Ha perso il lavoro e il direttore della banca gli fa notare un’obbligazione con oltre il 7% netto. Sembrava la soluzione perfetta, ma nascondeva un rischio invisibile ai più.
Una storia vera, come quella di tanti risparmiatori che cercano sicurezza e si ritrovano davanti a scelte insidiose. Quando la cedola è troppo alta, è sempre il caso di farsi qualche domanda in più.

Salvatore ha appena perso il lavoro. Due figli, l’università da pagare, la casa, le bollette, la spesa. La NaspI copre poco e ogni mese diventa una sfida. Ma c’è quel tesoretto: 150 mila euro, frutto di un’eredità e anni di sacrifici. Sono fermi sul conto, ma il costo della vita li sta erodendo lentamente.
Si guarda intorno. I BTP a breve termine? Rendono il 2 o 3%, troppo poco per dare respiro. I Buoni postali? Sicuri, ma rendimenti bassi. Così, quando il suo direttore di banca gli mostra un’obbligazione con oltre il 7% netto, gli si accende una speranza. L’etichetta è rassicurante: EIB Tf 7,25% Ge30 ZAR, emessa dalla Banca Europea per gli Investimenti, con rating tripla A. E allora dov’è il problema?
Obbligazioni in valuta estera: rendimenti alti, ma a caro prezzo
Il trucco è nella valuta. Quella sigla finale – ZAR – indica il rand sudafricano. Significa che Salvatore presterebbe i suoi euro, ma riceverebbe interessi e capitale in una valuta diversa. E qui scatta il rischio che molti sottovalutano: il rischio di cambio.

Oggi 1 euro vale circa 20 rand. Ma se tra qualche anno il rand dovesse perdere valore, Salvatore potrebbe ritrovarsi con un rendimento azzerato, o peggio, con una perdita anche sul capitale. La cedola da sogno potrebbe trasformarsi in un incubo silenzioso, senza che nessuno gliel’abbia spiegato davvero.
È vero: la tripla A indica un’emittente solidissima. Ma non protegge dal rischio valutario. Quel 7,27% netto è una ricompensa per un rischio nascosto. Il rischio che, nei prossimi anni, il rand venga travolto da crisi economiche, instabilità politica o semplicemente da un raffreddamento dell’interesse globale verso le economie emergenti.
Quando il contesto personale conta più del rendimento
Salvatore non è un investitore esperto. Non ha tempo né voglia di seguire i mercati valutari. Vuole solo proteggere i suoi soldi e usarli per vivere. E allora ha senso caricarsi di un rischio così alto solo per qualche punto percentuale in più?
In certi momenti della vita, la tranquillità finanziaria vale molto più di una cedola elevata. Meglio un rendimento modesto ma stabile, piuttosto che un guadagno potenziale che poggia su basi fragili.
La vera domanda non è “quanto rende?”, ma “quanto posso permettermi di perdere?”.