La situazione di crisi riporta il calendario al 2019. Ecco le regioni più colpite dall’assenza di turisti russi questa stagione: sono Sardegna e Toscana.
Il turismo più abbondante in Italia per capacità di spesa e per numero di presenze in Italia è proprio quello russo, un fenomeno che esiste almeno dalla metà degli anni Ottanta.
Dal crollo dell’Unione Sovietica questo è inoltre quadruplicato arrivando allora a circa un milione di presenze. Con la guerra tra la Russia e l’Ucraina e la chiusura degli spazi arei, alcune regioni italiane che hanno contato negli anni sulla presenza e sugli investimenti dei turisti russi vedranno negati anche quest’anno una parte importante dei propri ricavi. Tra i settori più esposti in Sardegna quello alberghiero, la nautica da diporto e soprattutto il segmento del lusso.
A far suonare l’allarme sono sindacati e associazioni di categoria, che sentono il polso della situazione e chiedono la massima tutela per lavoratori e imprese. In vista di un ulteriore stagione turistica parzialmente compromessa, Paolo Manca, presidente di Federalberghi per la Sardegna, ha tracciato un primo bilancio delle perdite per il territorio.
La stima è di 80 milioni di euro complessivi sommando il settore alberghiero e i servizi correlati. A questo si sommeranno variabili indirette dovute alle ripercussioni che già oggi si stanno scontando sull’economia a causa dell’incremento dei prezzi di gas e petrolio. Un danno economico ai costi fissi di ristoratori e alberghi che a maggior ragione stanno temendo oggi il calo delle prenotazioni del settore. Le prenotazioni degli alberghi hanno già scontato l’instabilità geopolitica: in pochi giorni si è passati da una pianificazione per grandi numeri al rischio paralisi. Se fino al 15 febbraio si registravano numeri di contatti e prenotazioni in linea col 2019, le due settimane seguenti, si è registrato un calo del 30%.
Con la stagione ormai alle porte il danno economico è praticamente assicurato, rendendo di nuovo precarie molte delle attività economiche delle coste sarde. Una reazione a catena che si somma al già difficile ciclo economico e ai timori di una ripresa non completamente scontata sulle tasche degli italiani.
Il turismo russo è fatto soprattutto di persone con un alto reddito e un certo tenore di vita. Nel 2014 un’indagine della Banca d’Italia sul turismo internazionale nel nostro Paese, stabiliva che i russi sono tra i turisti con la maggior capacità di spesa giornaliera, pari nel 2013 a 170 euro. Secondo l’indagine il dato è superiore del 65% a quella degli altri turisti stranieri che sono soliti soggiornare in Italia.
Dalla chiusura dei cieli che dal 27 febbraio impedisce agli aerei russi di fare scalo anche in Italia saranno circa 8 milioni i turisti che non potranno arrivare dal Paese in Italia. L’indotto complessivo è pari a 1,32 miliardi di euro che saranno sottratti alla maggior parte dei settori correlati.
Il salto di qualità del turismo russo in Italia lo si è avuto a partire dal 2003. In quell’occasione Vladimir Putin alla fine di agosto fu ospite nella villa di Silvio Berlusconi. Questo rese nota e popolare l’immagine delle vacanze in Italia come uno status simbol per la maggior parte dei russi. In quello stesso anno, ad abbronzarsi sulle spiagge del Salento c’è stato pure l’ex leader sovietico Mikhail Gorbaciov.
Guerra in Ucraina, guadagni e perdite delle aziende italiane in Russia
L’impressione che la situazione influirà in modo importante sul settore turistico internazionale c’è anche tra gli investitori. Le azioni dell’agenzia di viaggi Expedia hanno perso in meno di tre settimane circa il 20% del valore. Expedia offre uno dei più grandi servizi online per prenotazioni di viaggi e soggiorni. Se nell’ultimo anno le quotazioni hanno guadagnato circa il 6% del valore, le ultime vicende hanno rimesso in dubbio quello che potrà essere l’effettivo indotto derivante dall’evoluzione della crisi Ucraina.
Per avere un termine di paragone il Dow Jones Travel & Tourism Index che è sceso del 18,3% nel 2022 ha avuto un crollo nelle ultime due settimane del 22,8%. Qualcosa di simile accade a Booking.com il maggiore concorrente di Expedia. Il titolo della società è crollato nelle ultime due settimane di circa il 23% tornando ai minimi di gennaio 2021.
Expedia ha rilasciato il rapporto finanziario del Q4 il 10 febbraio. Il fatturato è stato di 2,3 miliardi di dollari, in crescita del 148% su base annua (YOY). Ma è sceso del 17% rispetto alle entrate nel Q4 2019, considerato attualmente l’anno di riferimento per un reale ritorno alla crescita. L’utile netto rettificato è stato di 167 milioni di dollari o 1,06 dollari per azione. A partire da gennaio 2022, la spesa per i viaggi è scesa notevolmente passando dai 92 ai 72 miliardi di dollari. Le stime per il settore prevedono un tasso di crescita annuale composto del 10,5% nei prossimi quattro anni. Tuttavia queste potrebbero essere riviste se la guerra in Ucraina dovesse perdurare.
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