La Nazionale ha riportato a casa una vittoria storica e con essa l’entusiasmo dato dal prestigio internazionale, che è stato quantificato in una crescita del Pil dello 0,7%, pari a 12 miliardi di euro. Da dove vengono queste cifre?
Se è vero che lo sport è uno strumento di coesione e un ascensore sociale, in grado di emancipare meritoriamente gli individui dalla loro condizione di partenza, è anche vero che lo stesso effetto è difficile da quantificare sul piano dei suoi effetti aggregati.
Il successo della Nazionale di calcio italiana, arrivata in un momento di straordinaria difficoltà economica che emotiva per il Paese, è in grado di canalizzare l’attenzione internazionale sulle bellezze del territorio e indirettamente su i suoi prodotti caratteristici.
L’affermazione, frutto di un’intervista a Simona Caricasulo, docente di Economia aziendale dello sport alla Luiss “Guido Carli” di Roma, è stata naturalmente riportata dall’informazione giornalistica, nutrita dalla curiosità e dal bisogno di rendere oggettivi i benefici, soprattutto di carattere emotivo, della vittoria della nazionale italiana. Tuttavia è molto difficile riuscire a stimare e associare gli incrementi delle esportazioni prese nel loro complesso a una causa unica, senza avere riferimenti statistici in grado di evidenziare una tendenza e una causalità tra la vittoria in una competizione sportiva a livello internazionale e gli effetti sull’economia del paese della squadra vincitrice. Gli ultimi Mondiali di calcio precedenti a quelli del 2006, diversi comunque rispetto alla visibilità data dalla competizione europea, risalgono alla vittoria in Spagna del 1982 e ancora prima in Francia nel 1938, con economie nazionali e globali eccessivamente lontane per poter essere messe a paragone senza contestualizzarne le dinamiche.
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Le influenze di eventi sportivi, come quelli calcistici dei campionati mondiali, sono stati osservati anche da Golman Sachs che in uno studio effettuato nel 2014 mostrò come in ogni campionato mondiale di calcio a partire dal 1974 e ad accezione del campionato del 2002, gli indici nazionali delle squadre vincitrici sovraperformano la media delle variazioni globali. La variazione media positiva osservata dopo un mese dalla vittoria si attesterebbe intorno al 3,5%, con un’incidenza negativa dello stesso valore medio un anno dopo la vittoria. Nel caso italiano, se l’effetto positivo della vittoria c’è stato sul sentiment degli investitori, questi possono essersi scontati sulle quotazioni dell’indice italiano FTSE Mib. Nei giorni precedenti l’inizio della finale Euro 2020 hanno incrementato notevolmente la volatilità rispetto alla media delle ultime due settimane, scontando sull’indice prese di profitto con la chiusura di venerdì 9 luglio e nuovi acquisti all’apertura del lunedì, con una variazione positiva del 1,5% dopo la quale la volatilità e tornata a diminuire.
Diverso è il caso delle quotazioni Puma, lo sponsor tecnico della Nazionale. che hanno scontato sulle proprie quotazioni l’enorme ritorno pubblicitario, quando gli Azzurri hanno vinto la semifinale contro la Spagna la notte del 6 luglio, con una apertura delle quotazioni in gap, spinte da forti volumi in acquisto nella giornata successiva, che ha chiuso con un guadagno del 2% e ha toccato proprio in quel giorno il massimo del suo trend rialzista iniziato l’ultima settimana di giugno. Un altro effetto che tuttavia è difficile da misurare sarà quello relativo al ritorno di immagine sulla brand identity dei prodotti made in Italy, che potrebbe oggi avvantaggiarsi diversamente dall’ultima vittoria mondiale, dell’attenzione internazionale anche grazie alla diffusione di internet e degli e-commerce, in grado di rispondere in modo immediato a un eventuale incremento della ricerca e della domanda dei prodotti italiani.
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Le fonti sembrano incerte, è possibile ipotizzare che la stima fatta da Simona Caricasulo nell’intervista nella quale ha elencato i risvolti economici sul Pil e sull’esportazioni, relativi alla vittoria della nazionale azzurra, siano da intendersi come un parallelismo rispetto a quello che accadde durante gli ultimi campionati mondiali del 2018. Le stime, realizzate dal CRR inglese, autorità in materia di analisi del mercato di Regno Unito, Europa e Nord America, relative alle vendite al dettaglio, hanno mostrato un beneficio pari a un milione di sterline, poco più di un milione di euro attuali, realizzati da un incremento complessivo degli acquisti e della spesa per pub e ristoranti nel Regno Unito.
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Il Regno Unito, in modo non troppo dissimile dall’Italia, si trova ad affrontare un periodo di sfiducia dovuto al malessere economico e alle preoccupazioni acuite dagli effetti dei negoziati commerciali successivi alla Brexit. L’Inghilterra che non ha mai vinto una competizione europea e ha vinto gli ultimi mondiali di calcio nel 1966, ha subito sulle quotazioni del suo indice di riferimento FTSE 100 una perdita del 2%, avvenuta al contrario di come si potrebbe pensare, successivamente alla vittoria contro la Danimarca e l’ingresso nella finale, a causa dalle prese di profitto e dall’avversione al rischio degli investitori.
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