Deregolamentazione bancaria come prossimo obiettivo per gli Stati: la decisione sembra coinvolgere USA e UE, cosa cambierà a livello mondiale
Il panorama finanziario globale si sta preparando a un cambiamento radicale, ed è ormai sotto gli occhi di tutti. Stati Uniti e Unione Europea sembrano intraprendere una strada comune verso una deregolamentazione bancaria che promette di amplificare i profitti per i grandi istituti, ma che al tempo stesso può rivelarsi pericolosa.
Inizia a sollevare così interrogativi sulla sicurezza e sulla stabilità economica a lungo termine, vedendo come protagonisti gli accordi tra Stati, sempre più concentrati a difendere la propria economia interna. Gli Stati Uniti aprono la pista con la visione politica ed economica di Trump che avevamo già potuto notare in precedenza e che ad oggi si fa più marcata.
Impossibile non notare il ruolo ormai assunto da Elon Musk già confermato durante la propaganda del periodo delle elezioni, e poi appurato in queste prime settimane di presidenza. Secondo quanto riportato da Reuters, il team di transizione del presidente eletto Donald Trump sta valutando la possibilità di ridurre, o addirittura eliminare alcuni dei principali regolatori bancari americani.
Ridurre i principali regolatori bancari, il progetto americano si allunga poi in UE
Tra le opzioni in discussione vi sono:
- Abolizione della Federal Deposit Insurance Corporation (FDIC): una misura che richiederebbe però il via libera del Congresso.
- Fusione delle funzioni della FDIC con il Dipartimento del Tesoro: una proposta che potrebbe eliminare la garanzia sui depositi bancari così come l’abbiamo avuta fino ad oggi. Se la FDIC venisse accorpata al Tesoro, la protezione dei depositi potrebbe essere soggetta a decisioni politiche dirette, e questo rappresenterebbe anche un rischio per i risparmiatori in quei momenti di instabilità finanziaria.
Trump ha affidato questa rivoluzione economica a due figure: Elon Musk e Vivek Ramaswamy, ex candidato repubblicano alla presidenza. I due guideranno il nuovo Department of Government Efficiency (DOGE), così chiamato l’organismo che opererà per attuare queste riforme economiche su larga scala.
Tra gli obiettivi che riporta la Reuters, e dichiarati dai protagonisti, riscontriamo prima di tutto la necessità di ridurre la burocrazia per le banche, la creazione di un sistema finanziario più competitivo, ponendo la sfida a livello globale; e infine consentire alle banche nuovi margini per l’investimento e l’innovazione.
È chiaro che i rischi di una deregolamentazione bancaria sono tanti quanti gli effetti positivi che si potrebbero riscontrare sul mercato interno: ci sarà una minore capacità di contenere crisi finanziarie future. L’Europa però decide di accodarsi per non restare indietro, e tra i protagonisti delle novità proposte spunta anche l’Italia che si accoda alle idee di Germania e Francia.
L’Unione Europea sulla deregolamentazione bancaria, tra i protagonisti anche l’Italia
Anche l’UE si muove verso una deregolamentazione bancaria, spinta dai ministri del Tesoro di Francia, Germania e Italia. In una lettera inviata alla Commissione Europea lo scorso 24 settembre, abbiamo richiesto, insieme agli altri due Stati protagonisti, una revisione delle norme finanziarie per migliorare la competitività delle banche europee.
Le richieste principali hanno parlato di una sorta di pausa normativa, per quanto riguarda l’applicazione delle regole di Basilea, una maggiore enfasi sulla competitività puntando a un approccio più protezionistico, come per esempio stanno facendo già Stati Uniti e Cina, e una legislazione più flessibile per adeguarsi agli standard globali.
La richiesta da parte dei paesi europei è arrivata con un sentimento di paura per via degli effetti della deregolamentazione aggressiva richiesta dagli Stati Uniti: potrebbe mettere le banche europee in una posizione di netto svantaggio.
Il presidente francese Emmanuel Macron, ad esempio, ha recentemente dichiarato che l’UE “potrebbe morire” se la sua economia rimanesse indietro a livello globale, e da qui quindi il bisogno di abbracciare un programma più protezionistico. Una deregolamentazione potrebbe produrre però shock economici perché permetterebbe alle banche di ‘azzardare’ di più a livello di investimenti e, in un contesto deregolamentato, i Governi avrebbero anche meno strumenti per contenere un’eventuale crisi. Ciò non significa che si otterranno solo risvolti negativi, ma che diventerà importante ‘tutelarsi’ dall’aumento dei rischi, per ottenere benefici economici.