In un Paese dove i giocatori alle lotterie sono tanti, c’è poco da stupirsi se le truffe finanziarie continuano a trovare terreno fertile.
L’Aduc l’ancia l’allarme con riferimento agli asset più volatili, sono questi infatti quelli che possono essere proposti con promesse di rendimento fuori dal comune.
È il caso di fondi comuni, materie prime ma anche e soprattutto criptovalute. Queste sono proposte anche indirettamente tramite Etf o azioni di società che operano all’interno di questo mercato. Dalla loro nascita, le criptovalute sono sempre più riconosciute come strumenti di investimento anche da istituzioni finanziarie e dalla finanza tradizionale.
Sono ormai numerose le società di investimento che le propongono. Il modo migliore per evitare di cadere vittima di una truffa, è quello di fare molta attenzione quando navigate su internet; tra i pericoli più comuni i siti malevoli e il phishing. Esistono tuttavia dei casi in cui la truffa si cela dietro a pubblicità apparentemente legate a fondi di investimento o società, sicure e regolamentate.
In questo caso chi va alla ricerca di questo tipo di investimento cade nell’illusione di prospettive simili a quelle che furono associate a internet nei primi anni ’90 con la sua nascita. Anche allora i consumatori hanno avuto bisogno di tempo per capire il valore d’uso e l’utilità concreta del web. Allo stesso modo investimenti e speculazione hanno determinato incrementi di prezzo seguiti da crolli sufficienti a rideterminare il valore delle aziende di internet nell’economia reale.
Truffe e investimenti al buio; esistono esempi di asset diffusi ma senza valore reale
Secondo uno studio Crypto.com il numero di utenti che utilizzano le criptovalute è passato da 100 milioni di gennaio 2020 a 221 milioni di giugno 2021. Come Internet allora, anche per le criptovalute vi è un crescente numero di utenti e iniziative economiche. Questo genere di progetti concorre a dare credibilità a questi asset, tuttavia sono molti quelli che non hanno alcun valore d’uso.
Senza un progetto innovativo o concorrenziale, Dogecoin ad esempio è riuscito a divenire una tra le criptovalute più popolari, oggi sesta per capitalizzazione nel mercato. Questa criptovaluta, nata nel 2013, deve gran parte della sua popolarità alla simpatia suscitata dal suo simbolo, un cane della razza giapponese Shiba Inu. La crescente regolamentazione del settore non impedisce agli investitori di credere di poter guadagnare anche da questo tipo di asset.
Altre criptovalute hanno invece un valore d’uso e quindi una concretezza basata sulla tecnologia blockchain che ne giustifica l’esistenza e la diffusione. La tecnologia blockchain è un network che convalida le transazioni in un registro permanente. Ogni individuo collegato, crea un sistema di verifica decentralizzato e democratico che accetta o rigetta l’autenticità dell’informazione.
La blockchain è quindi la tecnologia che dà sostanza e valore alle criptovalute, permettendo lo scambio tra due o più individui di transazioni di asset o di contratti.