Sanzioni alla Russia: i risvolti economici e le tensioni geopolitiche

Gli Stati Uniti e i loro alleati sono pronti a imporre pesanti costi alla Russia. Ecco gli effetti economici di un eventuale invasione dell’Ucraina.

La Casa Bianca e l’Europa sembrano intenzionati a proseguire il loro sforzo per risolvere in modo diplomatico le tensioni tra la Russia e l’Ucraina.

effetti economici Russia

La guerra fredda sembra oggi ripresentarsi sotto uno scenario economico e tecnologico completamente diverso, ma con pretese simili nel voler dividere in zone di influenza precise l’Oriente dall’Occidente. Soprattutto in Europa dopo la seconda guerra mondiale la forza militare americana ha scoraggiato un attacco sovietico. I grandi investimenti di Washington hanno garantito stabilità politica ed economica di stati importanti come Giappone, Francia, Germania Ovest e Italia.

A quei tempi l’economia USA rappresentava la metà del prodotto interno lordo globale e Washington era in grado di stabilire rapidamente forti alleanze con la maggior parte dei paesi. L’Unione Sovietica, al contrario, aveva sacrificato una grande parte della sua popolazione e della sua capacità produttiva durante la Seconda guerra mondiale.

I risvolti concreti delle sanzioni alla Russia: le relazioni diplomatiche e il petrolio

Oggi, la posizione geopolitica americana è ancora forte anche se il suo vantaggio militare è stato eroso a favore di nuovi protagonisti come la Cina e la stessa Russia. La forza del soft power americano può ancora oggi contare sull’adesione di buona parte dell’Occidente, che tuttavia è molto meno stabile e sicuro che in passato.

La dimostrazione pubblica di affetto tra Xi Jinping e Vladimir Putin a Pechino, ha messo in evidenza il potenziale offensivo della Russia. Questo in quanto entrambe le nazioni hanno oggi pretese territoriali per modificare l’assetto geopolitico finalizzato al controllo delle loro aree di influenza. Se la Russia continuerà nei suoi piani di invasione dell’Ucraina, gli Stati Uniti, insieme ai propri alleati e partner, risponderanno in maniera decisa e imporranno rapidi e severi costi. Continuano a soffiare, quindi, i venti di guerra e scatta l’allarme in tutto il mondo.

Washington ha annunciato l’evacuazione di tutto il personale della loro ambasciata a Kiev, mentre i mercati scontano le tensioni internazionali aumentando le scorte di alcune importanti materie prime. Tra queste in particolare il greggio, arrivato intorno ai 95 dollari al barile. La Russia il secondo più grande esportatore di petrolio al mondo, è membro del cartello noto come Opec +. Solo la settimana prima dell’ultimo incontro avvenuto il 2 febbraio, il prezzo di un barile di greggio Brent superando i 90 dollari aveva raggiunto il livello più alto in sette anni.

Molti analisti di Wall Street hanno alzato le loro previsioni sul prezzo del petrolio per quest’anno sopra i 100 dollari al barile. La guerra in Ucraina, potrebbe spingere il prezzo ben oltre i 120 dollari. Questo in primo luogo per le sanzioni sul commercio che possono colpire le esportazioni via mare. Il conflitto probabilmente non interromperebbe fisicamente l’approvvigionamento di questa materia prima.

Se nulla avverrà nei prossimi mesi l’impatto delle tensioni geopolitiche dovrebbe dissiparsi entro l’estate. A quel punto l’America avrà probabilmente aumentato i tassi di interesse, raffreddando la crescita e la domanda di petrolio. Una ripresa dell’accordo nucleare iraniano, nel frattempo, sembra più probabile che in qualsiasi altro momento dal 2017 a oggi. La revoca delle sanzioni può fare confluire sul mercato un milione in più di barili al giorno, compensando così la domanda.

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I risvolti concreti delle sanzioni alla Russia: Italia e Germania

Joe Biden e i Paesi membri dell’Unione europea da quel che emerge finora, sono d’accordo con un pacchetto di misure draconiane ed estese, che avrà effetti economici profondi per Mosca. La Commissione europea lavora da settimane per trovare un compromesso alla crisi. Se le sanzioni scatteranno i paesi europei dovranno accordarsi sulla loro estensione. Italia, la Germania e la Francia, che da tempo si giocano il ruolo di mediatori, sono schierati su una linea più prudente. La tesi prevalente, al momento, è che le sanzioni scattino solo in caso di invasione vera e propria da parte delle truppe russe.

Tra le sanzioni più importanti in ambito economico quelle che possono colpire il settore dell’energia. Sono possibili divieti a nuove esplorazioni di gas o finanziamenti a queste attività da parte delle compagnie occidentali. Si tratta ad ogni modo di un arma a doppio taglio che avrebbe un impatto incontrollato e forte su diversi paesi. A rischio la prosecuzione dei lavori per il gasdotto Nord Stream 2 che darà accesso diretto al gas Russo alla Germania. Oltre qeusto il futuro delle società correlate come ad esempio  britannica Bp che possiede il 20% della compagnia petrolifera russa Rosneft, controllata in maggioranza dallo Stato Russo. Oltre a queste anche società europee e statunitensi come la Shell e la Exxon che lavorano nell’esplorazione di gas e petrolio a largo dell’isola di Sachalin.

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I risvolti economici delle sanzioni: individuali, finanziarie e commerciali

Tra le altre misure al vaglio ci sono le sanzioni individuali destinate a colpire i collaboratori diretti di Putin. A lavorare su questo punto è soprattutto l’amministrazione Biden: saranno sanzioni economiche e divieti di circolazione in Ue e in Usa. Nella lista nera, familiari, oligarchi e personalità vicine a Putin.

  • Sanzioni in ambito finanziario. Le sanzioni in questo settore sono ancora da definire in modo completo. È certo che queste colpiranno singole banche russe, senza tuttavia impedire agli istituti di credito del paese di accedere al sistema di pagamenti internazionali. Una simile sanzione metterebbe a rischio la restituzione, da parte dei russi, di miliardi di dollari che gli europei hanno dato in prestito.
  • Sanzioni commerciali. Per quanto riguarda le sanzioni commerciali, si pensa a un fermo del trasferimento di tecnologie verso le industrie russe. Sono inclusi i settori più all’avanguardia come l’intelligenza artificiale, l’aviazione civile o quella aerospaziale. Lo stop all’export potrebbe comunque riguardare anche videogiochi, tablet e smartphone.
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