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La guerra e gli effetti inaspettati sul prezzo dei PC: i marchi più interessanti

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L’economia sta facendo ancora i conti con le battute d’arresto degli ultimi due anni. A questo si affianca l’aumento del prezzo delle materie prime. Ciò rende vulnerabile la catena di approvvigionamento e i semiconduttori.

Negli ultimi anni, il settore tecnologico legato all’elettronica di consumo è stato piuttosto fiorente. Esso risulta tuttavia ipersensibile alle interruzioni nella catena di approvvigionamento.

Nel 2021 i fornitori di PC in Unione Europea erano ancora in una posizione di vantaggio nel rapporto tra domanda e offerta. Le spedizioni sono cresciute del 16% anno su anno, ma si prospetta un rallentamento importante soprattutto sul lato della domanda.

Tra i marchi e le aziende più profittevoli nel settore ci sono HP e Lenovo. Nel 2021 HP ha mantenuto la sua predominanza con una quota di mercato del 26% a livello globale. Lenovo ha seguito questi risultati molto da vicino raggiungendo una quota complessiva del 25%. Dell, Apple e Acer nel quarto trimestre 2021 hanno completato la classifica dei migliori marchi per PC in termine di vendite. I tre giganti dell’elettronica hanno conseguito rispettivamente risultati del 16%, 11% e 8%.

Attualmente Apple è la prima società nel settore a interrompere ufficialmente i suoi rapporti commerciali con la Russia. Se altri fornitori seguiranno l’esempio, a breve termine potrebbe esserci una riallocazione dei dispositivi dalla Russia ad altri mercati europei, per compensare gli ordini arretrati degli ultimi trimestri. La Russia probabilmente si rivolgerà ai venditori cinesi per aggirare le sanzioni occidentali. I rivenditori cinesi come Lenovo, Acer e Asus, che hanno ambizioni nei mercati occidentali, si troveranno in una posizione delicata in grado di controbilanciare l’isolamento economico della Russia. Se questo dovesse avvenire sarà sicuramente Acer ad apprezzarsi maggiormente.

Gli effetti inaspettati della guerra sul prezzo dei PC

Intanto l’Unione Europea è decisa a garantire il suo futuro anche tramite una maggiore indipendenza sul fronte dei semiconduttori. A febbraio è stato stilato infatti l’European Chips Act,un piano ambizioso per raddoppiare la produzione di questi componenti raggiungendo una quota di mercato a livello globale del 20% entro il 2030.

Gli investimenti entro i prossimi otto anni arriveranno a 43 miliardi di dollari, stanziati tra fondi pubblici e privati. L’Unione punta a cambiare il paradigma industriale, favorendo la ricerca e l’innovazione nel settore, sostenendo fortemente le spese di innovazione delle aziende. Il Chips Act europeo cambierà le regole del gioco per la competitività globale del mercato unico europeo. A breve termine, aumenterà la nostra resilienza alle crisi future, garantendo l’approvvigionamento di dispositivi informatici e smartphone nonché le parti elettroniche dell’industria automobilistica. La quota di mercato aumenterà quindi dall’attuale 9% grazie a 15 miliardi di investimenti pubblici che si aggiungeranno ai 30 già previsti da Next Generation Eu, da Horizon Europe e dai bilanci nazionali.

Gli investimenti per primeggiare nella costruzione dei semiconduttori

La creazione di una forza lavoro qualificata e l’aumento delle conoscenze sulle catene di approvvigionamento dei semiconduttori ridurranno al minimo l’effetto delle carenze future. Questo significa una grande sensibilità delle aziende il cui business si concentra nel settore dell’elettronica, almeno fintanto il mercato e i rapporti internazionali non avranno raggiunto un nuovo equilibrio.

L’UE dovrebbe assicurarsi di concentrare i suoi sforzi anche sui settori su cui ha già una forza competitiva, cruciali per il quadro generale della fornitura di chip. Rafforzare i finanziamenti per potenziare le startup e gli istituti di ricerca per la progettazione di chipset è un percorso più semplice e veloce rispetto alla costruzione di fabbriche e impianti. Questo potrà rendere il continente un competitore in grado di superare piani analoghi di Cina e Stati Uniti. Anche gli Stati Uniti infatti hanno proposto un investimento di 52 miliardi di dollari nella produzione di chip, che sta procedendo attraverso il processo legislativo.

Andrea Carta

Ha studiato Analisi Tecnica dei mercati finanziari e ha svolto la professione di trader indipendente fino al 2019. Appassionato di letteratura e scrittura creativa, concilia le sue conoscenze ed esperienze scrivendo articoli in tema finanziario, socio economico e politico

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