L’Australia ha deciso di vietare le esportazioni di allumina in Russia, facendo salire i prezzi delle quotazioni di un’altra materia prima fondamentale, l’alluminio.
Il future sull’alluminio scambiato al LME è salito fino al 5,1% toccando quota 3.554 dollari.
Il Governo australiano ha dato direttive al settore metallurgico del Paese di sospendere gli scambi commerciali della lega con le controparti russe. Presto le imprese dei due paesi interromperanno i loro rapporti sulla scia dei tentativi internazionali di fermare la guerra in Ucraina attraverso le sanzioni economiche.
Il deficit di offerta ha fatto salire il prezzo, ma soprattutto le aspettative per il proseguimento della tendenza long nel breve medio termine. L’alluminio è un’altra materia prima la cui domanda ha superato le aspettative scontate sui prezzi. La chiusura delle ultime due giornate di trading sono state tutte vicine ai massimi intorno ai 2.365 dollari per tonnellata.
Il forte trend rialzista è stato alimentato nel 2021 dall’economia cinese. Questa ha ridotto la produzione del metallo all’interno di un progetto generale finalizzato a evitare l’uso di carburanti fossili molto inquinanti come il carbone. La Cina produce circa il 60% dell’alluminio a livello globale. Il calo della produzione dovuto alle nuove norme sui limiti di Co2 suggerisce che i prezzi rimarranno ancora elevati per molto tempo.
L’Australia è responsabile di quasi il 20% del fabbisogno di allumino della Russia. Le esportazioni australiane di minerali di alluminio, compresa la bauxite, sono state vietate domenica. Le azioni della società sono scese fino all’8,9% a Hong Kong lunedì dopo l’annuncio. Il gigante minerario anglo australiano Rio Tinto, possiede una partecipazione dell’80% in Queensland Alumina Ltd, in una joint venture con la russa Rusal International, secondo produttore mondiale di allumina.
Mentre l’alluminio non è stato preso di mira dalle sanzioni globali, Rusal, che ha bisogno di bauxite e allumina per alimentare i suoi impianti, sta affrontando interruzioni delle sue catene di approvvigionamento mentre le aziende si ritirano progressivamente dall’economia russa.
Sul London Metal Exchange all’inizio di lunedì 21 marzo l’alluminio riprende la corsa rialzista aprendo in gap e arrivando intorno a quota 3.500 dollari. Rio Tinto Group, ha dichiarato che avrebbe rispettato tutte le indicazioni di Canberra. Il governo lavorerà a stretto contatto con gli esportatori e le società indirettamente coinvolte dall’embargo, per trovare alternative ai mercati esistenti.
L’Australia ha finora imposto un totale di 476 sanzioni a 443 individui, tra cui uomini d’affari vicini al presidente russo Vladimir Putin, e 33 società, tra cui la maggior parte operative nel settore bancario e finanziario russo. Il governo australiano ha dichiarato inoltre che donerà almeno 70.000 tonnellate di carbone termico all’Ucraina per soddisfare il suo fabbisogno energetico. I produttori di carbone australiani hanno ricevuto una forte pressione della domanda proveniente dall’Ucraina e dalla Polonia, che avevano finora fatto affidamento sulle forniture energetiche russe.
La Russia è un fornitore chiave di alluminio per mercati come Turchia, Cina e Giappone. Il prezzo del metallo è salito di circa il 26% quest’anno. Esso è utilizzato in numerosissimi prodotti, dalle lattine fino ad alcune parti degli aerei. La situazione politica può continuare a destabilizzare i mercati globali delle materie prime, aggiungendo maggiore pressione inflazionistica all’economia.
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