Il rilancio dell’economia Italiana è confermata dalle condizioni manifestate a partire dai rendimenti dei titoli di stato e dai numeri del mercato del lavoro.
Il grande patrimonio dell’economia del nostro paese può essere rimesso in moto dallo slancio che i fondi europei sono in grado di restituire al tessuto imprenditoriale e agli investimenti.
L’unica possibilità di avviare un circolo virtuoso indispensabile per evitare di essere travolti dal sempre più crescente debito pubblico, è quella di restituire alle nuove generazioni un paese in grado di mettere a frutto le competenze maturate nelle nostre università, attraverso le capacità del tessuto imprenditoriale e dell’industria manifatturiera.
Il segno rivelatore della ripresa italiana e della fiducia degli investitori nelle istituzioni europee, sono gli spread degli interessi dei titoli di stato a dieci anni, arrivati in questi giorni a 100 punti base, con un’aspettativa di ulteriori allineamenti ai titoli tedeschi fino ai 75 punti.
Il debito pubblico italiano è diventato un problema europeo
Il Ministero dell’Economia ha fatto sapere recentemente che dati gli straordinari flussi di cassa, che hanno avuto luogo in considerazione dell’arrivo delle prime quote degli aiuti europei, le aste dei titoli di stato a medio lungo termine previste per il 27 luglio e il 12 agosto sono state sospese. I rendimenti dei titoli a dieci anni sono a livello più basso degli ultimi sei mesi. Numerosi investitori sono pronti ad acquistare i future obbligazionari, per approfittare degli attuali livelli di prezzo particolarmente vantaggiosi, con la scommessa di nuovi rialzi dei rendimenti nel momento in cui l’Italia affronterà le crisi politiche rimaste quasi del tutto inespresse nell’ultimo anno e mezzo. La scorsa settimana il numero di contratti future aperti sui titoli di stato a 10 anni sono cresciuti dai 60.000 oltre i 360.000.
La nazione più indebitata dopo la Grecia si trova in questo momento a vivere la sua scommessa con l’Europa mostrando le potenzialità della sua capacità di crescita, che insieme alla Spagna stanno spingendo l’eurozona fuori dalla recessione.
Sul fronte del debito pubblico infatti, l’Italia è passata dal 134,6% del Pil del 2019, al 159,8% stimato per fine 2021. Se il trend della crescita economica proseguirà come previsto almeno per i prossimi due anni, potrà iniziare una discesa del debito. Nel 2022 la Banca d’Italia lo prevede al 156,9%. Il Pil destagionalizzato dell’Unione europea è cresciuto nel secondo trimestre del 2021 del 2% rispetto al trimestre precedente e del 13,6% anno su anno. A guidare la crescita per ora sono Spagna, con un incremento del PIL pari al 2,8% e l’Italia che cresce del 2,7%. Secondo le stime che vengono aggiornate dalle istituzioni e dagli analisti il Pil spagnolo nel 2021 dovrebbe raggiungere una crescita straordinaria del 6,2% così come anche quello italiano che si attesterà tra 4,6 e 5,6%.
Per quanto riguarda il mercato del lavoro rispetto allo stesso periodo del 2020, l’occupazione nell’eurozona è aumentata dell’1,8%. Come fatto notare anche dalla Bce, la ripresa è evidente e omogenea. L’Italia corre più della media dell’area euro, con una crescita che si attesta al 4,8% e cresce anche più della Germania che può vantare il 3,6%. Le economie di Italia e Spagna stanno uscendo da una crisi che è stata particolarmente grave, soprattutto per avere perso quasi completamente due stagioni turistiche in grado di contribuire al Pil in modo significativo. L’eurozona si trova oggi a dover necessariamente contare sulla riuscita dei piani nazionali di ripresa e resilienza dei due Paesi, senza i quali l’Unione Europea e l’eurozona rischiano di fallire.
Quali sono le riforme da mettere in campo per ottimizzare le entrate fiscali?
Dal punto di vista fiscale e finanziario il governo Draghi punta a una serie di riforme, atte a mantenere le condizioni strutturali in grado di sostenere gli effetti della crescita economica e degli investimenti, considerati anche come un incentivo a modificare in modo determinante l’assetto fiscale del nostro Paese. Si dovrà cominciare riducendo la propensione all’evasione fiscale delle imposte, che dovrà essere inferiore del 15% rispetto ai livelli del 2019. Si prevedono incentivi mirati anche a coinvolgere i consumatori nell’utilizzo di sistemi di pagamento tracciabili, portando le varie dichiarazioni reddituali a passare per mezzo di sistemi digitali che permettono di comunicare i dati in tempo reale con l’agenzia dell’entrate. Si punta in particolar modo a ridurre l’evasione fiscale dovuta alla omessa fatturazione.
Il quadro delle riforme da adottare in relazione al Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, prevede che le riforme da attuare entro i prossimi quattro mesi siano almeno 23, in scadenza entro la fine del 2021. Tra queste ci sono anche quelle già varate, come quelle della Pubblica amministrazione, giustizia e semplificazioni.
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Le altre riforme da varare riguarderanno il rafforzamento della rete ferroviaria, gli incentivi per la produzione e il consumo di gas rinnovabile e biometano, nel quadro di riduzione e controllo dell’inquinamento atmosferico. Novità anche per quanto riguarda le università, con l’aumento delle residenze per gli studenti universitari fuori sede e la riforma delle classi di laurea, finalizzata a ridurre l’iperspecializzazione e i confini, che limitano i percorsi interdisciplinari, così da poter creare classi di laurea innovative e professionalizzanti.