Superbonus e truffe, quanto è stato sottratto allo Stato: numeri da capogiro ma il peggio deve ancora arrivare

Tema Superbonus e truffe, dai conti correnti ai detenuti, ecco quanto è stato sottratto allo Stato: di cosa si tratta e alcuni dettagli in merito

Sul tema truffe inerenti la questione del Superbonus, sono quasi sei i miliardi di euro che sono sottratti allo Stato, due dei quali sarebbero già “incassati”, così come confermato da parte del Ministro dell’Economia Franco al Parlamento: ecco al riguardo alcuni dettagli e particolari in merito.

Lente euro
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Si tratta di un tema importante e che desta attenzione, quello inerente il Superbonus, anche in ottica truffe, così come riportato ed approfondito dal Corriere della Sera – L’Economia, che in merito spiega che nell’elenco di coloro che hanno percepito migliaia, anche milioni di euro talvolta, vi sarebbero cittadini già condannati per reati gravi, persone segnalate in quanto avrebbero chiesto ed ottenuto il RdC pur essendo, si legge, privi dei requisiti e così via. Una situazione che ha finito per rallentare, anche bloccare, i lavori per quanto riguarda coloro che hanno invece seguito le regole.

Si spiega che la circolare 23 giugno 2022 fornisce chiarimenti in merito alla procedura circa la cessione del credito e ribadisce la necessità che Poste Italiane e le banche facciano e svolgano controlli prima dell’erogazione del denaro, proprio onde evitare di ostacolare coloro che hanno rispettato le norme. Ma tanto Poste quanto le banche hanno già subito perdite da centinaia di milioni e ora i ritardi si accumulano, penalizzando i cittadini in regola, viene spiegato.

Superbonus e truffe, alcuni dettagli

Tanti gli aspetti importanti che hanno a che fare e si legano alla questione Superbonus, come nel caso della cessione del credito e la novità per ripartire: di cosa si tratta. Oppure ancora, si consideri ad esempio il parere arrivato da parte della Corte dei Conti sul Superbonus 110% e, in generale, a proposito del sistema delle agevolazioni fiscali che “deve essere rivisto”.

Facendo invece ritorno al tema in oggetto, approfondito da Il Corriere della Sera – L’Economia, si legge che lo scorso 28 giugno la Procura di Napoli, ha disposto “il sequestro di crediti derivanti da bonus edilizi e di locazione per oltre 772 milioni di euro, vantati da 143 soggetti, tra persone fisiche e giuridiche tra le province di Napoli e Caserta”. La scoperta ha riguardato il fatto che vi era stato l’inserimento nel portale di “crediti per svariati milioni di euro, a fronte di fantomatici lavori di ristrutturazione di fatto mai eseguiti”.

Per quanto concerne i titolari, si legge che tra questi ad esser stati individuati sono stati anche “soggetti più volte segnalati” da parte degli “investigatori” per quanto concerne l'”esercizio abusivo dell’attività di parcheggiatore, per essere risultati privi di partita Iva”.

E ancora: ” per aver svolto attività d’impresa per un solo giorno, per essere risultati impegnati in settori economici differenti da quello edilizio e persino per contiguità con la camorra, sia napoletana che casertana”.

Tra gli esempi che vengono menzionati da Corriere.it, vi è ad esempio un caso “Il conto lituano e i palazzi spariti”, oppure ancora la questione sgravi e RdC, con indagini che sono state – si legge – avviate a Napoli e che hanno permesso di accertare che “il 70% delle persone titolari del credito di imposta risultava percettore o comunque richiedente il Reddito di Cittadinanza”. 

Si fa cenno anche ad un altra scoperta, fatta in questo caso a Caserta, dove ad essere stati sequestrati sono stati più di 13 milioni di € a 2 imprenditori, i quali avevano avviano lavori anche in quel di Modena, viene spiegato. Si legge che la Guardia di Finanza ha scoperto che “i due indagati, senza aver una concreta organizzazione aziendale (mezzi, dipendenti, uffici), avevano generato crediti di imposta per lavori edili mai svolti, per i quali non erano state emesse fatture nei confronti dei presunti clienti”.

E che “I crediti generati venivano poi ceduti, di solito in tranche di 500 mila euro, a una moltitudine di soggetti privi della necessaria forza economica per pagare il prezzo della cessione del credito e, in alcuni casi percettori del Reddito di cittadinanza, che avevano l’esclusivo compito di rivendere i crediti d’imposta agli istituti di credito i quali, ignari della provenienza delittuosa, provvedevano a monetizzarli”

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