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Conto corrente: arriva l’aumento, la decisione è irrevocabile

Periodo di cambiamenti per Unicredit, c’è un nuovo amministratore delegato. I dettagli di una situazione potenzialmente interessante, suggerita dall’analisi tecnica del titolo azionario.

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Unicredit S.p.a è un gruppo bancario con sede centrale a Milano, ma con uffici di rappresentanza e filiali in 18 Stati diversi. La società è quotata nella borsa di Milano e il suo titolo fa parte del paniere azionario di cui si compone l’indice FTSE MIB. Fa anche parte del DAX, ovvero l’indice principale della borsa di Francoforte, essendo quotata anche nel mercato azionario tedesco.

Di recente, Unicredit ha comunicato ai propri clienti che a partire da luglio aumenterà il canone dei conti correnti. Detenere un conto corrente presso Unicredit diventerà, dunque, più costoso: la banca ha spiegato, tramite la proposta di modifica unilaterale del contratto inviata ai propri correntisti a partire da fine marzo, che questa mossa ha lo scopo di  «ripristinare il necessario equilibrio economico fra il costo sostenuto per erogare il servizio e le condizioni economiche applicate al conto corrente».

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Unicredit: i nuovi costi mensili dei conti correnti

I rincari riguardano soprattutto i consumatori titolari di conti My Genius: in particolare, i canoni mensili saranno aumentati per  il conto “My Genius base” da 3 a 4 euro, per “My Genius Silver” da 9 a 11 euro, per “My Genius Gold” da 12 a 16 euro e per “My Genius Platinum” da 22 a 26 euro. L’aumento dei canoni riguarderà anche i conti business, quindi quelli riservati alle imprese, con Imprendo One che sale da 12 a 16 euro e Imprendo Easy da 30 a 34 euro.

Perché Unicredit ha aumentato il costo dei conti correnti

La modifica delle condizioni economiche applicate ai conti correnti è stata resa necessaria dalla politica espansiva della Banca Centrale Europea, basata su tassi di interesse negativi: ciò significa che le banche, per mantenere riserve di denaro presso la BCE o presso altre banche, devono sostenere un costo, mentre le regole tradizionali della finanza prevedono che, in caso di deposito di denaro, il depositante debba essere remunerato con tassi di interesse positivi. Purtroppo, però, la condizione di persistente difficoltà dell’economia europea e il tasso di inflazione eccessivamente basso (situazioni ulteriormente peggiorate dal Covid-19), costringono da diversi anni la Banca Centrale Europea a mantenere i tassi in territorio negativo per rendere più appetibile l’accesso ai prestiti bancari, per imprese e famiglie, in modo da aumentare la capacità di spesa di queste ultime e consentire all’economia dell’eurozona di crescere a ritmo sostenuto. Una situazione tanto desiderata, ma che purtroppo non si è ancora verificata nel periodo successivo allo scoppio della crisi subprime a fine 2007.

Si tratta, dunque, di una problematica che riguarda tutti gli istituti bancari, che devono affrontare il problema dell’eccesso di liquidità, la cui detenzione, in un’era caratterizzata da tassi di interesse negativi, è diventata un costo e non, come accadeva anni fa, una risorsa e un bene da remunerare. La Banca Centrale Europea, infatti, applica alle banche un tasso di deposito sulla liquidità che queste detengono presso la stessa. Questo tasso da qualche anno è negativo, perciò sono le banche che devono pagare per mantenere liquidità presso la BCE o presso altri istituti bancari.

A ciò va aggiunto che i risparmi degli italiani sono in crescita: secondo dati Abi (Associazione bancaria italiana), a febbraio l’ammontare dei depositi dei privati in Italia è salito a 1.745,6 miliardi dai 1.584,3 miliardi rilevati nello stesso mese del 2020. Quindi, la liquidità affidata alle banche tramite l’apertura di un conto corrente sta aumentando, di conseguenza salgono i costi ad essa correlati, come descritto in precedenza. Secondo alcune indiscrezioni, Fineco Bank starebbe valutando la chiusura dei conti correnti con depositi superiori a 100mila euro.

Per queste ragioni, nella lettera inviata da Unicredit ai propri correntisti, si legge quanto segue:

«Il contesto di mercato in cui il sistema bancario si trova a operare è recentemente mutato, impattando in modo crescente sull’attività bancaria e in particolare sulle attività di deposito, gestione e remunerazione della liquidità di conto corrente».

Inoltre,  per cercare di attirare nuovi clienti, Unicredit offrirà un nuovo prodotto, ovvero il conto online Genius Base con canone pari a zero per sempre.

Andrea Orcel: chi è il nuovo amministratore delegato di Unicredit

Lo scorso 15 aprile si è insediato alla guida di Unicredit Andrea Orcel, ritenuto uno dei banchieri italiani di maggior successo. Orcel, nato a Roma nel 1963, vanta una lunga carriera all’estero nelle più grandi banche d’affari del mondo: nel 1988 entra in Goldman Sachs a Londra, per trasferirsi poi a Parigi come consulente senior di Boston Consulting Group dal 1989 al 1992. Dopodiché torna ancora nella capitale britannica all’interno della banca americana Merril Lynch, acquistata nel 2009 da Bank of America. È proprio durante i vent’anni londinesi di BofA Merril Lynch, che Orcel ha realizzato le sue migliori operazioni come banchiere d’affari, che gli hanno permesso di incassare bonus milionari.

Nel 1998, inoltre, ha guidato la fusione da 25 miliardi di euro di Credito Italiano e Unicredito Italiano nell’Unicredit, la quale successivamente, sempre con la sua consulenza, ha acquistato Capitalia.

Il primo compito per Andrea Orcel, come amministratore delegato di Unicredit, sarà quello di valutare la possibilità di acquisire Banca Montepaschi di Siena. A quanto pare, però, il manager starebbe valutando anche la convenienza di una eventuale operazione di acquisizione di Banco Bpm.

In una lunga lettera rivolta ai colleghi, Orcel ha così spiegato quelli che saranno gli obiettivi, dal punto di vista operativo, di Unicredit nel corso dei prossimi anni:

“Abbiamo bisogno di razionalizzare il nostro business, in modo da poter operare più velocemente e con maggior chiarezza e ottenere risultati positivi per tutti gli azionisti”. Per fare ciò sarà necessario “aumentare il ritmo di digitalizzazione e di adozione di nuove tecnologie, che diventeranno parte integrante del nostro modo di condurre il nostro business, così come lo sono i talenti che assumiamo e il capitale che impieghiamo”. Rivolgendosi agli azionisti, Orcel afferma che “il messaggio è quello di una crescita redditizia, sostenibile, coerente con il nostro ruolo economico-sociale e focalizzata sulle aree ove siamo capaci di creare un vero valore aggiunto”.

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Analisi tecnica di Unicredit: si torna a salire dopo 13 anni di ribasso?

Unicredit, timeframe settimanale. Fonte: TradingView

Il titolo azionario Unicredit, a partire da maggio 2007 (quindi poco prima dello scoppio della crisi dei mutui subprime), è stato protagonista, così come tutti gli altri titoli bancari, di un forte trend ribassista di lungo periodo che si è interrotto soltanto nella prima parte del 2020, dopo 13 anni: nel 2007, Unicredit ha toccato dei massimi al di sopra di 250 euro per azione, dopodiché il lungo ribasso ha portato le quotazioni fino ad un minimo di 6,01 euro per azione nel maggio del 2020.

Osservando il grafico settimanale di Unicredit, è possibile notare come, a partire da marzo 2020, il mercato sia stato caratterizzato da un andamento laterale: le quotazioni hanno, cioè, oscillato in un’area di trading range delimitata dal supporto in zona 6,14 euro e dalla resistenza in area 9,22 euro (linee orizzontali blu). In questa fase, si è formata sul grafico una importante figura di inversione rialzista caratterizzata da tre minimi man mano più alti, ovvero un triplo minimo: dopo il primo minimo registrato a maggio 2020 (MIN 1), la salita dei prezzi è stata respinta dalla resistenza precedentemente indicata, dopodiché c’è stato un secondo minimo leggermente superiore al precedente (MIN 2) e il rialzo è stato nuovamente respinto dalla stessa resistenza. Infine, i prezzi hanno dato vita ad un terzo minimo (MIN 3) più alto dei precedenti e si muovono attualmente nei pressi del livello cruciale in area 9,22. La rottura decisa in chiusura di settimana di questo livello rappresenterebbe il completamento della figura di inversione e, quindi, un buon segnale di acquisto.

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Quindi, solo se e quando questo breakout dovesse verificarsi, si potrebbe impostare un’operazione long così strutturata:

  • entrata a mercato alla riapertura degli scambi, dopo la chiusura della candela settimanale che ha rotto al rialzo il livello di 9,22. Oppure, un trader più conservativo potrebbe impostare un ordine “buy limit” nei pressi di quel livello per sfruttare il probabile ritracciamento post breakout ed entrare al rialzo ad un prezzo migliore, rispetto all’ipotesi di entrata immediata alla riapertura dei mercati;
  • stop loss al di sotto del supporto in area 6 euro (quindi anche al di sotto del minimo 1). Ad esempio, posizionare lo stop loss in area 5,80/5,90
  • take profit prima della resistenza in area 14 euro.

Come sempre, queste vanno intese come indicazioni generiche, dopodiché ogni trader dovrebbe sempre adeguare l’entrata, lo stop loss e il take profit dell’operazione alle proprie regole operative e di gestione del rischio.

Nota: questo articolo ha finalità puramente informative e didattiche, non deve essere inteso come consiglio operativo di investimento. L’attività speculativa comporta notevoli rischi e chiunque la svolga se ne assume piena responsabilità. Pertanto, gli autori declinano ogni responsabilità circa danni derivanti da decisioni di investimento prese dal lettore.

Donato Mancini

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