Il titolo Telecom sale ai massimi degli ultimi sei mesi, ma non sempre il prezzo esprime il reale valore del titolo.
Telecom Italia è la principale azienda di telecomunicazioni del nostro paese. Nonostante questo le sue azioni sono rimaste in un trend short che durante gli ultimi sei mesi ha portato il loro valore a 0,35 centesimi.
Tim detiene la proprietà di buona parte delle reti su cui passano i dati di milioni di utenti, compresi quelli della pubblica amministrazione. L’azienda è quindi una società strategica anche dal punto di vista della sicurezza nazionale. In quest’ottica ogni suo mutamento deve passare al vaglio di una valutazione di rischio opportunità, così da determinare il modo migliore di rivalutarne il funzionamento. L’azienda ha avuto un’economia passata per varie fasi di crisi, da cui non si è mai veramente ripresa modificando e ripensando le sue premesse strutturali.
Anche per questo Telecom oggi sta cercando di rendere i suoi servizi più efficienti ammodernando parte della rete su cui KKR, una società di private equity con sede negli Stati Uniti, ha investito 1,8 miliardi di dollari.
KKR è un fondo d’investimento che opera sul mercato dalla metà degli anni Settanta. La sua strategia è quella di investire in società fondamentali nel loro settore di appartenenza che vivono una fase di incertezza economica. Le società molto indebitate su cui KKR ha investito hanno finora ripagato il fondo acquisendo valore. Questo grazie al ripristino del loro business che le ha rese nuovamente remunerative e concorrenziali. Il fondo americano che conta più di 1500 dipendenti, fa oggi profitti per quasi cinque miliardi di dollari e ha un valore di mercato pari a 42,8 miliardi.
KKR ha avanzato un OPA per l’acquisto di almeno il 51% del capitale di Tim, nell’ambito di una strategia atta a proteggere il suo investimento e approfittare degli effetti sulle quotazioni. L’annuncio ha infatti invertito indirettamente ma molto efficacemente la lunga tendenza ribassista.
Per avere un idea della variazione, il titolo recuperato in due giornate quanto perso dal trend short che durava dalla seconda settimana di giugno 2021. Il valore del titolo è cresciuto del 27,54% rispetto alla performance annuale.
In alcune fasi delle contrattazioni si è raggiunto il valore di 43 centesimi per azione, rispetto ai 35 della chiusura di venerdì scorso. Il risultato è dato soprattutto dal prezzo dell’offerta pubblica pari a 50 centesimi, molto maggiore del prezzo di tre giorni fa, proposto da KKR. L’offerta è proposta in modo non vincolante, ma è soprattutto figlia del clima di competizione dei maggiori investitori dell’azienda di telefonia italiana.
Alcuni analisti hanno ipotizzato che la nuova proposta di KKR sia stata favorita dai contatti già in corso con il fondo da parte di Luigi Gubitosi amministratore delegato della Tim. Il principale azionista dell’azienda da circa cinque anni è Vivendi il grande gruppo francese attiva nel campo dei media e delle comunicazioni, che possiede il 23,7 per cento delle azioni della società. Vivendi ha cercato in più occasioni di avere un maggiore controllo nelle decisioni di Tim, che mantiene a oggi un azionariato piuttosto vario con visioni diverse delle sue prospettive economiche.
Vivendi si oppone alla OPA e fa sapere che secondo le sue stime l’offerta di KKR non riflette il valore reale della società. I motivi sono diversi, i 50 centesimi circa che il fondo americano sarebbe pronto a mettere sul piatto per il controllo di Tim, è nettamente inferiore a quello che l’azienda francese ha pagato per la sua quota azionaria, costata oltre 1 euro per azione. Oggi Tim ha incrementato la sua capitalizzazione di 1,6 miliardi di euro, arrivando a 9 miliardi di capitalizzazione totale.
Tra gli altri investitori con quote significative di Tim c’è anche Cassa depositi e prestiti. La società controllata dal Ministero dell’Economia possiede circa il 10% delle azioni. Lo Stato italiano valuta con attenzione la possibilità di cedere il controllo a un investitore straniero, che entrerebbe in conflitto di interessi per la grande mole di dati sensibili rappresentativi delle telecomunicazioni che passano per l’azienda, su cui si giocano gli interessi strategici dell’Italia.
Il Governo ha comunque preso atto della proposta, considerando importante la reazione del mercato e aggiungendo che le condizioni della proposta hanno tutto il tempo di essere valutate. Questa è condizionata dallo svolgimento di una verifica cofirmataria dei dati di bilancio, nonchè al gradimento da parte dei soggetti istituzionali rilevanti. Per questo tipo di attività hanno voce in capitolo gli azionisti, che devono essere d’accordo per i due terzi.
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Se l’operazione andasse in porto, potrebbe comportare la rimozioni dai listini della Tim. Gli occhi sono quindi puntati sul prossimo consiglio di amministrazione atteso il 26 di novembre. Questo sarà necessario per valutare con chiarezza il vantaggio finanziario e l’eventuale nuovo assetto societario, che dovrebbe ricontestualizzare le strategie dell’azienda italiana.
Luigi Gubitosi è amministratore delegato di Tim dalla fine del 2018 ed è stato criticato, sopratutto nell’ultimo periodo a causa del peggioramento dei conti dell’azienda e di alcune scelte commerciali. Gubitosi era stato inoltre tra i protagonisti dell’operazione che aveva portato alla fondazione di FiberCop, l’azienda incaricata dello sviluppo e della posa della fibra ottica dalle centraline alle singole abitazioni. FiberCop è controllata al 58% da Tim e ha come secondo azionista KKR con il 37,5%. Questo la rende già particolarmente coinvolta sugli interessi dell’infrastruttura nazionale, ma ci sarà tempo quattro settimane di tempo per consentire alle parti di valutare la proposta.
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