Se l’azienda rischia il fallimento che succede ai permessi non goduti?

Tema scottante per i lavoratori che si ritrovano a fare i conti con un’azienda che rischia il fallimento, perché è importante capire che fine facciano i permessi non goduti.

Tutele e garanzie per i lavoratori, è sempre possibile assicurarle? Se un’azienda rischia il fallimento, ma ci sono dei permessi non goduti, bisogna fare il punto della situazione, e capire se questi ultimi possano vantare dei diritti e avanzare la presa dei propri interessi. La normativa è abbastanza chiara, ma nelle pratica è bene concretizzare come si applica. Analisi di caso concreto al vaglio.

lavoratore fa calcoli al pc con azienda su permessi non goduti e focus monete euro
Se l’azienda rischia il fallimento che succede ai permessi non goduti- Trading.it

Partendo dal fatto che la realtà imprenditoriale italiana non è delle migliori per via della situazione finanziaria corrente. La recessione dovuta a inflazione e crisi internazionali, finisce per aggravare la possibilità di monetizzazione del Paese. Quindi, perché contestualizzare questa dimensione? Perché bisogna evidenziare che l’azienda a rischio fallimento non è poi una realtà così lontana. E se ci sono permessi non goduti, il lavoratore li perde a prescindere?

Tema caldo che merita la giusta attenzione, anche perché di penuria economica non ne soffrono solo le imprese, ma anche i cittadini. Questi ultimi si trovano un portafoglio di risparmio scarno, per cui non c’è possibilità di crescita finanziaria, figuriamoci anche solo la situazione di concretizzare degli avanzi monetari. Cosa succede a chi potrebbe aver del risparmio?

Quando l’azienda è in fallimento, cosa ne resta dei permessi non goduti? Verità

Si analizza un caso concreto per riuscire a fare il punto della situazione. Mettiamo il caso che un lavoratore “X” sia dipendente in un’azienda che rischia il fallimento, ma abbia dalla sua un monte ore extra tra permessi e ex festività in avanzo, cioè crediti in ammanco per il dipendente assunto a tempo indeterminato, ma che ancora non ha percepito, quindi l’azienda è in difetto con lui. In una situazione di tranquillità aziendale, li avrebbe ottenuti senza problemi. Ma se si consoliderà davvero il fallimento, gli stipendi non goduti andranno perduti? La risposta è scioccante.

lavoratrice al pc
Quando l’azienda è in fallimento, cosa ne resta dei permessi non goduti? Verità- Trading.it

Su una dimensione di giustizia, dovrebbe ottenere l’ammontare che gli spetta, su questo non ci piove. Per quanto si lavora si dovrebbe guadagnare, ma la realtà a volte ha delle sorprese più complesse a cui far fronte. In una situazione di crisi e conseguente fallimento per l’azienda e il datore di lavoro, l’indennità sostitutiva dei permessi non goduti, ma maturati, si rientra nella situazione del privilegio. Per cui all’art. 2751 bis, cioè le retribuzioni non corrisposte.

Ma è bene far riferimento che il Fondo di garanzia dell’INPS, può coprire solo il Trattamento di fine rapporto, il TFR, e le ultime tre mensilità. Quindi, se il fallimento è “incapiente”, l’indennità per il lavoratore, andrà persa.  Cosa può fare allora il lavoratore per tutelarsi davanti una così grave situazione di ammanco?

Sarebbe opportuno interfacciarsi con il datore in merito alle sue vedute future. Ad esempio, nel caso in cui in futuro volesse riaprire “la baracca”, e di conseguenza riflettere su chi assumere o meno. E in tal caso, riconosce un emolumento periodo nelle prossime buste paga, in modo da coprire il credito accumulato nel precedente rapporto di lavoro, ma di cui il dipendente non ha concretamente goduto.

Ovviamente, è una proposta che non può essere imposta, ma se il lavoratore è stato professionale fino alla fine, e si merita il trattamento in questione, il datore ben si guarda dal perderlo per progetti aziendali futuri. Meglio riassumere chi è stato corretto, piuttosto che nuovo personale che non è cresciuto in azienda e di cui non si conoscono le reali referenze.

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