Il Fisco ha rotto gli indugi. I soldi frodati allo Stato sui bonus edilizi saranno recuperati attraverso i dati sull’origine e l’esito delle richieste, coinvolgendo anche gli intermediari finanziari.
La Guardia di Finanza ha aggiornato il conto delle frodi sui bonus; 5,6 miliardi di euro. A questi si aggiungono i costi gonfiati per avviare i lavori necessari per le ristrutturazioni.
Rispetto alle aspettative i costi delle ristrutturazioni edilizie sono più che triplicati; il superbonus 110% toglie infatti l’incentivo alla trattativa sul prezzo. Lo stesso Mario Draghi ha criticato la misura, frutto della volontà ma anche del compromesso tra le forze politiche.
Nonostante le polemiche, il Superbonus ha comunque continuato a fare colpo nella mente degli italiani. Il valore totale degli interventi ammessi a detrazione al 30 aprile 2022 ammontava a 27.4 miliardi. Tra le regioni in cui i cittadini sono più attivi nella richiesta dell’agevolazione ci sono la Lombardia, con oltre 23 mila cantieri per un valore di 4,6 miliardi di euro.
Ecco come il Fisco può recuperare parte dei finanziamenti illeciti al superbonus
In che modo il Fisco recupererà le somme dovute all’uso illecito? Secondo una circolare diramata dall’Agenzia delle Entrate a farne le spese potranno essere non soltanto i diretti responsabili ma anche chi ha concorso per negligenza o inadempienza alla messa in opera delle truffe.
Per il Fisco chiunque non abbia operato con la «specifica diligenza richiesta» dal suo ruolo è complice della frode. Il problema si estende così anche sugli intermediari finanziari come banche e Poste, a cui è richiesta l’osservanza di una qualificata ed elevata diligenza professionale.
L’elenco è lungo e secondo il Fisco, il primo indizio della truffa è sicuramente una sproporzione tra il credito monetizzato e il reddito del richiedente. Dalle indagini sono emersi casi di persone che recepivano il reddito di cittadinanza a cui sono stati erogati crediti da milioni di euro. È concorso per truffa, dunque, se l’intermediario finanziario non ha segnalato le sproporzioni tra reddito e crediti, ma anche tra valore del bene e il valore delle fatture da scontare. C’è concorso anche se l’intermediario finanziario non ha effettuato le segnalazioni antiriciclaggio necessarie. È plausibile, dunque, che nei prossimi mesi il Fisco parta con gli accertamenti presso banche e Poste.