Titoli di Stato BOT e BTP, sono ancora sicuri? La risposta che fa riflettere

Da sempre i titoli di Stato rappresentano l’investimento sicuro per antonomasia. Ma è ancora vero? Conviene davvero affidarsi a questo strumento finanziario?

Come molti sanno il vero rischio legato ai titoli di Stato è quello del default tecnico della Nazione emittente e, quindi, alla impossibilità conseguente del rimborso per insolvenza dello Stato.

Titoli di Stato BOT e BTP
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Si tratta di un evento raro ma che talvolta si è verificato. Famosi i casi degli anni ‘90 dei bond argentini e della crisi del debito ellenica che tante “vittime” hanno fatto fra i risparmiatori meno avveduti. Anche il Belpaese è stato al centro di una speculazione finanziaria nel 2011 con lo spread italiano che saliva vertiginosamente proprio perché il mercato “aveva paura” che il Sistema-Paese non reggesse, in realtà i fondamentali economici erano soddisfacenti si trattò appunto di un evento puramente speculativo.

Tanto per fare un esempio attuale, potrebbe rappresentare un rischio molto elevato investire in titoli russi che rischiano di essere dichiarati “spazzatura” dalle principali agenzie di rating internazionali. Ma complessivamente possiamo dire che i casi sopra citati sono eccezioni al fatto che i titoli di Stato rappresentino sicuro investimento anche per il piccolo risparmiatore. Al riguardo vale la pena ricordare che, da qualche anno, l’Italia emette titoli che si attagliano perfettamente ai piccoli investitori, come i BTP Futura e i BTP Italia. Infatti hanno caratteristiche ideate proprio per attrarre quel tipo di “cliente” investimento minimo di 1.000 euro, possibilità di prenotare e acquistare dallo Stato direttamente.

Vediamo quali sono i titoli di Stato italiani

I titoli di Stato dal punto di vista tecnico sono dei bond, vale a dire obbligazioni che sono emesse dal Ministero dell’Economia e Tesoro. E’ come se fossero un prestito allo Stato, il quale a sua volta si impegna al rimborso a determinate scadenze e a condizioni stabilite.

Per chi li mantiene nel suo portafogli fino alla loro  scadenza offrono un rendimento che è stato fissato al collocamento (variabile o fisso), invece chi li vende prima della scadenza incassa un utile che è legato alle oscillazioni dei mercati.

Tutti i Paesi emettono titoli di Stato. In Italia, tre sono le macro tipologie:

BOT: i Buoni Ordinari del Tesoro, con scadenze a breve di 3, 6, 12 mesi.

BTP: i Buoni del Tesoro Poliennali hanno scadenze dai 3 fino ai 50 anni, possiamo dire che sono il titolo di Stato per eccellenza, sul quale si calcola lo spread (in particolare il BTP a 10 anni), vale a dire il differenziale con il Bund tedesco.

CTZ: Certificati del Tesoro Zero Coupon, sono dei bond a 24 mesi che non prevedono cedole.

All’interno di queste tre macro-categorie, si trovano diversi strumenti, vediamoli. I BTP Italia o i BTP Futura, destinati esclusivamente ai piccoli risparmiatori: hanno rendimenti contenuti ma offrono cedole, prevedono un premio fedeltà per chi li mantiene fino alla scadenza, sono anche protetti dall’inflazione e dalla deflazione. Il BTP Green, che permette al Governo di finanziare la transizione sostenibile.

Come si comprano i titoli di Stato

Periodicamente il Ministero del Tesoro piazza i titoli di Stato ctramite un’asta, al riguardo si può vedere il calendario sul sito ministeriale. Il risparmiatore non può acquistare direttamente nell’asta i titoli , ma deve prenotarli presso la propria banca o rivolgendosi a un intermediario. Il mercato ad asta si chiama “primario”. Esiste anche un mercato detto “secondario” ndove i titoli emessi vengono poi comprati e venduti: il cosiddetto MOT.

I rendimenti offerti dai titoli di Stato

L’investitore che possieda titoli di Stato può decidere di tenerli fino alla scadenza incassando un rendimento fisso. Esistono anche dei titoli a rendimento variabile, questi se detenuti fino alla loro scadenza offrono le condizion proposte al momento della emissione.

Se vengono rivenduti sul mercato “secondario” il rendimento varierà in rapporto alla quotazione di mercato nel momento in cui il titolo è venduto. I titoli possono offrire una cedola pagata periodicamente alle condizioni (interessi che sono stati maturati e le scadenze di pagamento della cedola) fissate al momento dell’emissione.

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