Si dimettono tre membri del comitato editoriale del Washington Post: la presunta protesta contro Bezos.
Ad una manciata di giorni dall’elezioni americane che vedono la corsa alla Presidenza di Kamala Harris e Donald Trump arriva un fulmine a ciel sereno: tre membri del comitato editoriale del celebre e iconico Washington Post si sono dimessi. Tra questi, spicca Hoffman, premio Pulitzer nel 2024. Cosa sta succedendo e cosa c’entra il candidato presidente?
Una girandola di mezze dichiarazioni, apparenti accuse e ipotesi verte attorno a quanto accaduto negli ultimi giorni. Il sospetto, pare, sarebbe quello di un presunto “tacito” appoggio a Trump da parte di Jeff Bezos. Che avrebbe comportato, tra l’altro, una valanga di abbonamenti cancellati per il Washington Post. Cerchiamo di fare chiarezza.
Nessun annuncio ufficiale, a parte quello relativo alle dimissioni dei tre membri del comitato editoriale, eppure le ipotesi si sprecano e le teorie dilagano. A far pensare sarebbero diversi dettagli, tra i quali un’approvazione del vicepresidente Kamala Harris redatta e poi annullata dal Post, come avrebbe riferito alla CNN una persona informata a riguardo. Ma non solo.
Sotto la lente d’ingrandimento del pubblico ci sarebbe anche un incontro tra Trump e i dirigenti della Blue Origin, del quale Bezos avrebbe detto di non essere a conoscenza. Ma anche la stessa decisione di “non appoggiare” un candidato, agli occhi di molti, sarebbe parso come, in realtà, un appoggio tacito. A Trump.
“l’imperativo di sostenere Kamala Harris anziché Donald Trump è moralmente chiaro come non mai. Peggio ancora, il nostro silenzio è esattamente ciò che Donald Trump vuole: che i media, noi, restiamo in silenzio” avrebbe scritto Roberts, nella sua lettera di dimissioni. A pensare ad un tacito appoggio a Trump sarebbe anche Robert Kagan, storico editorialista e opinion editor del Post per 25 anni: “Questo è ovviamente un tentativo di Jeff Bezos di ingraziarsi Donald Trump in previsione di una sua possibile vittoria” avrebbe detto alla CNN.
Non sarebbe mancato nemmeno il commento dell’ex direttore esecutivo del Post, Baron, che sembrerebbe allinearsi con quello che apparirebbe come il pensiero generale: “Dichiarare un momento di alto principio, a soli 11 giorni dalle elezioni, è altamente sospetto e non si può credere che si trattasse di una questione di principio a questo punto”, avrebbe riferito alla CNN.
Un vero e proprio “terremoto” che avrebbe avuto, tra le altre, la conseguenza di veder cancellare in modo drastico un numero importante di abbonamenti in protesta: si parlerebbe di 200mila persone, ma nessuna ufficialità è giunta in merito. Non resta che attendere, ora, per comprendere in che modo la situazione evolverà. E, intanto, le elezioni sono sempre più vicine.
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