I percettori di assegno pensionistico attendono con ansia l’arrivo del mese di gennaio. All’orizzonte aumenti e arretrati, circolano le cifre.
Come ogni anno gli importi delle pensioni verranno valutati per mezzo del meccanismo di perequazione. Il mese da segnare in rosso sul calendario è gennaio, solamente allora i trattamenti saranno indicizzati, con l’adeguamento degli importi rispetto al tasso di inflazione e all’aumento del costo della vita. A quanto pare però gli incrementi del 2025 saranno di gran lunga inferiori rispetto a quelli a cui abbiamo assistito negli ultimi due anni, o almeno questo si evince dalle prime indiscrezioni circolate online e sui giornali.
In parole povere, a breve verrà fissato il tasso di inflazione da parte dell’ISTAT (l’Istituto nazionale di statistica) e il Governo dovrà muoversi rapidamente per certificarlo tramite decreto. A questo punto l’INPS recepirà il diktat da parte dell’esecutivo ed emanerà nel giro di poco tempo una circolare per annunciare e ufficializzare gli aumenti delle pensioni. Insomma, a questo punto non resta altro da fare se non attendere che vengano fornite nuove informazioni a riguardo. Siamo ormai agli sgoccioli, bisogna pazientare ancora un po’.
Pensioni, cosa succede a gennaio? Aumenti e arretrati in arrivo: tutti i dettagli
Nel 2023, a gennaio, la percentuale di perequazione fu fissata al sette e tre per cento mentre per quest’anno al cinque e quattro per cento. Si attende la conferma ufficiale, che dovrebbe arrivare a breve dall’Istituto Nazionale di Statistica (ISTAT), ma le indiscrezioni parlano di una percentuale vicina all’uno per cento per quanto riguarda il 2025. Sarebbe un colpo di scena non da poco, considerando le cifre a cui siamo stati abituati finora. Una volta arrivata la comunicazione, il Governo e l’INPS programmeranno gli aumenti.
Il cento per cento di perequazioni sarà destinato alle pensioni fino a tre volte il trattamento minimo (circa milleottocento euro al mese), il novanta per cento alla parte di pensione eccedente tre volte e fino a cinque volte il trattamento minimo (più o meno tremila euro al mese) e il settantacinque per cento alla parte di pensione sopra cinque volte il trattamento minimo. Perciò si passerà dall’uno per cento allo zero e nove e allo zero e settantacinque per cento seguendo l’incremento degli importi degli assegni pensionistici.
E non solo, perché i percettori dovrebbero anche ottenere i conguagli della perequazione riferiti al 2024, per via dei crediti maturati da gennaio in poi – parliamo di uno zero e tre per cento al mese.