Se ne discute a un po’, in qualche paese è stata anche sperimentata. La settimana lavorativa da quattro giorni affascina ed intriga.
La pandemia di covid ha prodotti dinamiche e situazioni impensabili fino a soltanto pochi mesi prima. La condizione del lavorare da casa, quello che comunemente ormai chiamiamo smart working ha letteralmente spazzato via ogni apparente traccia di preconcetto in merito. Lavorare da casa e bene è possibile. Le aziende strizzano l’occhio alla soluzione e i dipendenti nella maggior parte dei casi sono anche più sereni, anche se non sempre la condizione domestica è priva di impedimenti anche abbastanza pratici.
Chi ha bambini in casa, ad esempio, non vive la condizione di tranquillità che magari avrebbe in ufficio, questa è un fattore più che concreto. In molti paesi europei si è focalizzata l’attenzione anche su un altro aspetto piuttosto determinante, e cioè la durata settimanale dell’esperienza lavorativa. Moltissimi lavoratori sono impegnati, oggi cinque giorni a settimana, ma il numero dei giorni, secondo molti, dovrebbe scendere ancora. Quattro giorni lavorativi, per avere dipendenti sereni, felici e riposati.
Settimana lavorativa a quattro ore: l’esperimento in Islanda
In Italia, come abbastanza prevedibile il discorso non è ancora entrato nel merito, anche perchè non esiste ancora, in ogni contesto lavorativo la condizione lavorativa di cinque giorni a settimana, quindi passare direttamente ai quattro, cosi, in linea di massima, sarebbe alquanto bizzarro e paradossale. A tenere viva la speranza che questa possa davvero essere la mossa giusta ci ha pensato uno dei paesi più lontani geograficamente e non, dal nostro in Europa, l’Islanda. Li, la cosa ha funzionato più che bene.
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In Islanda, per l’appunto, a sperimentazione della settimana lavorativa da quattro giorni si è rivelata un vero e proprio successo. I lavoratori che hanno preso parte all’esperimento, se cosi può essere chiamato, tra il 2015 ed il 2019 hanno di fatto mantenuto gli standard di efficienza ed addirittura migliorato quello di produttività. Tra le motivazioni più determinanti, per i lavoratori, in quel caso, anche il fatto di aver mantenuto gli stessi stipendi percepiti con il regime delle 40 ore lavorative a settimana, un vero successo insomma.