Il termine nomade digitale sta diventando di grande attualità. Ma la Sardegna può essere davvero la terra giusta per loro?
Nomade digitale. Questa è un’espressione che, soprattutto nel periodo della pandemia e dello smart working, ha assunto sempre maggiore importanza e risonanza. Entrando maggiormente nel dettaglio e nello specifico, con ciò si va ad indicare chi fa una scelta lavorativa chiara, definita, precisa, basata sulla voglia di essere autonomi e di sperimentare. Insomma, in poche parole, con questo stile di vita, è possibile lavorare comodamente da casa, in biblioteca o persino su una spiaggia con di fronte un meraviglioso panorama.
E, se si parla di spiaggia, mare e meravigliosi panorami non può non venire in mente la Sardegna. La domanda che è più lecito che farsi, trattando quest’argomento, non può che essere solo e soltanto una: ma l’isola può essere il luogo perfetto e ideale per i nomadi digitali? Rispondere è forse ancor più semplice di quanto si pensi e si immagini.
Mentre c’è chi preferisce andare in un Paese straniero, c’è chi ha trovato nella terra sarda la sua isola felice, anche perché è sufficiente esser un cittadino europeo per non fare i conti con burocrazie e visti. E questo perché, come forse in pochi sanno, il trend del telelavoro è stato lanciato negli anni ’90 da una ditta made in Sardegna, ossia la Tiscali. In quest’azienda i dipendenti avevano diritto a due giorni a settimana di lavoro da remoto, seppur interfacciandosi costantemente con la sede principale. Dunque una sorta di vero e proprio antipasto che fa capire come, già all’epoca, essere smartworker veniva considerato come una sorta di vero e proprio vantaggio, in quanto è possibile scegliere i propri orari e gestirsi comodamente i propri tempi. Sicuramente questa può esser definita una delle grandi conquiste della tecnologia.
Entrando maggiormente nel dettaglio della questione, si può davvero dire che la Sardegna sia uno delle mete più desiderate e ambite dai nomadi digitali. E questo anche perché ci sono state delle iniziative che, seppur magari indirettamente, hanno favorito questo fenomeno. Il pensiero va a Ollollai, paesino della Barbagia, e a Ollolai Capitale. Quest’ultima è stata un’idea del Comune che, per combattere lo spopolamento, ha messo in vendita case alla simbolica cifre di un euro. Un qualcosa che ha attirato tantissimi giovani smartworker, anche stranieri. Un altro esempio però può anche essere quello di Martis, in provincia di Sassari. Infatti è qui che stanno sempre più prendendo corpo e forma progetti di coliving e coworking, sistemi che consentono di risparmiare sui costi di un ufficio. L’obiettivo è quello di creare una vera e propria comunità, dando allo stesso tempo nuove opportunità lavorative. Opportunità lavorative che mirano e puntano alla valorizzazione del territorio.
Una menzione però merita anche il capoluogo, ossia Cagliari. La grande città offre senza dubbio grandi comodità e, in questo caso, lo fa anche a un prezzo anche abbastanza contenuto, in primis nella questione alloggi. Il più grande vantaggio però in questo la copertura internet. Difatti tutto il centro cittadino è coperto da una rete wifi completamente libera, a cui si può accedere, senza alcuna registrazione, in quasi tutti i bar e i locali privati, che altrimenti sono comunque dotati di ottime connessioni interne. Ma se si parla di Sardegna non si può non pensare al mare. E allora che il vero paradiso per i nomadi digitali può essere considerata la connessione wifi libera presente lungo tutta la spiaggia libera del Poetto.
Insomma, gli esempi fanno capire come l’isola può davvero essere il luogo giusto per chi decide di fare questa scelta di vita. La sua posizione e il suo essere vicino ad altre destinazioni del Mediterraneo la rende una meta molto ambita. E infine non si può certo non tenere conto di meravigliosi paesaggi, centinaia di chilometri di coste, tradizioni e costumi, che cambiano tra una zona e l’altra. Dunque davvero un paradiso dove poter vivere e lavorare. Soprattutto se si è smartworker.
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