Solo in pochi casi è possibile pagare in denaro contante lo stipendio ai dipendenti. Alla maggior parte dei lavoratori va invece versato con un sistema di pagamento tracciabile.
La legge italiana stabilisce che il versamento dello stipendio ai lavoratori dipendenti venga effettuato con modalità tracciabili, ossia che il salario venga pagato con bonifico bancario o postale, con assegni o altre forme che non siano il contante.
Questo sia in un’ottica sempre più a favore dell’uso del pagamento elettronico per qualsivoglia movimento di denaro sia per evitare che gli importi presenti in busta paga siano diversi da quelli realmente versati al lavoratore, quindi anche per non alimentare il tanto diffuso lavoro in nero. Tuttavia come vedremo in questo articolo alcuni lavori possono essere ancora retribuiti con il contante, senza che questo comportamento venga sanzionato in alcun modo.
In genere per la gran parte dei dipendenti lo stipendio a fine mese viene versato su un conto corrente bancario o postale, previa comunicazione del suo codice Iban al datore di lavoro. Ma si può pagare anche con altri strumenti elettronici o con assegno o vaglia postale. In quest’ultimo caso il dipendente che non può ritirare personalmente l’assegno può delegare un suo familiare alla riscossione. Lo stipendio può essere riscosso anche in contanti presso la banca o l’ufficio postale dove il datore di lavoro ha un conto di tesoreria con mandato di pagamento.
I casi in cui si può pagare lo stipendio in contanti
Solo pochi casi permettono di utilizzare il denaro contante per la retribuzione di un dipendente. Tra questi troviamo i lavoratori domestici come badanti e colf, i tirocini, le borse di studio, i rapporti di lavoro autonomi di natura occasionale e tutti gli importi che non rientrano in uno stipendio vero e proprio, come i rimborsi spese per vitto, alloggio o spese di trasporto. Per retribuire l’indennità di trasferta invece occorre utilizzare uno strumento di pagamento tracciabile. Naturalmente anche per queste tipologie di attività il datore di lavoro può scegliere di pagare lo stipendio soltanto con pagamento tracciabile.
Pagamenti elettronici e limite contante
Per tutti gli altri lavori lo stipendio va versato con le modalità elettroniche sopra riportate, anche se gli importi sono di poco conto ed anche se non raggiungono i limiti di legge sui pagamenti tracciabili che ricordiamo dal prossimo 1° gennaio 2023 saranno obbligatori a partire dai mille euro. Chi non segue la normativa rischia pesanti sanzioni: il datore di lavoro infatti può incorrere in multe che vanno dai 1.000 ai 5.000 euro. E nel caso di un dipendente retribuito in nero si aggiungono sanzioni relative all’attività irregolare. Il datore di lavoro per comprovare l’avvenuto pagamento del salario al dipendente non può più avvalersi soltanto della sua firma sulla busta paga.
È con il solo pagamento elettronico che può dimostrare di aver versato lo stipendio. È possibile anche versare lo stipendio su una carta prepagata senza Iban intestata al dipendente perché è comunque un passaggio di denaro tracciabile. Leggermente diverso il discorso riguardante il pagamento dello stipendio ai lavoratori delle cooperative, che sono soci ma anche prestatori di lavoro. Se possiedono un libretto di prestito aperto nella cooperativa possono ricevere sullo stesso lo stipendio. Però il pagamento deve risultare nella lista pagamenti sul libretto e il socio lavoratore prestatore deve richiedere per iscritto che intende utilizzare tale modalità