Notizia bomba fa scoppiare il caos: tagli alle pensioni senza precedenti! Calcoli e valori per ogni pensionato, la perdita fa paura.
Ingente calo per i contribuenti che si son “spaccati la schiena” a forza di lavorare: cosa c’è che non va nel sistema pensionistico? Da promesse di incrementi, basta il nulla per ricadere nelle congetture più pericolose. Tagli alle pensioni che mai si son visti prima. Sopravvivere in un clima del genere è ciò che più spaventa i cittadini che dalla loro, vorrebbero trovare i mezzi e tutte le condizioni, per soddisfare le proprie esigenze. Se la pensione va di pari passo all’andamento inflazionistico, perché da una parte si dimezza il guadagno e dall’altro i prezzi impennano come saette? Le spiegazioni sono d’obbligo, ma anche avere dalla propria, i mezzi per farvi fronte.
La mano con le forbici spaventa più di qualsiasi altra cosa, specie se dietro ci sono delle monete che rappresentano un piccolo risparmio. Seppur “piccino” è sempre quello che ognuno è riuscito a mettere da parte, ma cosa fare se pare nulla davanti al quadro sociale corrente? Il clima inflazionistico è un guaio al 100%. Il livello dei prezzi è in continuo aumento, e chi percepisce la pensione deve fare i conti con un dimezzamento che spaventa. Come se non bastasse, non è per tutti uguale, quindi la perdita è “personalizzata”. Si cerca di calcolare in maniera specifica ogni aspetto, peccato che se si tratta di tagli alle pensioni, non c’è niente da apprezzare.
Per quanto ognuno veda pesare nel dettaglio la propria condizione, comunque la perdita è grossa per tutti. Non si parla di una singola misura o “modalità” scelta per andare in pensione, ma una condizione frutto di calcoli stabiliti dalla stessa INPS.
Come se non bastasse, se molti auspicano ad andare “prima” in pensione, dall’altra parte non si rendono conto di avere delle ingenti perdite di denaro sotto due aspetti. In primis, terminare con anticipo la propri carriera, significa versare comunque meno contributi. Inoltre, meno contributi equivalgono a “meno retribuzione” dato il sistema vigente. Quindi, è evidente che più si resta a lavorare, maggiore è la somma percepita. Ma perché subentrano i tanto temuti dimezzamenti?
Tutta colpa dei coefficienti di trasformazione, i valori e parametri stabiliti dall’INPS. Quindi, seppur il lavoratore decida di non andare in pensione con largo anticipo, evitando il disastro contributivo sopra delineato, ecco che c’è pronto un altro guaio ad attenderlo. Ogni pensionato ha una situazione calcolata ad hoc che lo rispecchia, e per quanto personalizzata, è destinata a subire dei cali senza precedenti. Si sta facendo riferimento a quelle percentuali con cui viene moltiplicato l’apporto contributivo di un lavoratore nel momento esatto in cui decide di abbandonare la carriera, ed accedere all’istituto della pensione.
Dai 57 ai 71 anni vediamo una crescita di percentuali costanti. Si parte dal 4,270%, per poi passare al 4,378%, ancora al, 4,493%, al 4,615%, fino a giungere ad un coefficiente di 6,655% a 71 anni. Gradualmente, questi valori aumentano. Come si capisce quanto si perde? Un caso concreto può capire il danno in questione.
Significa che se due lavoratori vanno in pensione uno a 62 anni e l’altro a 67 con lo stesso calcolo contributivo, non avranno la stessa pensione. Quella del secondo risulterà sempre maggiore. Con 40 anni di contributi e una somma di 400 mila euro rivalutati per tutti e due, a 62 prende meno, dato che la pensione passa per questi valori, e nonostante si tratti di carriere identiche. Quindi, che si tratti di Ape Sociale, Opzione Donna, o quant’altro, i valori INPS sono sovrani nel determinare l’importo finale.
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