Una proposta molto interessante è sul tavolo del Governo e riguarda le spese in farmacia e visite mediche. Una rivoluzione fiscale che potrebbe far felici molti contribuenti.
L’idea di un “cashback sanitario” è nell’aria da un po’ di tempo e sembra che il Governo sia fortemente intenzionato a realizzarlo. Si tratterebbe di un passo in avanti nella semplificazione fiscale riguardante alcune procedure, come ad esempio le spese per le prestazioni socio-sanitarie. Andiamo a scoprire i dettagli, il progetto e come funzionerà se verrà definitivamente approvato.
Se pensiamo al cashback, viene subito in mente l’iniziativa promossa non molto tempo fa dall’allora Governo Conte. Alla base, la volontà di incentivare l’uso dei pagamenti tracciabili e il denaro “digitale”. Nonostante alcune criticità, l’idea ha funzionato ed è piaciuta. Tra l’altro, il cashback è una “formula promozionale” che utilizzano tantissimi e-commerce. In pratica, si restituisce una parte dei soldi spesi.
Il consumatore ci guadagna e l’azienda anche, perché lo fidelizza. Le regole possono variare, ma in sostanza ogni esercente può decidere una percentuale di cashback da offrire ai clienti. Su tutti i prodotti o su una parte di essi. Una volta accumulata una certa somma, l’utente la può recuperare in diversi modi. Un buono acquisto su quello stesso negozio, buoni Amazon, e persino denaro vero accreditato su PayPal.
L’idea funziona, insomma, e lo dimostra il successo ottenuto sia dal Governo che da Poste Italiane. Ricordiamo che anche questa realtà l’aveva promossa, e oggi (31 marzo) è l’ultimo giorno per approfittarne. Ma come funzionerebbe il “cashback sanitario”? Anche se con qualche differenza da quello “classico” sarebbe un’ottima formula per velocizzare la restituzione delle spese detraibili. L’idea piace così tanto alle forze politiche che potrebbe essere estesa anche ad altre spese. Ma andiamo con ordine e analizziamo il progetto per il cashback sanitario.
Spese in farmacia e visite mediche, l’accredito “diretto” sul conto corrente
L‘idea è davvero semplice e geniale al tempo stesso. In pratica, oggi il cittadino va a spendere in farmacia oppure per visite mediche specialistiche, assistenza o prestazioni. In sede di dichiarazione dei redditi, produce la documentazione per ottenere la detrazione del 19%, ovviamente con un tetto massimo. Dunque, il “risparmio” su ciò che ha potuto detrarre lo “vede” molto dopo aver fruito delle prestazioni/farmaci di cui aveva bisogno.
Con il cashback, il contribuente potrebbe semplicemente comunicare alla farmacia o Asl la volontà di usufruire dell’accredito diretto sul conto. Dunque il 19% immediato, fino al tetto consentito. Ovviamente, ciò a seguito di pagamento tracciabile, come bancomat o carta. In questo modo si incentiva l’uso dei metodi elettronici, si combatte il “nero”, e gli utenti avrebbero in cambio un vantaggio immediato. Sicuramente anche a livello di percezione, veder ritornare subito dei soldi sul conto è più appagante che portare la medesima cifra in detrazione.
Tecnicamente, ancora non è stata stabilita una modalità precisa. Però potrebbero essere sfruttate le piattaforme già esistenti, come ad esempio l’App IO. Tra l’altro, al vaglio, ci sarebbe la possibilità di offrire più opzioni. In pratica il cittadino potrebbe richiedere il cashback ma anche dichiarare che la spesa sostenuta la detrarrà in sede di dichiarazione dei redditi. Per ottenere il rimborso immediato potrebbero essere generati dei codici, da comunicare in farmacia o all’erogatore del servizio sanitario. I codici verrebbero allegati anche allo scontrino/fattura e servirebbero all’esercente anche per richiedere la restituzione.
Se approvata, questa misura potrà certamente portare numerosi benefici, sia allo Stato che ai contribuenti. Non ci rimane che aspettare la prossima riunione in sede di Riforma del Fisco e vedere se le forze politiche avranno trovato il modo e la volontà di concretizzare il progetto.