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Sfratti: finalmente l’inquilino è tutelato grazie all’art. 668 cpc

Sfratti, quali tutele sono a disposizione dell’inquilino, con l’art. 668 cpc. Scopriamole più in dettaglio. 

Prendere una casa in affitto è una soluzione per cui optano in molti. Non sempre si può acquistare subito un immobile, ragion per cui la soluzione migliore è quella sopraccitata.

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Quando si decide per un contratto di locazione, è bene sapere che ci sono diritti a cui appellarsi, ma anche dei doveri. È infatti giusto non creare danni all’abitazione, trattarla come se fosse un proprio bene, e soprattutto essere puntuali con il pagamento del canone mensile.

Nella vita, in realtà, può accadere di tutto, e spesso, quando si va in affitto e non si riesce più a pagare, può succedere per via della perdita del lavoro. Ovviamente, non è l’unica ragione per cui un inquilino può essere moroso, ce ne sono anche altre, ma questa è una delle più frequenti.

Dopo un tot di mesi in cui l’inquilino non paga l’affitto, ne consegue che possa arrivare una lettera di sfratto da parte del proprietario dell’immobile. Ecco cosa fare in questi casi, e quali tutele possono esserci per il conduttore.

Sfratti, di quali tutele può godere l’inquilino: come funziona

Lo sfratto per morosità, ossia perché l’inquilino non paga l’affitto, è uno dei più comuni. Tuttavia si tratta di una procedura non facilissima, che richiede tempo.

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Per sfrattare un inquilino per morosità, bisogna avere un contratto di locazione tra le parti, scritto e registrato. L’inquilino, deve essere moroso, cioè non aver pagato il canone mensile. Se non c’è forma scritta (quindi in nero), non si potrà avviare alcuno sfratto per morosità.

L’azione di sfratto potrà essere avviata dopo 20 giorni dal mancato versamento del canone mensile. Dopo aver avviato il procedimento, si terrà una prima udienza di convalida, e da lì in poi possono verificarsi diverse opzioni.

Se l’inquilino si oppone allo sfratto, il giudice emetterà un’ordinanza e la causa sarà rimandata per valutare i motivi per cui ci si oppone allo sfratto. Se l’inquilino riesce a provare di aver versato il canone prima che lo sfratto gli sia notificato, ciò potrebbe essere un valido motivo per opporsi a esso.

Al contrario, egli dovrà lasciare l’immobile. Se l’inquilino si presenta davanti al giudice e salda gli arretrati, la procedura si conclude. Se l’inquilino si presenta (oppure non si reca in tribunale) e non si oppone, lo sfratto sarà confermato. Può infine accadere che l’inquilino si presenti in tribunale, non si opponga ma faccia richiesta di termine di grazia.

Anna Di Donato

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