Nel 1983 Dennis e William Eckhardt, probabilmente sotto l’influenza del cinema hollywoodiano, fecero un esperimento che ancora oggi fa parlare, coinvolgendo decine di aspiranti trader.
L’esperimento che ha coinvolto una dozzina di americani, uomini e donne aspiranti trader, nacque da una scommessa che poggia le sue radici su una questione dibattuta nei secoli dai grandi nomi della filosofia e della scienza, di ieri e di oggi.
Ciò che siamo diventati è frutto di talento e capacità dovute in gran parte ad attitudini innate, oppure tutto ciò che siamo riusciti a realizzare, così come il nostro successo professionale, è frutto del caso, delle condizioni sociali e ambientali a cui siamo stati esposti?
Richard Dennis era intenzionato a vincere la scommessa contro il suo stimato collega William Eckhardt: secondo Dennis infatti, diventare un trader di successo era frutto soltanto di un processo di apprendimento, che se affrontato con rigore e costanza è sufficiente a trasformare chiunque, in un trader capace di fare milioni di dollari.
Come nacque l’esperimento dei Turtle traders?
“Qui nel pit di borsa, devi uccidere se non vuoi rimanere ucciso, qui non ci sono amici e non si fanno prigionieri, in un minuto puoi essere in profitto di mezzo milione e il minuto dopo, boom! I tuoi figli non potranno più andare al college e i tuoi creditori si saranno ripresi la tua Bentley.”
Nel 1983 Trading places, un film molto celebre anche in Italia, trasmesso di anno in anno nel periodo natalizio e conosciuto con il titolo “Una poltrona per due”, potrebbe essere stata la causa ispiratrice della scommessa e del conseguente esperimento. Esistono infatti delle notevoli coincidenze tra questo film e le vicende realmente accadute, iniziate nello stesso periodo in cui negli Stati Uniti veniva proiettato nelle sale il film per quell’anno record di incassi.
Nella commedia del regista John Landis, i ricchissimi fratelli Duke scommettono tra di loro un dollaro sul fatto che chiunque, persino il senzatetto Ray Valentine interpretato da Eddie Murphy, accusato di aver rubato la valigetta del top trader Luise Winthorpe III, può diventare come Winthorpe, a patto che sia messo nelle giuste condizioni, a prescindere dal suo retroterra culturale o dalle sue qualità morali.
I fratelli Duke complotteranno al fine di scambiare le condizioni di vita del classista e aristocratico Winthorpe con quelle di Ray Valentine. I due diventeranno nelle loro nuove condizioni di vita quello che non avrebbero mai sospettato di poter essere.
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Dal cinema alla realtà: il Principe del Pit
Nella vicenda reale Richard Dennis, il trader che darà concretamente sviluppo alla scommessa, era soprannominato nell’ambiente del Chicago Mercantile Exchange, “il Principe del Pit”. Divenuto milionario all’età di 26 anni, aveva iniziato il trading in strumenti derivati e commodity nella borsa di Chicago, già all’età di 21 anni.
Dennis, spinto forse dall’entusiasmo di dimostrare le sue convinzioni, o forse abituato a uno spirito di intraprendenza, decise di selezionare e insegnare a diventare trader di successo a un gruppo di dilettanti, accettando candidature anche da parte di chi non aveva alcuna esperienza, scelti tra una vasta schiera di volontari inconsapevoli, attirati con un annuncio pubblicato sul Wall Street Journal.
A questo gruppo avrebbe impartito lezioni intensive con cicli settimanali, mettendo loro a disposizione un conto con denaro reale per eseguire le operazioni di trading. Il gruppo di partecipanti fu chiamato turtle, probabilmente a ricordo degli allevamenti di tartarughe, che venivano fatte crescere in modo particolarmente rapido, e che Dennis aveva avuto l’occasione di vedere durante un suo viaggio in Asia.
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La filosofia dietro all’esperimento dei Turtle traders
Dennis e il suo collega William Eckhardt, due persone la cui cultura rispecchiava la loro condizione patrimoniale, si trovarono più volte a discutere su quello che potremmo definire il dibattito nature vs nurture: le qualità che un individuo riesce a esprimere derivano da un’eredità biologica o dipendono da fattori esterni?
Eckhardt era convinto che il successo del suo collega Dennis fosse dovuto a capacità innate, quindi essenzialmente a caratteristiche ereditarie. Dennis, che dal canto suo vedeva sminuiti i suoi sforzi individuali, rifiutava questa ipotesi, e vicino alle posizioni filosofiche di autori come John Locke, pensava non esistessero idee o attitudini innate, ma che la nostra mente, come una tabula rasa, potesse venire formata in modo da svilupparsi a seconda delle esperienze delle osservazioni e delle conoscenze acquisite, in relazione all’ambiente circostante.
Per dimostrare le sue ragioni quindi Dannis, selezionò tra centinaia di aspiranti traders quelli che potevano rappresentare al meglio tutti gli strati sociali, includendo insegnanti, contabili, disoccupati, e donne, che nel 1983 non avrebbero potuto partecipare agli scambi nel Chicago Board, che a quel tempo avvenivano alle grida.
Su un totale di 20 partecipanti, a cui fu insegnato come diventare dei trader profittevoli, l’85% riuscì nell’impresa: scambiando commodities, valute e obbligazioni, realizzarono un rendimento dell’80% in un anno, confermando in pieno ciò che Richard Dennis pensava a proposito della possibilità di apprendere questo mestiere. Alcuni di loro una volta appresa la disciplina e l’applicazione delle tecniche che Dennis aveva loro mostrato, divennero a loro volta milionari, lasciando molti ancora oggi stupefatti della vicenda.
La tecnica di trading dei Turtle traders
La tecnica di trading che fu loro insegnata si basava su una strategia piuttosto elementare, applicata tipicamente nel day trading, basata sui breakout di prezzo: una volta che il prezzo variava in modo da superare un livello nel quale vi era stata per diverso tempo una congestione dei prezzi, come il superamento di un supporto o di una resistenza, si doveva entrare a mercato per poi rivendere successivamente, quando la variazione di prezzo sembrava ritracciare e invertire nuovamente la sua tendenza.
Le regole della strategia di trading da seguire per rimanere profittevoli prevedevano:
- entrare a mercato analizzando i prezzi e i grafici
- ignorarele informazioni di giornali e televisione
- utilizzare una logica sfumata per valutare i parametri di ingresso e di uscita dal mercato, in base alle regole della strategia, adattare questa alle proprie attitudini personali in modo da garantire la massima efficacia
- pianificare l’uscita dalla posizione con la stessa attenzione posta nel momento di ingresso a mercato, cercando di tagliare le perdite e lasciando correre i profitti.
- utilizzare un money management nel quale la posizione veniva adattata in base alla volatilità del mercato e dello strumento finanziario utilizzato, cercando di non rischiare comunque più del 2% per ogni singolo trade.