Mario e Gaia (personaggi di fantasia) pensavano che tutto fosse ormai alle spalle, ma un dettaglio li ha riportati davanti a una nuova incertezza. Un assegno divorzile diventato oggetto di discussione, un diritto economico messo in dubbio, una sentenza che cambia le carte in tavola. Cosa succede se una pensione sociale entra in gioco?
E quanto può incidere nella vita quotidiana di chi si separa? Una recente ordinanza ha rimesso in discussione convinzioni che sembravano granitiche. E ora, migliaia di ex coniugi potrebbero doversi rivedere i conti. Mario non pensava che dopo la fine del suo matrimonio con Gaia si sarebbe trovato ad affrontare ancora discussioni su questioni economiche.

Dopo anni difficili, finalmente era riuscito a ricostruirsi una nuova routine, anche se con un assegno mensile da versare alla sua ex moglie. Una spesa che non lo aveva mai fatto protestare, perché comprendeva le difficoltà di Gaia, rimasta senza lavoro dopo il divorzio.
Un giorno però, durante una chiacchierata con un amico giurista, Mario viene a sapere dell’Ordinanza n. 1482 del 22 gennaio 2025, emessa dalla Corte di Cassazione. Quella conversazione, apparentemente casuale, cambia tutto. La Corte, con quella decisione, ha stabilito un principio che potrebbe influenzare direttamente la sua situazione: se il coniuge beneficiario dell’assegno divorzile percepisce la pensione sociale, la necessità di sostegno economico può essere riconsiderata. Una novità che riaccende in Mario il desiderio di rivedere un accordo che oggi appare ingiusto.
Quando la pensione sociale cambia l’equilibrio dell’assegno divorzile
L’Ordinanza n. 1482 del 2025 introduce un principio destinato a influenzare molte separazioni: la presenza di una pensione sociale può incidere sul diritto a ricevere un assegno divorzile. Se l’ex coniuge ha già un reddito garantito, come appunto una pensione sociale, il giudice può valutare di ridurre o persino azzerare il contributo mensile da parte dell’altro ex partner.

Nel caso di Gaia, che oggi percepisce una pensione sociale di circa 550 euro, Mario potrebbe richiedere la revisione del proprio obbligo, soprattutto se il suo assegno integrativo non appare più necessario. Già altre sentenze avevano introdotto criteri simili: la Sentenza n. 32198/2021 ha sottolineato l’importanza dell’autosufficienza economica, mentre la n. 11504/2017 ha superato l’idea dell’assegno automatico, legandolo a condizioni reali e attuali.
La funzione dell’assegno oggi non è più solo quella di mantenere un tenore di vita passato, ma quella di colmare un’effettiva disparità. Quando lo Stato interviene con una misura di sostegno pubblico, quella disparità può venire meno.
Cosa può fare Mario: quando e come chiedere la revisione
La legge consente a Mario di rivolgersi al tribunale e chiedere una revisione dell’assegno, dimostrando che Gaia riceve un sostegno pubblico regolare. Il giudice analizzerà se la pensione sociale rende l’ex moglie autonoma economicamente. In caso affermativo, l’assegno può essere abbassato o eliminato.
Servirà documentazione, come l’attestazione INPS della pensione sociale e l’attuale situazione economica di entrambi. Molti tribunali, in casi simili, hanno accolto le istanze di revisione, soprattutto quando emerge una nuova condizione di equilibrio tra le parti.
Anche la posizione economica di Mario potrà essere valutata, perché la giurisprudenza considera l’intero quadro attuale. Chi versa l’assegno può essere a sua volta in difficoltà, e questo incide sulla decisione del giudice.
Ciò che prima sembrava fisso può ora essere riconsiderato. E forse, come nel caso di Mario, basta un confronto con chi conosce bene il diritto per capire che una nuova strada è possibile.