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Che cos’è lo spread Btp-Bund, come si calcola e perché è importante

In un’operazione di finanziamento, come l’emissione di un prestito obbligazionario, il rendimento per l’investitore dipende anche dal grado di rischiosità dell’emittente. Vediamo come si applica questa regola finanziaria al concetto di spread Btp/Bund e perché è diventato così importante nell’ultimo decennio.

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I Btp (buoni del tesoro poliennali) sono titoli obbligazionari emessi dallo stato italiano con scadenze dai 3 ai 30 anni nella versione tradizionale, ma di recente è stato introdotto anche il Btp short-term, con scadenze più brevi. L’emissione dei titoli di Stato ha lo scopo di ottenere capitali in prestito dagli investitori, a breve, medio o lungo termine, da destinare al finanziamento del debito pubblico. In altri termini, i fondi raccolti tramite il collocamento dei titoli di Stato hanno lo scopo di finanziare, insieme alle entrate derivanti da imposte e tasse, la spesa pubblica che lo Stato deve sostenere per fornire tutti i servizi pubblici necessari a soddisfare i bisogni dei propri cittadini.

Il Bund è un titolo obbligazionario emesso dalla Germania, con le stesse finalità, avente scadenza decennale (nella versione classica, ma esistono anche emissioni con scadenze superiori), perciò equivalente al Btp decennale italiano.

Btp: cosa si intende per “rendimento”

Gli investitori, in cambio del proprio capitale, corrispondente al valore di emissione complessivo dei titoli sottoscritti, ottengono un rendimento costituito da queste componenti:

  • la cedola periodica emessa dallo Stato debitore, solitamente ogni 6 mesi, con un tasso di interesse definito a priori e che è maggiore all’aumentare della scadenza dei titoli. Il tasso applicato per il calcolo degli interessi non cambia durante la vita del prestito;
  • lo scarto positivo tra il valore nominale (solitamente corrispondente al valore di rimborso del prestito, incassato alla scadenza prestabilita) e il valore di emissione pagato al momento della sottoscrizione. Oppure, qualora un investitore acquisti un titolo di Stato sul mercato secondario, quindi in un momento successivo all’emissione, bisogna considerare il valore di mercato al quale il titolo viene acquistato e che potrebbe essere diverso rispetto al valore di emissione. Per questo motivo, nel calcolo del rendimento effettivo di un titolo di Stato, viene considerato anche il prezzo attuale di mercato, che avrà una correlazione inversa col rendimento: se sale il prezzo, il rendimento scende. Un prezzo di mercato in rialzo indica che gli investitori sono disposti ad accettare un rendimento più basso in considerazione di un migliorato profilo di rischio dello Stato o della società emittente.

Quanto appena detto spiega perché il rendimento dei titoli di Stato è un fattore importante, non solo per gli investitori del mercato obbligazionario, ma anche ai fini della valutazione della solidità ed affidabilità finanziaria di un Paese. Bisogna considerare, infatti, che il tasso cedolare offerto da una emissione obbligazionaria ha una correlazione diretta non solo con la scadenza del prestito, ma anche con la rischiosità del soggetto debitore. Si tratta del cosiddetto “premio al rischio”: maggiore è la rischiosità del soggetto debitore, maggiore dovrà essere il rendimento offerto all’investitore. Così come, in ambito privato, una società in una situazione di squilibrio finanziario dovrà offrire un tasso di interesse più elevato, rispetto ad una società solida, per convincere i potenziali investitori a prestarle del capitale, uno Stato per raccogliere capitale di terzi dovrà offrire una remunerazione proporzionale alla solidità finanziaria percepita dagli investitori, i quali saranno disposti a cedere il proprio capitale soltanto se riterranno adeguata la remunerazione del rischio insito nell’operazione.

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Cosa si intende per “spread” in parole semplici

“Spread” è un termine inglese che può essere tradotto in italiano con “divario” o “scarto” ed indica, in generale, la differenza tra due grandezze: nell’ambito del trading finanziario può rappresentare, ad esempio, la differenza tra due quotazioni, come nel caso del differenziale applicato da un broker alle quotazioni bid/ask alle quali un trader può aprire operazioni, rispettivamente, short o long su un determinato strumento finanziario. Come spiegato nel glossario, in questo caso lo spread coincide con la remunerazione incassata dal broker per la fornitura di servizi di intermediazione al trader.

L’argomento trattato in questo articolo, invece, riguarda la differenza tra i rendimenti dei titoli di Stato di due diversi Paesi. Nello specifico, si parla del differenziale di rendimento tra il Btp decennale ed il Bund tedesco, avente pari durata. In questo contesto si considera il titolo decennale tedesco, in quanto esso rappresenta il benchmark, ovvero il parametro di riferimento per le emissioni obbligazionarie degli altri Paesi europei, dal momento che, a livello europeo, la Germania è ritenuta la nazione economicamente più solida e finanziariamente più affidabile. Confrontando titoli con uguale scadenza, le differenze nei rendimenti saranno costituite semplicemente dal premio al rischio, ovvero da quanto i mercati finanziari ritengono l’Italia (o un altro Stato europeo), in veste di soggetto debitore, più rischiosa della Germania. Si prende in considerazione la scadenza decennale semplicemente per convenzione.

Il concetto di spread è ormai molto utilizzato nel mondo della finanza e sempre più comune anche nei titoli dei principali media, soprattutto a partire dalla crisi europea del debito sovrano cominciata nel 2009 ed innescata dalla crisi dei mutui subprime, scoppiata circa due anni prima. La forte e improvvisa crescita dei rendimenti dei titoli di Stato emessi dai Paesi dell’Eurozona mise in evidenza le problematiche relative alle profonde differenze esistenti tra i sistemi economici degli Stati appartenenti all’area della moneta unica. Infatti, i differenziali di rendimento, in quel periodo, mettevano in risalto percezioni della rischiosità dei titoli sovrani estremamente divergenti all’interno dell’Eurozona. Fu, dunque, in questo contesto che i media italiani si concentrarono sul valore e sulle fluttuazioni dello spread Btp-Bund come strumento di valutazione del rischio di default che gli investitori attribuivano allo Stato italiano in quel periodo di grandi difficoltà generate dall’elevato ammontare raggiunto dal debito pubblico, a causa della crisi dei mutui subprime. Ogni aumento dello spread veniva, dunque, riportato come notizia negativa per il futuro dell’Italia, in quanto sintomo di crescente sfiducia dei mercati verso la capacità dell’Italia di far fronte alla restituzione del proprio debito pubblico.

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Come si calcola lo spread Btp/Bund e cos’è il punto base

Lo spread Btp/Bund varia in base alle oscillazioni nel mercato obbligazionario del rendimento del Btp e di quello del Bund. Ai fini del calcolo dello spread, i rendimenti vengono monitorati sul mercato secondario, quindi prendendo come riferimento i titoli già emessi e scambiati sui mercati regolamentati.

La formula di calcolo dello spread Btp/Bund è molto semplice:  Rendimento Btp-Rendimento Bund

Va specificato, inoltre, che lo spread viene misurato non in termini percentuali, come accade per i rendimenti, ma in punti base, ovvero un’unità di misura più piccola del punto percentuale. Questo perché sono sufficienti anche piccole differenze tra i rendimenti per generare importanti effetti sui mercati finanziari. Un punto base corrisponde ad un centesimo di punto percentuale: è pari, cioè, allo 0,01%. Di conseguenza, se il differenziale di rendimento è pari a 4,20%, si usa dire che lo spread è pari a 420 punti base.

Molto significativa è la variazione in un determinato periodo di tempo dello spread, per capire come muta la valutazione degli investitori sulla rischiosità di un Paese e, nello specifico, dell’Italia, se consideriamo lo spread Btp/Bund. Facendo un esempio su base giornaliera, se in chiusura della seduta “N” il Btp ha un rendimento di 3,85%, mentre il Bund rende lo 0,85%, lo spread sarà uguale alla differenza tra i due rendimenti: 3,85%-0,85%=300 punti base. Se, invece, dopo la chiusura della seduta “N+1” il Btp ha un rendimento più basso, pari a 3,65%, mentre il rendimento del Bund è invariato a 0,85%, lo spread sarà di: 3,65%-0,85%=280 punti base. In questo esempio, lo spread è sceso di 20 punti base per effetto della sola variazione al ribasso del rendimento del Btp, il che segnala una migliorata valutazione della rischiosità del debito pubblico italiano.

Ovviamente, in alcune situazioni può accadere che lo spread rimanga invariato nonostante la variazione di entrambi i rendimenti, quando questa è di uguale ammontare, oppure può accadere che il rendimento del Bund salga più di quello del Btp (o viceversa), generando una diminuzione dello spread: è importante tenere a mente che si tratta di una valutazione dell’affidabilità finanziaria dell’Italia, non in termini in assoluti, ma in confronto a quella della Germania, per cui nell’ultimo caso descritto la diminuzione dello spread è legata ad un peggioramento della valutazione del debito tedesco più spiccato rispetto al deterioramento della situazione italiana.

I casi in cui lo spread Btp/Bund diminuisce, partendo già da livelli bassi come quelli attuali (circa 100 punti base), sono le situazioni meno rilevanti, in quanto la diminuzione non implica un importante deterioramento della solvibilità tedesca, la cui economia è talmente solida da non poter neanche ipotizzare, almeno ad oggi, uno scenario preoccupante per chi ha investito in Bund tedeschi, il cui rendimento attualmente è su livelli bassissimi, addirittura inferiori allo zero.

Cosa accade se aumenta il valore dello spread?

In periodi in cui la situazione del debito pubblico italiano non è particolarmente preoccupante, lo spread si mantiene, come succede attualmente, su livelli bassi e le sue variazioni non vengono considerate rilevanti. Il monitoraggio della dinamica giornaliera dello spread diviene, invece, molto importante, tanto da attrarre l’attenzione anche delle emittenti televisivi principali, quando lo spread sale oltre i 300 punti base, segnalando delle preoccupazioni da parte degli investitori verso la capacità dello Stato italiano di far fronte ai propri impegni nei confronti dei creditori. Il massimo storico dello spread Btp/Bund è stato raggiunto nel 2011, a quota 552 punti base, nel momento più critico della crisi del debito pubblico italiano. Nel 2008, prima che tale crisi scoppiasse, era pari soltanto a 70 punti base.

L’aumento dello spread preoccupa quando è determinato da un forte rialzo del rendimento del Btp, di entità superiore rispetto all’aumento del rendimento del Bund: questo significa che la solvibilità dell’Italia è peggiorata rispetto a quella della Germania. Ciò può verificarsi quando, come già detto in precedenza con riferimento alla crisi del debito sovrano nel triennio 2009-2012, il debito pubblico raggiunge livelli talmente elevati da far sorgere dubbi sulla capacità dello Stato di rimborsare il capitale agli investitori, alle scadenze prestabilite, oppure quando i mercati finanziari non hanno una considerazione positiva dei programmi di un nuovo governo, come successo nel 2018 in occasione della formazione del governo Movimento 5 Stelle-Lega, che ha determinato una rapida impennata dello spread a causa delle preoccupazioni degli investitori, generate dal possibile incremento del debito italiano a causa di progetti onerosi per il bilancio statale, come il reddito di cittadinanza.

L’aumento dello spread comporta molti rischi a livello economico sia per lo Stato che per le famiglie e le imprese. In particolare, queste sono le principali conseguenze indesiderate di uno spread eccessivamente elevato:

  • aumento del debito pubblico e/o meno servizi pubblici e/o aumento delle tasse: se lo spread sale in conseguenza di un aumento del tasso di rendimento da corrispondere agli investitori, questo determinerà una maggior spesa per interessi dello Stato, da cui potrebbe derivare un aumento del debito pubblico, dando il via ad un pericoloso circolo vizioso, oppure, per mantenere il debito invariato, lo Stato dovrà ridurre la spesa pubblica o aumentare le tasse e ridurre le agevolazioni fiscali;
  • incremento dei costi dei finanziamenti bancari: l’aumento del rendimento, come detto in precedenza, è accompagnato da una diminuzione del prezzo, ovvero del valore di mercato dei titoli di Stato, molto spesso detenuti dalle banche nel proprio attivo di bilancio. La conseguente svalutazione degli attivi di bilancio potrebbe indurre le banche ad un aumentare i tassi di interesse ai quali concedono finanziamenti a famiglie ed imprese, facendo pesare su queste ultime gli effetti della perdita di valore dei titoli detenuti nei propri portafogli di investimento.

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Perciò, è assolutamente fondamentale, al fine di garantire la sussistenza delle condizioni necessarie per la crescita economica dell’Italia, mantenere lo spread su livelli più bassi possibili. Si potrebbe discutere, e alcuni esponenti politici lo hanno già fatto in passato, su quanto sia opportuno affidare il benessere di una nazione nelle mani di una valutazione effettuata da operatori dei mercati finanziari, cioè sostanzialmente degli speculatori, ma, piaccia o meno, è evidente come da diversi anni ormai il mondo della finanza abbia superato, per dimensioni, quello dell’economia reale e sia, di conseguenza, diventato un fattore da tenere in considerazione, in quanto in grado di influenzare l’economia reale in modo decisivo.

Donato Mancini

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