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Guida Trading

Come valutare oggettivamente la qualità di una strategia

Come per ogni lavoro che si basa su variabili di profitto collegate alle performance, è necessario avere dati solidi da osservare per comprendere l’andamento delle proprie scelte.

Le credenziali di una strategia che si possa definire profittevole si basano su variabili piuttosto elementari. Le strategie di trading si basano su variabili statistiche di cui è necessario prendere nota. Registrare sistematicamente i risultati delle proprie azioni, consente anche dopo un certo periodo di tempo di formulare correzioni in grado di ottimizzare le scelte future.

Le variabili da cui partire per monitorare le statistiche della propria strategia

Numero di trades: Il numero di volte in cui entriamo a mercato è il primo dato fondamentale su cui possiamo generare delle osservazioni sulla qualità di un trading system. C’è una grossa differenza tra una strategia che prevede numerosi ingressi a mercato e una che invece per generare la stessa quantità di profitti, necessita di un numero di operazioni limitate. Il numero di trade è correlato alla frequenza con la quale ci esponiamo a una perdita potenziale e di conseguenza alla perdita di capitale pecuniario ma anche di quello psicologico, generando un peso specifico, individuale, per riuscire ad applicare quel tipo di strategia. Esistono infatti strategie veramente remunerative che tuttavia risultano di breve durata. Quello che accade è che il trader a un certo punto smette di essere in grado di applicarla a causa del numero eccessivo di momenti in cui si trova in balia delle conseguenze emotive e psicologiche che succedono inevitabilmente all’apertura di un trade.

Trade in profitto: è il numero di trade sul totale dei trade aperti che abbiamo chiuso in profitto. Questo dato da solo non basterebbe a considerare una strategia sufficientemente remunerativa, in quanto bisogna considerare tutte le variabili insite all’interno del profitto stesso, che verranno trattate nel corso di questo articolo.

Trade in perdita: è il numero di trade sul totale dei trade aperti che abbiamo chiuso in perdita.

Trade migliore: il trade migliore dovrebbe essere il trade chiuso in profitto nel quale abbiamo avuto un rapporto tra rendimento e rischio maggiore in assoluto rispetto a tutti i trade effettuati. Questo significa che il valore relativo del profitto effettuato è comunque da considerare come una variabile che ha un importanza minore rispetto a quella del rischio occorso nell’operazione.

Trade peggiore: il trade peggiore è quello nel quale, a fronte della perdita subita, abbiamo avuto il rapporto tra rendimento e rischio minore.

Rapporto tra guadagni e perdite: chiamato anche profit factor, è una variabile da misurare in valore relativo, e può essere espressa in due modi. Indica il rapporto che esiste tra tutti i guadagni e tutte le perdite espressi in termini relativi rispetto al capitale o in termini assoluti rispetto alla porzione di capitale investito. Un esempio di questo calcolo può essere, nel caso in cui si voglia esprimere il dato in termini relativi; su un capitale di 10.000 euro con un profitto totale del 10% e una perdita totale del 3% il dato sarà quindi in positivo e sarà uguale a 7. Diversamente espresso in termini assoluti, se abbiamo guadagnato in totale dai nostri trade 1000 euro e ne abbiamo persi 300, avremmo un valore positivo che sarà uguale a 700.

Variazione percentuale mensile: è la variazione in aumento o diminuzione della nostra equity line che raffigura la curva dei rendimenti. Essa può essere aggiornata su base mensile aggiungendo i risultati in termini relativi, dati dalla somma tra i guadagni e le perdite rispetto al capitale disponibile. Ovviamente questo dato può essere aggregato per comodità a seconda della frequenza dei nostri trade e quindi non necessariamente su base mensile.

Durata media delle operazioni: è il tempo medio che intercorre tra l’apertura delle operazioni e la loro chiusura. Questo è un dato importante da considerare quando si vuole valutare la qualità di una strategia che non abbiamo mai applicato, basandoci quindi sui dati che ci vengono forniti. Conoscere la durata media delle operazioni ci fornisce un’indicazione essenziale per capire sia la possibilità di utilizzare all’interno del nostro trading system e del tempo che abbiamo a disposizione quella strategia, sia di valutare quanto la nostra strategia è remunerativa in termini di tempo quando abbiamo un’operazione aperta e quindi di tempo effettivamente lavorato, che costituisce il tempo dove effettivamente stiamo subendo il peso psicologico dell’operazione.

Profitto medio: è il dato aggregato sul profitto medio in base ai trade effettuati. Questo dato ci consente di ottenere un’aspettativa realistica del risultato ottenibile in media, per ogni operazione effettuata e quindi la nostra remunerazione alla fine di ogni trade. Così come la perdita media, questo dato ci consente di essere consapevoli e valutare realisticamente sia i guadagni che le perdite, che possono influire sull’equity e le sue variazioni sopratutto nei casi in cui si hanno più operazioni aperte a mercato.

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Max consecutive wins: è il dato che esprime in valore assoluto, in termini quindi di singole operazioni, il numero massimo di operazioni consecutive chiuse in profitto. Questo dato ci consente di capire rapidamente, così come il numero massimo di perdite consecutive, quanto una strategia riesce a performare rispetto la casualità dei movimenti del prezzo.

Max consecutive profit: è il dato che indica il profitto generato dal numero massimo di operazioni consecutive vincenti. Questo dato ci fornisce un dettaglio molto importante, ovvero quanto il risultato dell’applicazione della strategia sia o meno dettato dal caso, infatti una strategia che funziona in modo quasi casuale e quindi che ha delle premesse logiche che non generano un vantaggio nel determinare il comportamento del mercato, può comunque risultare profittevole se applicata mantenendo un rapporto tra rendimento e rischio superiore a 1.

Max consecutive loss: è il dato che indica la perdita generata dal numero massimo di operazioni consecutive chiuse in perdita. La gestione del rischio è essenziale per fare in modo che la nostra strategia sopravviva e con essa il nostro capitale. Ogni strategia, così come ogni trader, è in grado di sopportare una serie di perdite consecutive limitate. Ogni nuovo trade necessita di mantenere un rapporto minimo tra il capitale rischiato e quello disponibile, sia perché ogni broker ci mette a disposizione una leva finanziaria limitata oltre la quale non è possibile esporsi a mercato, sia perché ogni perdita subita erode il capitale psicologico e quindi la tua fiducia nella strategia e nella capacità di poter guadagnare con il trading.

Picco di equity valore assoluto: è il dato aggregato che ci viene fornito dal max consecutive profit, ed è generalmente espresso in termini percentuali rispetto al capitale disponibile. Ogni risultato positivo genera un incremento dell’equity line e ogni incremento ci mette a disposizione nuovo capitale, che può accrescere i rendimenti in valore assoluto aumentando quindi i guadagni che otteniamo per ogni operazione a parità di rischio.

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Dimensione media operazione: è la dimensione media della grandezza o del numero di contratti che acquistiamo o vendiamo per ogni nuova operazione.

Recovery factor: Il dato relativo alla velocità di recupero della strategia rispetto alle operazioni chiuse in perdita, nel dettaglio è calcolato come profitto medio diviso massimo drawdown. Più velocemente siamo in grado di recuperare una perdita subita, meno tempo saremmo esposti alla diminuzione nella variazione del rendimento composto, ovvero quell’utile generato dall’investimento accresciuto a ogni operazione in base all’accumulo di capitale generato da ogni guadagno effettuato.

Indice di sharpe: è calcolato come la differenza tra il profitto medio della strategia sul prodotto finanziario utilizzato e quello di un prodotto finanziario senza rischio, per esempio un BOT a sei mesi. Il tutto è diviso per la deviazione standard della volatilità del prezzo. In sintesi questo dato ci dà una misura della differenza di rendimento relativa, che stiamo ottenendo rispetto al rischio insito nell’operazione.

Andrea Carta

Ha studiato Analisi Tecnica dei mercati finanziari e ha svolto la professione di trader indipendente fino al 2019. Appassionato di letteratura e scrittura creativa, concilia le sue conoscenze ed esperienze scrivendo articoli in tema finanziario, socio economico e politico

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