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Tonfo Bitcoin e si ipotizza un ulteriore discesa: i 3 motivi del crollo

Il valore del Bitcoin si avvicina alla soglia dei 20.000 dollari, al di là dell’avversione al rischio si è temuto in questi ultimi due giorni per la tenuta di alcuni grandi exchange.

Uno di questi è Celsius che il 13 giungo ha bloccato i prelievi e ogni altra operazione, proprio come fa una banca insolvente.

Proprio come una grande banca, questa decisione ha avuto effetti su tutto il mercato diffondendo il panico tra molti investitori. Celsius è una piattaforma di finanza decentralizzata in cui si possono acquistare e vendere criptovalute. A differenza degli istituti tradizionali, però, Celsius si muove all’interno di un quadro normativo molto meno vincolante, tanto da non poter escludere al momento la possibilità concreta di un calo insostenibile della liquidità del servizio.

Oggi il Bitcoin è scambiato intorno ai 22.130 dollari. Ethereum invece quota circa 1200 dollari. La narrativa rialzista è stata così sconvolta e capovolta disilludendo la maggior parte dei trader long sulle maggiori criptovalute.

Bitcoin e criptovalute; la sfiducia confermata dalle scelte di alcuni exchange

Proprio il caso di Celsius mostra la mancanza di fiducia di chi ha in portafoglio questo tipo di asset; Celsius permette di far fruttare le proprie monete digitali in modo simile a un conto deposito. Gli interessi maturati sono tuttavia straordinari se paragonati a quelli del tradizionale circuito bancario. In alcuni casi essi superano il 18% annuo. I depositi vengono “messi al lavoro” per accelerare i processi di validazione del Proof of Stake o dati in prestito.

Un meccanismo basato su interessi così alti ha però bisogno di alcune basi: un mercato in crescita e la fiducia degli utenti. Visto l’andamento del mercato, è chiaro che queste due basi siano crollate. Di fatto, significa non essere più in grado di sostenere un’ondata di prelievi né di assicurare gli interessi promessi.

Nella notte tra il 13 e il 14 giugno Bitcoin è sceso sotto i 21.000 dollari, un livello di prezzo che non si vedeva dal 2020. Ethereum è invece crollato arrivando molto vicino ai 1000 dollari. Non è chiaro al momento quali potranno essere le sorti di un mercato i cui asset assumono valore sulla base di prospettive future che sono da dimenticare a tempo indeterminato. L’assenza di un valore d’uso, fa della maggior parte delle criptovalute una scommessa che può essere ripagata soltanto durante cicli economici espansivi e favorevoli.

Goldman Sachs sarebbe pronta al lancio di un derivato con sottostante Ethereum

In questo contesto singolare Goldman Sachs sarebbe pronta al lancio di un derivato con sottostante Ethereum. Il prodotto, il primo di una serie prodotti di investimenti basato su criptovalute, viene lanciato in uno dei momenti più difficili per il mercato. Nello specifico si tratta Ethereum non-deliverable forward, un derivato agganciato al prezzo della criptovaluta e offre agli investitori istituzionali un’esposizione indiretta alla criptovaluta.

Fino al 2020 tutte le principali banche d’affari consideravano le criptovalute come uno strumento incomprensibile, inutile e senza alcun valore intrinseco. Nel tempo con la maturazione del mercato e la permanenza dell’interesse degli investitori sul mercato anche le banche hanno cominciato a cambiare opinione. Già ai primi di maggio Goldman Sachs aveva concluso con Coinbase il primo prestito garantito interamente da un collaterale in Bitcoin. Un primo passo verso il riconoscimento delle criptovalute come riserva di valore.

Già un anno fa Goldman aveva avuto l’idea di proporre strumenti derivati con sottostanti in criptovalute. Oggi l’istituto concretizza questa iniziativa partendo da Ethereum, considerato più innovativo rispetto a Bitcoin. Le potenzialità e il valore d’uso del token sono elevate; secondo una previsione degli analisti della Banca fatta a novembre del 2021, Eth avrebbe potuto superare gli 8000 dollari entro la fine del 2022. Se lo scenario risulta oggi poco realistico la criptovaluta rimane la criptovaluta più attrattiva in un ottica di investimento a lungo termine.

Andrea Carta

Ha studiato Analisi Tecnica dei mercati finanziari e ha svolto la professione di trader indipendente fino al 2019. Appassionato di letteratura e scrittura creativa, concilia le sue conoscenze ed esperienze scrivendo articoli in tema finanziario, socio economico e politico

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