La Russia potrebbe innescare una corsa al ribasso sul prezzo del greggio. Il prezzo del petrolio si trova oggi a un punto di svolta, definito dall’attuale range, per nuovi spunti di trading in ottica ribassista.
La produzione di petrolio russa potrebbe aumentare oltre le quote previste dall’ultimo accordo dei paesi OPEC+. Il paese è il più grande tra coloro che si sono uniti agli accordi produttivi dell’Organizzazione dei paesi esportatori di petrolio.
Dal 2020 l’OPEC+ ha deciso di concordare un taglio record nella produzione di petrolio. Il drastico calo della domanda dovuto alla pandemia, ha causato un eccessivo accumulo di scorte. Per il momento sono compensate dall’attuale aumento della domanda di carburante, che segue il trend ascendente dei consumi. Ma la Russia appare insoddisfatta dei limiti sottoscritti.
Il surplus di greggio russo può dare vita a un nuovo trend short
La sua produzione è rimasta infatti invariata da aprile, mentre la quantità che è autorizzata a immettere sul mercato è aumentata di 200.000 barili al giorno. In base agli accordi stabiliti, l’obbiettivo produttivo è destinato ad aumentare a un ritmo di 105.000 barili al giorno, ogni mese per i prossimi 12 mesi.
La Russia si è agevolata nel 2020 del suo peso geopolitico, per esercitare indirettamente il suo diritto a immettere sul mercato maggiori quantitativi di greggio rispetto ai livelli degli altri paesi del gruppo. Come l’Arabia Saudita, anche alla Russia è stata assegnata una quota produttiva di pari a 11 milioni di barili al giorno. Diversamente dal Paese del Golfo Persico, questa risulta sproporzionata rispetto alla sua capacità produttiva.
Questo accade in quanto i livelli concordati per paese si riferiscono solamente al greggio. Escludono i condensati realizzati attraverso l’utilizzo di petrolio estratto dai giacimenti di gas. Per questo motivo la Russia è in grado di sfruttare i dati ufficiali che aggregano produzione di greggio e petrolio di qualità diverse. Il più grande produttore mondiale di gas naturale è infatti capace di produrre 800.000 barili al giorno. Una quantità che si somma a quella del greggio, rappresentando un incremento del 8% della produzione totale.
Il prezzo del petrolio può subire l’influenza di Russia e Cina
La produzione totale del paese potrebbe variare per una diminuzione dei condensati, tali da giustificare le pretese sull’aumento di greggio. Queste manovre mascherano il tentativo da parte del ministero dell’energia russo, di rendere manifesta una stagnazione produttiva, che risulterebbe alterata soprattutto da cali stagionali e manutenzioni già programmate.
Il più grande produttore di petrolio greggio russo, Rosneft Oil, ha aumentato da aprile fino ad agosto la sua produzione del 3% per un totale di 110.000 barili al giorno. Così anche Lukoil e Surgutneftegas, che hanno incrementato in modo simile la propria produzione. Gazprom e Novatek potrebbero per questo motivo contribuire ad aumentare improvvisamente la quantità di greggio immessa sul mercato. Si potrebbe innescare un nuovo trend ribassista del petrolio prima di questo inverno.
LEGGI ANCHE>>Perché Enel è al centro dell’alleanza economica tra Italia e Russia
A giustificazione del sentiment ribassista, che potrà scontarsi in un ottica short di lungo periodo, giovedì 9 settembre la Cina ha affermato di essere intervenuta in modo diretto sulle quotazioni del greggio, immettendo sul mercato una quota delle sue riserve, con lo scopo di calmierare gli aumenti dei prezzi. Nella metà di luglio infatti quando le riserve vennero immesse sul mercato le quotazioni subirono un notevole crollo, passando dai 71 ai 65,44 in una sola giornata.
L’annuncio ufficiale di Pechino non fa segreto dell’intenzione esplicita di sostenere la crescita interna, diminuendo i costi energetici e compensando la diminuzione di gas naturale e carbone. La carenza di elettricità in alcune province ha costretto alcune fabbriche a tagliare la produzione. La Cina ha bisogno di compensare l’aumento dell’inflazione, nonché la riduzione di queste fonti energetiche, limitate al fine di perseguire gli obbiettivi ecologici.
Perché il prezzo del petrolio può rompere a ribasso
L’agenzia cinese incaricata dello stoccaggio del greggio, ha affermato che una politica di normalizzazione delle quote di petrolio nelle riserve statali è importante al fine di contribuire al bilanciamento dei prezzi. Questo è un precedente in grado di rendere protagonista la Cina nel mercato del greggio, che può continuare a rilasciare in modo ciclico quote delle sue riserve. Queste potranno stabilizzare meglio domanda e offerta, influendo sui rapporti e sui prezzi stabiliti dall’Opec, nonché naturalmente offrire nuove occasioni di trading.
La Cina, che è attualmente il più grande importatore di petrolio al mondo, ha accumulato negli ultimi dieci anni una riserva pari a 220 milioni di barili. Pechino in passato aveva già influito in modo netto per mezzo delle sue riserve sui prezzi delle materie prime come rame e alluminio. Tuttavia la mossa attuale suggerisce che il Paese è in grado di utilizzare le scorte accumulate per riportare in equilibrio il mercato. Questo può dare alla Cina una rinnovata capacità di influenza diplomatica sia nei confronti dei grandi paesi produttori che dell’Europa.
Oltre Pechino anche Washington ha chiesto pubblicamente all’Opec di aumentare la produzione, al fine di contrastare l’aumento del prezzo del carburante negli Stati Uniti. Per questo motivo le quotazioni del greggio in ottica rialzista, scontano una resistenza tra i 70 e i 75 dollari al barile, suggerita dalla tolleranza sul piano macroeconomico di queste due nazioni.