Barlumi di luce in fondo al tunnel, dopo che Cdp e le due principali banche italiane avevano lasciato intendere di voler chiudere le porte alla cessione di nuovi crediti per il Superbonus Edilizia 110%.
Una buona notizia, finalmente potremmo dire, nel controverso caso del Superbonus. Cassa Depositi e Prestiti si appresta a riaprire a pieno alle nuove richieste provenienti dal canale di allocazione del credito. E ha già definito tutte le coordinate essenziali della sua offerta.
Verranno acquistati solo i crediti delle aziende che hanno accumulato dopo lo sconto in fattura. E verranno acquistati sia i super bonus al 91,5% del valore nominale (da cui l’effettivo 100,6%), sia gli altri bonus all’83,5% del valore nominale.
Questi elementi emergono da una lettera informativa che Cdp sta inviando in questi giorni alle banche per anticipare i dettagli operativi della nuova piattaforma in vista della sua riapertura, per la quale non è stata ancora fissata una data.
Anche se va ricordato che il funzionamento di Cdp non è mai stato interrotto del tutto: è proseguita infatti la gestione dei file che già esistevano prima dello stop.
La conferma, però, è che dopo la sospensione di inizio anno, è prossima la piena riattivazione dei canali Cassa Depositi e Prestiti.
Si chiude, insomma, positivamente la fase di valutazione, annunciata lo scorso marzo in risposta ad un’interrogazione parlamentare.
Una marea di miliardi di crediti d’imposta collegati ai bonus edilizi a partire dal Superbonus al 110%. Tutto questo solo ad aprile valeva 30,2 miliardi di detrazioni fiscali.
Crediti che banche, Posta e Cdp, non sono quasi più in grado di accettare con il meccanismo della cessione quasi sempre successivo, da parte delle aziende, allo sconto in fattura.
Una vera e propria tegola rischia di abbattersi sulle imprese. Siamo di fronte al rischio di crisi di liquidità e persino fallimenti, con il possibile stop all’apertura di nuovi cantieri.
Alcune novità dell’offerta saranno legate alle novità normative degli ultimi mesi.
Non essendo Cdp soggetto abilitato ai sensi del regolamento sui trasferimenti, non può essere destinatario del secondo e del terzo credito.
Può invece acquisire crediti solo direttamente dall’ente che li ha accumulati e solo attraverso le operazioni di attualizzazione in fattura effettuate dal beneficiario della detrazione.
Il 1° maggio è entrato in vigore il divieto di vendita parziale. L’orientamento non è quello di acquistare parti di crediti, ma solo crediti in blocco.
Passiamo ai contenuti economici dell’offerta, perché gli acquisti del Superbonus sono a fine lavori.
Mentre gli altri “premi abitativi” come noto sono possibili solo a lavori ultimati.
Ogni trasferimento deve avere un valore nominale di almeno 250.000 euro e ogni società ha un limite massimo di 10 milioni.
Tutto questo potrebbe scendere tenendo conto di alcuni parametri finanziari della società.
I prezzi cambieranno, come è prassi di mercato.
Per il 110% (sia quattro che cinque anni) verrà corrisposto il 93% del valore nominale del credito, da cui verrà detratta una commissione dell’1,5% per l’intermediario: quindi, il 91,5% del 110%, che è pari a 100,6 % del valore effettivo.
Per gli altri bonus, invece, verrà incassato l’85% del valore nominale, da cui verrà sottratto l’1,5% delle commissioni per gli intermediari: raggiungendo così l’83,5% che, nell’ipotesi di un ecobonus al 65%, corrisponde al 54,2% del valore effettivo.
L’annuncio di CDP, quindi, inverte la tendenza dopo lo stop di inizio anno quando sono emerse irregolarità nell’erogazione del credito d’imposta per Superbonus con danno allo Stato per oltre 4 miliardi.
La situazione aveva convinto non solo Cdp ma anche Intesa Sanpaolo e Unicredit, a fare un passo indietro nell’attesa di capire meglio tutta la vicenda.
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