medio degli ultimi sette mesi, a 28,10 dollari. Dopo che a partire da gennaio 2021 era arrivata ai massimi di 35,9 dollari, ha proseguito con una tendenza ribassista fino a marzo, quando ha raggiunto i suoi minimi a 20,65 dollari. Con le quotazioni in un relativo equilibrio di prezzo, Xiaomi punta quest’anno ad aumentare le vendite dei suoi dispositivi di fascia alta, come il Mi 11, seguita da altri competitori cinesi come Oppo e Vivo che condividono lo stesso obiettivo e hanno altresì intenzione di investire molto a differenza di Xiaomi nel marketing dei rispettivi prodotti.
L’azienda con sede a Pechino può vantare rispetto alle aziende occidentali nello stesso settore come Samsung e Apple, un prezzo medio che è minore rispettivamente di circa il 40% e il 75%. Il mercato di riferimento dell’azienda è attualmente l’America latina, con un incremento delle vendite che è triplicato rispetto all’ultimo quadrimestre, seguito da Africa ed Europa occidentale.
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