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Tanti nuovi servizi e attese brevi quando vai in ospedale “Se non lo sai ti fregano, mia sorella aveva ragione”

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Uomini e donne al centro del mondo. Questo è ciò che si cerca di raggiungere con i nuovi servizi ospedalieri: prima la persona poi la sua malattia.

Chi si trova in necessità di recarsi in ospedale o al pronto soccorso, non è sicuramente nelle condizioni migliori per affrontare stress e disagi. Nessuno è felice di stare male, nessuno vuole (e deve) sentirsi in colpa se ha bisogno di aiuto. E il Ministero della Salute proprio su questo aspetto vuole cambiare.

Tanti nuovi servizi e attese brevi quando vai in ospedale “Se non lo sai ti fregano, mia sorella aveva ragione” – trading.it

La persona prima ancora della sua malattia. Potrebbe essere questo lo spot che riesce a spiegare che intenzioni ha il Ministero della Salute. Uomini e donne che hanno bisogno urgente di una visita al pronto soccorso e di un ricovero in corsia devono essere accompagnati dal loro ingresso e fino alla risoluzione del problema. Basta lunghe attese snervanti che possono anche compromettere lo stato di salute dei pazienti, stop allo stress e al disagio di una barella sbattuta nei corridoi perché non c’è più posto.

La sanità italiana vuole diventare un’eccellenza, nella quale la dignità del paziente viene prima di tutto. E si  vedono già i primi virtuosi risultati anche se c’è ancora molto da fare e le file interminabili restano una drammatica realtà.

La persona prima ancora della sua malattia: cosa cambia nella sanità italiana

Non solo ospedali  ma anche ambulatori e studi medici da dove passano ogni anno milioni di italiani bisognosi di cure. Ognuno di loro ha bisogno di sentirsi qualcosa in più di un semplice paziente. Chiunque abbia necessità di un medico parte già con l’ansia nel cuore. Nessuno può dire di non provare paura quando si trova al cospetto di un medico che si occuperà di loro. Ed ecco perché, oltre all’assistenza medica, c’è bisogno di un supporto umano, psicologico, che possa far sentire il malato a proprio agio. Le attese sono ancora troppo lunghe e gli ospedali quasi sempre pieni, il lato umano è andato un po’ scomparendo più per problemi burocratici e di tempo che per mancanza di cuore.

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A riguardo, la Legge di Bilancio per il 2025 ha modificato la norma sul «Riordino della disciplina in materia sanitaria» introducendo il principio che i Livelli essenziali di assistenza (Lea) dovranno essere garantiti nel rispetto della «centralità della persona umana, dell’umanizzazione della cura, della soddisfazione dei bisogni complessivi del malato».

Maria Rosaria Campitiello, capo del Dipartimento della prevenzione, della ricerca e delle emergenze sanitarie del ministero della Salute ha sottolineato al Corriere della Sera: «L’umanizzazione delle cure è un impegno di questo ministero e, per questo, è stato istituito un apposito Tavolo che si occupa anche di definire il Regolamento previsto nella finanziaria del 2025. Il Tavolo lavora al rafforzamento delle politiche di umanizzazione e personalizzazione delle cure rivolte ai cittadini, con particolare riguardo ai pazienti cronici e alle loro esigenze, e al personale sanitario affinché sia adeguatamente formato su un tema così centrale che rappresenta un pilastro della qualità dell’assistenza sanitaria».

Qualcuno si è già mosso in questa direzione. Nasce nel 2022 il progetto «Educatore in Pronto Soccorso» nell’Asl 4 di Chiavari per dare un sostegno a chi aspetta notizie. Svolge compiti di supporto, accoglienza e ascolto dei pazienti e dei familiari in attesa; sostiene le persone malate non autonome; rappresenta un «tramite» tra pazienti, familiari e sanitari. A Modena esiste un progetto che si chiama «Spezza l’attesa»: prevede anche qui la gestione globale del paziente nei suoi bisogni anche complessi e la presenza di «facilitatori» nelle sale d’attesa dei Pronto Soccorso.

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