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Stipendi, sostegni e pensioni, aumenti attesi: cosa può cambiare nel 2023

Cosa può cambiare nel 2023 in merito ad aumenti stipendi, sostegni economici, bonus, pensioni: le misure per fronteggiare il caro-prezzi

A partire dal prossimo anno cosa può cambiare per quanto concerne gli stipendi, i bonus, le misure di sostegno economico e le pensioni al fine di fronteggiare il caro-prezzi: i dettagli al riguardo a seguire.

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È un momento complesso dal punto di vista economico e politico, quello che si sta vivendo, con le elezioni alle porte visto il voto del 25 settembre, che porterà alla formazione di un nuovo governo. A partire dal prossimo anno potrebbero esserci aumenti per quanto attiene diverse voci. Dagli stipendi alle pensioni, passando per bonus e misure di sostegno a soggetti e famiglie che versano in situazione di difficoltà.

A parlarne nel relativo approfondimento è Money.it, il quale menziona un tema che sembra metter d’accordo i diversi partiti in campagna elettorale. Ovvero il fatto che sembrerebbe esser necessario il taglio del cuneo fiscale, in modo tale da aumentare anche gli stipendi. In linea con quanto eseguito già dall’attuale governo.

Occorrerà aspettare alcuni mesi, poi potrebbe quindi arrivare più denaro in ottica contrasto al caro-prezzi. Dal momento che è l’inflazione il motivo principale legato agli aumenti. Poiché circa le pensione e i bonus, ad esser previsto è un meccanismo che anno dopo anno ne adegua gli importi. A seconda dei prezzi registrati nell’ultimo anno.

Poiché, basandosi sulle previsioni, il tasso di inflazione rilevato per il 2022 sarebbe pari all’otto per cento. Ecco che il risultato che ne deriverebbe, riguarderebbe un aumento corposo. Di cui ne beneficeranno le famiglie, in particolar modo le famiglie con reddito non alto. Per cui si prevede ad esempio un amento. All’incirca di quindici euro in più al mese. Per figlio. Per quanto concerne l’assegno unico.

Ma ecco, in ordine, le varie voci che potrebbero aumentare a partire dal 2023.

Aumento pensioni 2023: di quanto potrebbero crescere

Il tema pensioni è comprensibilmente sempre molto sentito e vari sono gli aspetti che destano attenzione in merito. C’è ad esempio chi si chiede se sia possibile accedere alla pensione con pochi contributi: qui i vari casi e dettagli da sapere.

Altra domanda ricorrente è quella circa il pagamento, e nel dettaglio, quando vengono pagate le pensioni a settembre 2022: il calendario e le date di pagamento. Senza dimenticare un aspetto importante legato a tale punto, ovvero sia come, cosa e dove controllare il cedolino pensioni.

Tornando al tema in oggetto, come detto approfondito da Money.it , nel 2023 si legge che vi sarebbe un aumento per quanto concerne i trattamenti previdenziali. Come noto, mediante il decreto Aiuti-bis vi è stato disposto un anticipo. Per quanto riguarda la rivalutazione attesa per gennaio2023. E da ottobre saranno riconosciuti incrementi parziali del due per cento.

Questo vuol dire che tale percentuale sarà decurtata dal tasso di rivalutazione. Il quale sarà accertato per quanto attiene il prossimo anno. E dunque, qualora fosse realmente dell’otto per cento. In merito alle pensioni l’aumento sarebbe del sei per cento.

Va però sottolineato che l’incremento è del cento per cento della rivalutazione. Soltanto per quanto riguarda le pensioni che non vanno a superare di quattro volte il trattamento minimo. Del novanta per cento per quelle al di sopra di tale soglia, ma entro le cinque volte il trattamento minimo. E ancora, sopra le cinque volte, la rivalutazione è del settantacinque per cento.

Dunque, gli aumenti pensioni dovrebbero essere, nel 2023: del sei per cento al di sotto di importi di all’incirca 2100€. Del 5.4 per cento sopra i 2100€ ma sotto i 2600€ e del 4.5 per cento sopra i 2600€. Vi sarebbe un aumento di sessanta€ al mese per pensioni di 1000€. Di centoventi € al mese per pensioni di 2mila€. Mentre una da 2500€ vedrebbe unguento di centotrenta cinque €. Nel caso di una rivalutazione dell’otto per cento, il trattamento minimo della pensione andrebbe da 524,35€. A 566,29 €

Aumenti assegno unico, assegno sociale, pensione invalidità, Naspi nel 2024: a quanto ammonterebbero

Non soltanto le pensioni ma anche diversi misure di sostegno economico sarebbero coinvolte dagli aumenti, spiega Money.it, a partire dal 2023. Tra le misure che trarranno beneficio dall’inflazione vi è l’assegno unico, con gli importi che saranno adeguati considerando proprio l’inflazione.

Attualmente è pari a centosettanta cinque €, ma in virtù dell’otto per cento di inflazione, qualora venisse confermata. Gl importi salirebbero a centonovanta € al mese a figlio. Una conferma circa la possibilità dell’aumento in tal senso arriva dalla relazione tecnica allegata al Decreto Aiuti-bis. Con cui, per l’anno in coso, ad esser stata tagliate sono state le risorse destinate all’assegno unico. Dal momento che è arrivata una minor richiesta rispetto alle previsioni.

Però, per il 2023, le risorse sono invariate, dal momento che si aspetta un aumento degli importi. E non crescerebbero soltanto gli importi dell’assegno unico. Anche, al riguardo, i limiti reddituali entro cui si può averne beneficio. Nel dettaglio, attualmente per aver accesso occorre un ISEE minore di 15mila€. dall’anno prossimo tale limite sarebbe di 16mila€.

Aumenti riguarderebbero poi anche altre voci. Si pensi all’assegno sociale e la pensione di invalidità civile. Tali trattamenti sono legati alla rivalutazione e dunque a partire dal primo gennaio potrebbe esservi anche in questo caso un incremento all’incirca dell’otto per cento.

Per quanto concerne l’assegno sociale, si potrebbe andare da 468,11€ a 505€ al mese circa. Circa le pensioni di invalidità civile, così come l’indennità di frequenza per i minore. Si salirebbe da 291,98. A 315,33€. Quarantadue € in più per l’identità di accompagnamento, che arriverebbe a circa cinquecento settanta €. E ancora, anche altre misure. Come nel caso della NASPI, i cui importi massimi aumenterebbero.

Stipendi – aumenti 2023, di quanto potrebbero crescere

In vari momenti vi è stato negli ultimi mesi un intervento dal parte del Governo Draghi al fine del sostegno del potere di acquisto dei salari. In un primo momento, con l’introduzione del bonus una tantum di 200€. Poi col taglio al cune fiscale andando a prevedere uno sgravio contributivo. Il quale, sommato a quello già inserito con la legge di bilancio2022, va a ridurre del due per cento la quota di contributi dovuta dal lavoratore dipendente.

Il bonus contributivo però, la cui applicazione riguarda le retribuzioni minori di 35mila€ all’anno, vale soltanto per l’anno in corso. A meno di interventi da parte del governo, gli importi degli stipendi l’anno prossimo potrebbero essere minori. Quindi, molto sarà ripenso da quanto e da cosa verrà deciso dal nuovo governo. Anche in ottica legge di bilancio2023. Nei programmi, spiega Money.it, vi è spazio lasciato dai partiti circa il taglio delle tasse su stipendi. Dunque potrebbero esserci buone chances per aumenti stipendi 2023.

Dario Quattro

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