Occhio alla visita fiscale, non si scappa dai controlli mandati dal datore di lavoro, ma c’è qualcuno che potrebbe richiederne l’esclusione. Analisi caso concreto!
Analizzare un caso concreto ed evidenziarne le maggiori caratteristiche potrebbe essere la modalità perfetta per chiarirsi le idee, soprattutto per rendersi conto se si è nella condizioni per accedere al vantaggio. L’esclusione dalla visita fiscale non è per tutti. Infatti, quasi nessuno è probabilmente a conoscenza dei requisiti che servono per evitare questa condizione. Non si trasgredisce la legge, ma si esercita una possibilità di cui si ha pieno diritto. Come effettuare la richiesta e quali sono i casi segnalati.
Capita a tutti di stare male, e l’iter da seguire è quello più logico e compiuto praticamente da chiunque. Si contatta il proprio datore di lavoro, comunicando la propria assenza, e di seguito si fa riferimento al proprio medico di base. Dopo aver stabilito la diagnosi in seguito ai dovuti accertamenti, il rilascio del certificato medico e l’avviso inoltrato all’INPS, sono poi gli ultimi due aspetti da consolidare. Ma perché in tanti casi, arriva la visita fiscale?
Ecco che l’esperienza non è per tutti la stessa. C’è chi vive anche con disagio il controllo, figurandolo quasi come una mancanza di fiducia da parte del datore di lavoro. Quello che è importante riconoscere, è che si tratta di una condizione imprescindibile, che va ben oltre queste congetture, nonostante alle volte, possa sembrare antipatico “sentirsi controllati” proprio quando si sta male. Durante gli orari di reperibilità, il medico può far visita ed accertarsi della situazione.
Proprio in virtù della malattia però, ci sono delle eccezioni che evidenziano che sia meglio non avere la visita fiscale. È bene sapere però che l’attestato di malattia e il certificato sono due documenti differenti, e bisogna inoltrarli entrambi se si vuole essere a norma di legge, e rispettare i propri doveri di lavoratore.
Esclusione della visita fiscale? Una possibilità che solo in pochi conoscono!
L’attestato ha la funzione di confermare la condizione, ponendo l’inizio e la fine dello stato di malattia. Si tratta del tempo che serve al dipendente, pubblico o privato che sia, per riprendersi. Mentre il certificato è quel documento che attesta questi elementi insieme alla diagnosi, cioè la causa che ha portato il lavoratore ad assentarsi dal lavoro. Ma se si tratta di un sistema valido da sempre, perché è possibile consolidare l’esclusione della visita fiscale? Non è una decisione presa in autonomia, ma anche questa segue il suo iter.
A stabilire se si è esenti dalla visita fiscale non è il cittadino, né il suo medico di base, bensì è proprio il dottore dell’INPS ad accertarsi della condizione presa in esame. Si tratta della possibilità di non ricevere nelle fasce orarie stabilite, il controllo finora esplicato. Il professionista dell’Istituto di Previdenza Nazionale e Sociale analizza il caso concreto mediante analisi della documentazione medica e della stessa situazione clinica presentata.
Quindi, si conferma che ci sono delle malattie che permettono questa possibilità. Appunto, non è per tutti. Come agire? Il primo passo da fare è sempre quello di andare dal proprio medico di base, affermandovi il voler conquistare il beneficio. Sarà poi questi ad inoltrare al medico dell’INPS la documentazione da passare al vaglio. È essenziale che nel certificato medico inviato al medico dell’INPS abbia inscritta la dicitura: “codice di esclusione E”.
Quali sono le malattie che vi rientrano? Generalmente, si tratta di patologie che richiedono delle cure salva vita, o malattia professionale, ancora infortunio sul lavoro, ed infine casi di infermità connessa a un’invalidità o menomazione del dipendente che ha come paramento di riferimento il 67%. Ma non solo questi casi.
Chi soffre di malattie incluse nella tabella E del decreto sul riordinamento delle pensioni di guerra, o di menomazioni ascritte alle prime 3 categorie della tabella A del decreto sopracitato. Infine, c’è tutta una sfilza di casistiche con il minimo comune denominatore di essere gravissime. Degli esempi possono chiarire di cosa si parla. Dagli stati vegetativi all’insufficienza renale, o ancora trapianti, emorragie, AIDS, cirrosi epatica con scompenso acuto, disturbi psichiatrici con TSO, tumori, e malattie cardiache come ictus, ischemie e infarti.