Gli Stati Uniti mantengono inalterata la politica di chiusura e sospetto nei confronti della Cina, che a partire dall’amministrazione Trump ha segnato il corso economico delle due maggiori economie mondiali.
La causa principale del fenomeno è da attribuire al tentativo, nella strategia di Xi Jinping, di escludere le eventuali ripercussioni economiche e politiche connaturate a un’economia di mercato e alle grandi aziende tecnologiche.
L’espansione e l’influenza di queste grandi aziende multinazionali presenti in entrambi i Paesi, hanno ricoperto un ruolo centrale sopratutto nello sviluppo economico e tecnologico della società cinese. Tuttavia, il governo di Pechino vede come eccessivi i rischi sull’influenza politica ed economica di queste aziende, che come ByteDance proprietaria di TikTok, Tencent Holdings, Didi Global, hanno oggi un grande potere nella quotidianità della vita dei cittadini cinesi.
Gli Stati Uniti e la Cina sono coinvolti in una battaglia combattuta sull’informazione e sui dati che le multinazionali del settore digitale sono in grado di raccogliere sulle attività finanziarie, geografiche e le abitudini di consumo degli utenti, che utilizzano le rispettive applicazioni. Se la Cina è preoccupata dagli effetti che l’innovazione può avere sull’aumento del relativismo culturale e sull’indipendenza di vedute nel Paese, gli Stati Uniti temono che i dati dei propri cittadini che utilizzano queste applicazioni finiscano nelle mani del Partito Comunista Cinese.
Un’altra preoccupazione è quella che nelle intenzioni del governo cinese vi sia la volontà di creare una élite di miliardari fedeli al partito comunista, che ruotano intorno agli interessi economici delle aziende che vengono quotate sul mercato azionario USA. In questo senso il presidente Trump lo scorso anno aveva posto il veto su TikTok e WeChat, senza che tuttavia l’ordine esecutivo trovasse effettivamente applicazione, mancando le prove delle accuse atte a dimostrare il coinvolgimento delle rispettive aziende ByteDance e Tencent Holding con il governo o le forze armate di Pechino.
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A causa di queste prese di posizione, dall’inizio di febbraio i giganti tecnologici cinesi come Tencent, Alibaba, Kuaishou tecnology, Meituan, tra le più colpite, hanno perso oltre 800 miliardi di dollari di capitalizzazione. Improvvisamente sembra possibile che qualsiasi apparecchio in grado di utilizzare le applicazioni cinesi si sia trasformato in un potenziale problema di sicurezza nazionale. L’assenza di accordi chiari che vadano a reciproco vantaggio dei due paesi rischia di danneggiare entrambi. La Cina e gli USA rischiano di perdere in questo modo l’accesso vitale ai capitali provenienti dal mercato finanziario dei rispettivi paesi.
In questo periodo tuttavia le preoccupazioni sembrano realmente accrescere la sfiducia dei due colossi, tanto che gli Stati Uniti stanno facendo pressioni sulle multinazionali al fine di impedire che la Cina riesca a ottenere tecnologie tali da riuscire a portare avanti lo sviluppo di super computer, in grado di avvantaggiare il paese asiatico nello sviluppo di ulteriori tecnologie in grado di competere con la supremazia tecnologico militare USA.
Nuove normative sulle grandi aziende tecnologiche stanno già venendo implementate da parte dei legislatori cinesi, al fine di sottoporle a una verifica sullo stato della loro sicurezza informatica, stabilendo un precedente atto a rilevare potenziali falle in grado di dare pieno controllo al governo cinese sugli accordi e sull’attività di business di queste aziende. In secondo luogo evitando che i paesi stranieri possano controllare o avere accesso ai dati degli utenti, in maggioranza cittadini cinesi.nLe aziende che dovranno sottoporsi allo scrutinio sono quelle i cui servizi hanno almeno un milione di utenti registrati. In gioco vi è un enorme potenziale, che entro il 2025 sarà pari al 30% dei dati degli utenti a livello globale che saranno in mano al governo cinese. Le preoccupazioni non concernono solamente la capacità della Cina di utilizzarli per incrementare l’efficacia del suo sistema di controllo sociale, ma anche al fine di sviluppare più velocemente l’intelligenza artificiale.
I danni economici appaiono a questo punto inevitabili, solo quest’anno le aziende cinesi quotate nel mercato azionario USA sono state 37 e hanno raccolto finanziamenti per un valore pari a 12,9 miliardi di dollari, ma rischiano a questo punto di divenire il prossimo bersaglio del reciproco sospetto e di nuove normative atte a limitare la loro attività di impresa, rallentando al contempo gli investimenti e lo sviluppo tecnologico.
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