Con il vertice tra le delegazioni di Russia e Ucraina che ha avuto luogo oggi a Istanbul gli investitori hanno percepito per la prima volta una reale possibilità per la fine del conflitto, influendo sul rendimento dei BTP.
La guerra in Ucraina sta avendo molte conseguenze anche sull’economia italiana. Al centro dell’attenzione dei mercati ci sono in particolare i conti pubblici.
La storia del mercato dei capitali ha mostrato come i rendimenti ottenuti sono sempre relativi al rischio a cui l’investitore accetta di esporre il suo investimento. Ora che Russia e Ucraina hanno raggiunto tramite l’intermediazione di Erdogan accordi abbastanza significativi, il mercato torna a credere che si avvicini la fine del conflitto.
La guerra ha esposto l’Europa e l’Italia a rischi energetici ed economici su cui saremo chiamati a intervenire comunque strutturalmente. Il costo anche per l’Italia può diventare molto pesante, aumentando il potenziale rendimento dei Titoli di Stato.
Il rendimento dei Btp italiani a 10 anni è salito oltre il 2,2% segnando un nuovo massimo dal gennaio del 2019. Il movimento al rialzo dei rendimenti delle obbligazioni coinvolge tutta la zona euro. Un bund tedesco rende a sua volta 12 punti base in più a 0,70%. Nell’ultimo mese il rendimento di un bund decennale tedesco è salito di 56 punti base, passando da 0,2 a 0,7%. Quello di un Btp italiano di 50 punti base. I rendimenti restano comunque su valori storicamente bassi.
Titoli di Stato BTP; le variabili che influenzano il rendimento
Solitamente il rendimento delle obbligazioni si adatta a variabili come il tasso di interesse, l’inflazione e naturalmente il rischio di mercato. Il premio ricevuto è proporzionale alla capacità dello Stato di rimanere solvibile. In questo contesto quindi lo spread tra gli stessi italiani e tedeschi rimane sostanzialmente invariato intorno ai 152 punti. Ieri mattina il Tesoro italiano ha collocato cinque miliardi di euro del nuovo Bot a sei mesi, in scadenza a Settembre 2022. Con un rendimento medio negativo stabile a -0,488% la domanda è stata pari a 7,37 miliardi di euro.
In vista delle prossime mosse restrittive delle banche centrali i tassi di interesse ufficiali saliranno, trascinando così il rendimento dei prodotti obbligazionari. I titoli venduti in questo periodo scontano il potenziale ribasso futuro dei rendimenti per allinearsi al nuovo scenario. Per le casse pubbliche, restano più importanti le prospettive di diminuzione del costo di gas e petrolio i cui titoli rimangono tuttavia a rialzo. Importanti in quest’ottica le quotazioni dei cereali: il frumento è arrivato a cedere circa l’8% scendendo sotto la soglia dei 10 dollari per la prima volta nel mese di marzo. Il mais ha ceduto circa il 3% rimanendo comunque su un supporto di prezzo importante intorno ai 735 dollari.