È confermato, si può aumentare la pensione anche se si è perso il lavoro: la nuova procedura è piena di garanzie, se si rientra si è salvi!
Salvi dalla miseria o dalla legge? Si soddisfano entrambe le condizioni. Punto primo, si attua quella procedura che permette di aumentare la pensione nonostante si sia perso il lavoro, garantendo il massimo dell’ottimizzazione del risparmio. Nessuno deve più temere il peggio, perché è possibile ripristinare la propria condizione economica, Il tutto senza essere in un contesto di errore o peggio, di ciò che è “illecito”. Infatti, la procedura è proprio quella che meglio garantisce la piena soddisfazione di valutazione della carriera, senza incorrere in scappatoie contrarie alla legge, pur valorizzando chi ha perduto la propria mansione. Com’è possibile?
Cosa succede quando si perde il lavoro? Può accadere che ci sono persone che nel momento in cui sono colpite dal tragico evento, sono già vicino all’età pensionabile, e hanno dalla loro anche un certo numero di anni di contributi che risultano sufficienti ad ottenere una prestazione economica adeguata al lavoro da loro svolto. Ma non è per tutti così. Infatti, c’è chi nonostante tutto, anche per poco tempo, non rientrare nella situazione fin qui delineata. E se non riesce cosa succede?
Potrebbe trovare un altro lavoro e continuare a versare contributi. Il problema è quando non si è più in un’età in cui si può accedere facilmente al mondo del lavoro. Di conseguenza, come aumentare la pensione? È questo il caso specifico che si va a trattare, significa capire come tutelare questa categoria di lavoratori.
Ci sono due possibili strade da intraprendere, non è detto che siano facili, ma è confermato: sono attuabili senza problemi. Nel primo caso, si evidenzia sin da principio il fatto che ci sia un esborso maggiore da porre in essere. Nel secondo, c’è molta più fatica da investire, e non sempre soddisfa appieno le aspettative. Si tratta di rischiare? Non proprio. Ma quanto di capire cosa è più adeguato per il singolo contribuente che vuole aumentare la pensione dopo che ha perso il lavoro con una procedura lineare e legale.
La prima via è quella di chiedere a l’INPS di poter procedere con la prosecuzione del versamento dei contributi, finché non si colmano 20 anni. Questo caso è più dispendioso, ma ha più garanzie perché mette il lavoratore nelle condizioni di proseguire il trattamento pensionistico in relazione all’occupazione terminata. Subentra lo stesso trattamento e calcolo. I versamenti volontari sono determinati in relazione alle ultime prestazioni economiche percepite e con la stessa tassazione considerata nel normale proseguo della carriera. L’aliquota è invece maggiore, a circa il 33%, nel caso in cui si accede alla seconda via.
Si tratta di mettersi in proprio e di aprire un Fondo Pensioni Lavoratori Dipendenti. Significa versare in un contesto di calcolo pensionistico che rientra nell’ambito “speciale”, appunto nelle gestioni di commercianti, artigiani, lavoratori diretti come gli agricoltori. Inoltre, i versamenti in questione sono diversi da quelli volontari perché non incidono sul calcolo della pensione. Ognuna di queste è calcolata in relazione al proprio fondo, appunto “pro quota”.
Nel secondo caso si spende meno, ma di certo si ottiene un aumento della pensione inferiore rispetto ai versamenti volontari. La ragione risiede nel fatto che non c’è una “prosecuzione”, ma un cambiamento di rotta. In entrambi i casi però, l’aumento è garantito.
Le pensioni provocano sempre il batticuore, specie davanti gravi differenze di cifre: perché due colleghi…
Chi vende casa, può guadagnare parecchio di più, ma è importante essere al corrente di…
In tanti si domandano se sono responsabili anche per danni provocati da proprietari che in…
Carta Spesa da 1.000 euro: come funziona, chi può ottenerla e tutti i dettagli di…
Possibilità di ricevere l'assegno anche per queste categorie. Vediamo come fare domanda per le pensioni…
Il 2025 sarà l’anno di uno scoppio della bolla speculativa creatasi sull’AI? Alcuni studi mettono…