Ti sei mai chiesto cosa succede davvero quando metti i tuoi soldi in un’obbligazione in valuta estera?
Cosa incide davvero sul tuo guadagno: il tasso d’interesse o… qualcos’altro?
C’è chi, come Roberto, ha già fatto questa scelta. E adesso si trova davanti a una realtà molto diversa da quella che si immaginava.
Tra numeri, cambi e percentuali, si nasconde una lezione importante per chi vuole mettere il proprio denaro al sicuro.

Roberto è una persona attenta, non certo uno sprovveduto. Quando ha deciso di investire in obbligazioni, non l’ha fatto a caso. Ha scelto qualcosa che sembrava solido, sicuro, perfino elegante nella sua semplicità: la obbligazione BEI Fx 4% Feb29 USD, emessa da un’istituzione tra le più affidabili d’Europa. Il tasso? Invitante. La scadenza? Giusta. La valuta? Il dollaro, ovviamente. Tutto sembrava filare liscio, finché un dettaglio che pochi considerano davvero con attenzione ha iniziato a fare la differenza: il cambio euro-dollaro.
Questa storia non è quella di un investimento finito male. Ma è il racconto, molto concreto, di cosa significhi davvero mettere i propri soldi in un titolo obbligazionario in valuta estera. E, forse, potresti ritrovarti a pensare a quanti fattori entrano in gioco prima di tirare le somme.
Quando il cambio parla più degli interessi
La scelta di Roberto è caduta su una obbligazione in dollari con un rendimento lordo del 3,97% e un netto del 3,45%. L’ha acquistata a inizio 2024, quando il cambio euro/dollaro era a 1,0974. Sembrava un momento favorevole: il dollaro forte, l’ente emittente (la Banca Europea per gli Investimenti) più che affidabile, e un tasso d’interesse superiore a quello delle obbligazioni in euro. Ma cosa è successo da allora?

Ad aprile 2025, il cambio è salito fino a 1,1307, portando a uan svalutazione dell’investimento fatto. Non sembra un grande balzo, eppure è proprio qui che si annida la parte più interessante, e insidiosa, della storia. Quando si investe in titoli in valuta estera, infatti, il cambio gioca un ruolo fondamentale. Un aumento del valore dell’euro rispetto al dollaro, come è successo in questo caso, significa che il guadagno in euro si riduce. Roberto, pur avendo scelto un titolo con un ottimo rendimento, si è ritrovato a fare i conti con un guadagno più basso del previsto, proprio per colpa del cambio.
In sostanza, anche se il tasso fisso sembra offrire una certezza, la variabilità del cambio può modificare radicalmente i risultati. E questo vale sia in positivo che in negativo. Un investitore potrebbe trovarsi con guadagni extra se il cambio gioca a favore… o con perdite impreviste se le cose vanno diversamente.
Fiducia non basta: serve anche strategia
Un ente come la BEI è una delle realtà più solide su cui puntare. Ma anche la sua affidabilità non basta a proteggere da tutto. Quando si parla di obbligazioni in valuta, non è solo la solvibilità dell’emittente che conta, ma anche la direzione in cui si muove il mercato valutario. Questo rende l’investimento più complesso rispetto a un titolo in euro: entrano in gioco due livelli di rischio, quello tipico del mercato obbligazionario e quello legato al tasso di cambio.
Roberto ha anche dovuto considerare il rateo, ovvero gli interessi maturati fino alla data di acquisto. Nella sua situazione, il rateo lordo era 0,65556 e quello netto 0,57362. Cifre precise, ma che spesso non dicono molto a chi non è del mestiere. Tuttavia, sommate al prezzo di acquisto del 100,2, rendono l’investimento iniziale leggermente più elevato del valore nominale dell’obbligazione. E in un contesto in cui il cambio si muove a sfavore, ogni centesimo conta.
Quindi, qual è la lezione? Se l’euro continua a rafforzarsi, anche il miglior tasso fisso rischia di perdere appeal. E chi investe deve essere pronto a monitorare, valutare, e soprattutto, capire che non esiste rendimento senza rischio.