Diventare ricchi è possibile, e se lo dice il numero uno degli investitori al mondo, c’è da crederci. I sette consigli di Warren Buffet.
Diventare ricchi, molto ricchi, è il sogno un po’ di tutti ma ovviamente non è facile altrimenti saremmo tutti ricchi come Warren Buffet. Il 94enne mago degli investimenti spiega come muoversi in un mondo complicato ma non inaccessibile. Lui ce l’ha fatta.
Se ce l’ha fatta lui, perché non possono farcela tutti? Certo non tutti nascono capaci di investire in modo tale da raggiungere una miniera d’oro, ma esistono delle regole che il numero 1 al mondo degli investimenti ha provato a spiegare a chi sogna ad occhi aperti di diventare ricchissimo. Sono sette le cose che chi investe deve assolutamente fare e se seguite con meticolosità e perseveranza, non possono fallire. Va detto che le 7 regole magiche non sono mai state dichiarate ufficialmente da Buffet, non esiste un documento ufficiale per intenderci.
Gli esperti hanno però studiato le interviste rilasciate dal magnate e hanno letto con attenzione le linee guida contenute nelle lettere che ogni anno Warren Buffet scrive agli azionisti della sua Berkshire Hathaway. Da qui una sorta di consigli che, a detta degli esperti analisti, portano gli investitori dritti al raggiungimento del successo.
Le 7 cose da fare per diventare ricchissimi: parola di Warren Buffet
Regola numero 1: la razionalità. Scegliere se trattenere gli utili o restituirli agli azionisti secondo Buffett è un esercizio di razionalità. Se i manager hanno le possibilità di far rendere più soldi della media di mercato, possono decidere di trattenere gli utili ma in caso contrario dovrebbero decidere di restituirli agli azionisti, sotto forma di dividendi, o sotto forma di riacquisto di azioni proprie.
Regola numero 2. L’impresa deve avere veramente aumentato nel tempo i guadagni dei suoi azionisti. Secondo Wall Street il cash flow viene calcolato come guadagni operativi più spese di deperimento e altre spese non-cash. Ma per Buffett bisogna aggiungere reinvestimenti richiesti dal business. Buffett li definisce come “l’ammontare medio delle spese per impianti ed equipaggiamenti che il business richiede per il mantenimento di una posizione competitiva di lungo periodo”.
Regola numero 3. “Al momento dell’acquisto, la quotazione deve essere almeno il 25% inferiore al valore intrinseco”. Se la stima sarà sbagliata del 10% in eccesso, Buffett manterrà un ritorno comunque adeguato, se la stima sarà corretta, o sbagliata per difetto, il ritorno sarà invece straordinario.
Regola numero 4. La capacità di contenere i costi. Ogni volta che un’azienda annuncia un piano di ristrutturazione per tagliare i costi, per Buffett è segno che l’azienda fino a quel momento ha avuto degli sprechi e ha speso i soldi degli azionisti non razionalmente.
Regola numero 5. Secondo il grande investitore, un buon business deve essere in grado di guadagnare un buon ritorno senza l’aiuto della leva dei debiti, i quali devono rimanere ridotti entro limiti di sicurezza in rapporto al cash flow generato.
Regola numero 6. L’impresa deve aver performato in maniera consistente. Ogni anno le aziende distribuiscono agli azionisti solo una parte degli utili, non c’è niente di particolarmente esaltante in un aumento del 10% dell’utile per azione se nel frattempo la base di capitale è aumentata del 10%. Buffett preferisce considerare quelle aziende che hanno nel tempo mantenuto un ottimo return on equity, cioè il ritorno sul capitale investito.
Regola numero 7. Si tratta della famosa regola “one dollar for one dollar”. Le aziende ogni anno decidono quanta parte dell’utile netto, ammesso ci sia, deve essere distribuito sotto forma di dividendi. Il restante viene trattenuto dall’azienda. Se la parte trattenuta è impiegata bene, il mercato nel lungo periodo lo riconoscerà e il valore del titolo aumenterà di conseguenza.