I 27 Stati membri dell’Unione europea sono pronti a una svolta nell’eurozona. Uno scossone sui rendimenti dei Titoli di Stato può avvenire entro la fine di questo mese.
L’aumento dei tassi di interesse e l’ingresso formale a candidato come membro Ue dell’Ucraina stanno aumentando le tensioni sui rendimenti dei titoli sovrani.
Lo status è particolarmente significativo per l’Ucraina, un passo importante che dimostra il sostegno dell’Ue ma che rischia di creare ulteriori ripercussioni sull’economia del continente. In particolare, i mercati possono scontare l’aspettativa di un conflitto sotto diverse forme tra Russia e Ue sempre più vicino. Le imprese, esposte all’aumento dei costi delle materie prime, dei salari e di altri fattori di produzione, si aspettano un’inflazione ancora più elevata di quella attuale.
Le banche centrali devono affrontare il problema di ridimensionare le aspettative negative attraverso il loro intervento; questo per impedire una contrazione eccessiva di investimenti, mercato del lavoro e consumi. Queste aspettative potrebbero innescare un circolo vizioso ed essere incorporate più velocemente del previsto nei salari e nei prezzi, spingendo ancora più in alto l’inflazione complessiva. Gli strumenti convenzionali dei banchieri centrali possono fare poco per arginare il fenomeno. Anche l’effetto dell’aumento dei tassi di interesse non è del tutto chiaro; la contrazione della liquidità può ridurre i consumi che non sono tuttavia la causa diretta per questo tipo di inflazione.
Le sorprese per le Borse non sono mancate nell’ultima settimana, anche se molte sono state negative. Con la seduta di venerdì si è chiusa la terza settimana al ribasso per i principali listini del Vecchio Continente. Ovviamente non è andata meglio a Wall Street. I tre listini della Borsa USA hanno registrato la terza settimana consecutiva al ribasso. Gli operatori credono fortemente alla possibilità di una nuova recessione, tanto che il prezzo del greggio è crollato del 6% nella sola seduta di venerdì, passando da oltre 120 dollari al barile a 110 dollari. La recessione porta a una ridotta attività produttiva e quindi a un minor consumo di energia che deprime di conseguenza la domanda di petrolio.
Le decisioni degli investitori ruotano intorno a questi due eventi molto importanti; il secondo dei quali accaduto mercoledì. La Banca centrale europea ha annunciato un piano, ribattezzato scudo anti spread, per proteggere la speculazione sui titoli di Stato europei. Il trading sui titoli di Stato non fa altro che pesare sullo spread concretizzando la possibilità di un impatto negativo sul debito pubblico sia dell’Italia che dell’Europa meridionale.
Il risultato dello spread all’indomani delle posizioni della Lagarde la dice lunga su quanto sarebbero importanti in questo momento rassicurazioni su futuri interventi per sostenere i debiti dei singoli Paesi, in particolare quelli più fragili. Un primo aumento di 25 punti base avverrà tra qualche settimana, con un possibile nuovo aumento a settembre di 50 punti.
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