Perché nella vita così come nel trading ci capita di prendere decisioni che si discostano da quelle che avevamo razionalmente decretato come ottimali?
La Teoria del Prospetto, postulata nel 1979 dagli psicologi israeliani Daniel Kahneman e Amos Tversky, poggia sulla considerazione di come gli individui in situazioni emotivamente importanti o particolarmente coinvolgenti come quelle di rischio, prendano decisioni che si discostano da una valutazione razionale della sua utilità. Valutare tutti gli esiti possibili di una decisione sulla base di un riferimento che rimanga costante, non è sempre possibile quando le emozioni modificano le sensazioni che avevano fino a poco prima, determinando un cambiamento del nostro punto di riferimento. Durante i momenti di incertezza e rischio tendiamo a rappresentare in modo differente le variabili di scelta rispetto a una determinata situazione, associando ad esempio a due variabili, un valore che non ha più relazione con la loro probabilità di realizzarsi, ma è centrata sulla loro capacità di porre un limite o modificare le sensazioni corrispondenti al realizzarsi o meno di quella scelta.
Questo ad esempio significa che tendiamo in modo sistematico a sovrastimare le possibilità quando posti davanti a una scelta tra un guadagno sicuro e un guadagno incerto ma molto maggiore, preferendo il primo rispetto al secondo sulla base della confusione tra la sensazione di stabilità della prima variabile con la sua probabilità di verificarsi. Messi sotto pressione pesiamo quindi un compromesso in base al suo valore emotivo, anziché valutare in modo razionale le probabilità di poter ottenere un vantaggio maggiore. La sensazione associata a un esito certo può favorire l’avversione al rischio nel caso siano in gioco dei guadagni e invece favorire la sua propensione, quando a essere associate alla sensazione di stabilità sono invece delle perdite.
Non solo quindi tendiamo a selezionare le informazioni in base a schemi soggettivi, ma effettuiamo tutta una serie di bias cognitivi come ad esempio la violazione della linearità nelle probabilità di una vincita, sulla quale non possiamo influenzare l’esito. Per esempio le lotterie, dove il caso viene confuso con la nostra abilità ad avvicinarci ai numeri vincenti se questi sono simili o vicini a quelli effettivamente giocati. Oppure di fronte a una scelta tendiamo a creare una selezione arbitraria di eventi in base a un ritorno emotivo senza prendere realmente in considerazione tutti gli scenari che possono effettivamente realizzarsi. Si potrebbe dire in sintesi che preferiamo fare scelte soddisfacenti piuttosto che scelte efficienti.
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A giustificazione della tendenza, bisogna evidenziare che le nostre funzioni mentali e la nostra attenzione presentano limiti intrinseci sia di tipo quantitativo, come i limiti della memoria a breve e a lungo termine, sia qualitativo come la capacità di attenzione e consapevolezza cosciente, rispetto tutte le possibilità relative alla scelta che stiamo compiendo.
Sebbene in teoria il trading e l’analisi tecnica non presentino difficoltà tali da renderlo così esclusivo, nella pratica il nostro processo decisionale smette di funzionare nel modo abituale ed entrano in gioco quelli che vengono definiti dalla psicologia marcatori somatici.
Il nostro sistema cognitivo si è evoluto in modo da fare coincidere le reazioni emotive a un numero ristretto di reazioni fisiche che diventano preponderanti e si esprimono come stati del corpo che vincolano il modello di scelta razionale, in cui viene espressa l’alternativa più adeguata all’interno di una serie di variabili, sostituendo un’azione che invece è l’espressione di un sistema di preferenze interne ed emotive, che si sono strutturate attraverso le nostre esperienze di vita e con le quali il nostro organismo è solito prendere decisioni tempestive, atte ad assicurare la sopravvivenza e non solo, in momenti di pressione emotiva o di particolari sensazioni fisiche.
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I marcatori somatici sono quelle emozioni e sentimenti che abbiamo strutturato tramite l’esperienza e che agiscono come sistemi automatici rispetto alla possibilità di esiti futuri negativi o positivi. Quando marcatore somatico negativo è associato a un particolare esito futuro, esso ci avvisa richiamando l’attenzione a una particolare sensazione che blocca il corso dell’azione. Viceversa se si attiva un marcatore positivo, esso diventa un incentivo all’azione che viene alimentata con una sensazione positiva. Questo spiega ad esempio perché tendiamo a violare, durante momenti di tensione emotiva, le regole che abbiamo stabilito per la nostra strategia, oppure lo strano fenomeno che avviene quando al seguito della chiusura in perdita di una posizione segue una sensazione di appagamento. Questo accade perché un marcatore positivo si è imposto nella sua funzione, riuscendo a bloccare un’azione percepita come avversa alla nostra integrità fisica e rilasciando completamente a seguito di ciò, gli stati somatici negativi.
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