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Russia, Ucraina e le esportazioni mondiali di grano, quali effetti sull’Italia?

La Russia ha invaso l’Ucraina su tre fronti, via terra, via mare e via aria, con colonne di truppe che hanno attraversato i confini dell’Ucraina dalla Russia e dalla Bielorussia.

Quello che è il più grande attacco a uno Stato europeo dalla seconda guerra mondiale segna già le prime vittime e i suoi primi effetti economici.

Secondo le stime, il numero di truppe russe dispiegate al confine con l’Ucraina supera le 100.000 unità. La Russia, nel corso delle ultime settimane, ha inviato soldati in Bielorussia, e a nord dell’Ucraina. La potenza offensiva complessiva russa può contare su 900.000 uomini. Kiev, città che conta tre milioni di persone è stata interessata dagli scontri che vertono sulla neutralizzazione delle forze armate e l’installazione di un eventuale governo filo russo.

L’Ucraina che conta circa 360.000 uomini, alla vigilia dell’inizio dell’operazione lanciata da Mosca, il 23 febbraio, ha approvato in prima lettura un disegno di legge che autorizza i cittadini a portare armi da fuoco e a utilizzarle per legittima difesa.

l’Ucraina, dal 2010 al 2020, ha triplicato il suo budget per la difesa. Tuttavia in termini reali questa risulta pari 4,3 miliardi di dollari, un decimo di quella russa. L’Ucraina è quindi completamente vulnerabile agli attacchi dell’avversario, che cerca oggi di riaffermare una sfera di influenza intorno ai Paesi vicini, un tempo parte del blocco sovietico. Se ciò dovesse accadere, gli obbiettivi russi raggiungerebbero lo scopo di evitare qualsiasi interferenza congiunta dai paesi NATO.

Russia e Ucraina e i primi effetti economici delle sanzioni

Nella dichiarazione congiunta rilasciata in seguito all’incontro virtuale del 24 febbraio, i leader del G7 hanno affermato che il presidente russo, “ha reintrodotto la guerra nel continente europeo”, mettendosi dalla parte sbagliata della storia. Le condanne verso Putin sono unanimi, il presidente si è rifiutato di impegnarsi nel processo diplomatico per evitare l’attuale scenario, mettendo a rischio la sicurezza dell’Europa. I leader del G7 rimangono determinati a fare ciò che è necessario per preservare l’integrità dell’ordine internazionale.

Nel concreto oltre a congelare conti dell’ammontare di miliardi di dollari di banche, istituzioni finanziarie russe e delle élite legate a Putin, Biden ha annunciato di aver autorizzato lo spostamento sul fronte orientale di soldati Usa. Settemila uomini che andranno in Germania, a protezione dei Paesi del Baltico. Saranno importanti le conseguenze sulle commodity e sugli alimenti anche per l’Italia? Solo se la situazione continuerà a protrarsi i prezzi del grano saranno compromessi. Ucraina e Russia, sono sempre state il serbatoio alimentare per l’Europa di questo cereale.

Russia e Ucraina: il conflitto avrà effetti sui prodotti italiani?

Nonostante l’inferiorità numerica dell’Ucraina, i suoi uomini hanno una conoscenza migliore e strategica del territorio. In tale quadro si aggiunge il sostegno logistico di Turchia, Estonia, Repubblica Ceca e Stati Uniti, che hanno fornito apparecchiature e armamenti.

Oltre all’esercito regolare, l’Ucraina può contare altresì su unità di difesa territoriale volontarie e circa 900.000 riservisti. La maggior parte degli adulti di sesso maschile ha ricevuto almeno un addestramento militare di base. Motivo per cui, la Russia potrebbe trovarsi difronte a una resistenza ostinata che prolungherà a lungo il conflitto.

L’approvvigionamento del grano e dei prodotti derivati non è comunque un problema per il settore molitorio e l’agroalimentare italiano. Con sanzioni alla Russia e lo stop all’export, le imprese italiane del settore dovranno continueranno a rifornirsi di grano su altri mercati, come quello UE, canadese, USA o australiano.

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Russia, Ucraina e le esportazioni mondiali di grano, i dati dell’associazione Industriali Mugnai d’Italia.

Secondo i dati relativi al 2018 forniti dall’associazione Industriali Mugnai d’Italia, lo Stivale rimane oggi un importatore strutturale di farine, semole e sottoprodotti della macinazione. L’associazione che rappresenta l’80% delle industrie di settore nel nostro Paese conferma un fabbisogno di grano duro che viene sopperito dall’importazione per circa il 55%. Questo arriva dal Nord America, Australia, Francia, Spagna, Grecia. Mentre per il grano tenero il 40% arriva prevalentemente dalla Francia, primo produttore europeo, ma anche Austria, Germania, Ungheria e Stati Uniti. Per avere pasta a scaffale nei supermercati tutto l’anno, dobbiamo necessariamente importare. Diversamente contando solo sulla produzione italiana, troveremmo la pasta in vendita solo quattro mesi all’anno.

Per garantire la continuità negli approvvigionamenti, diventa essenziale la coesistenza di forniture nazionali ed estere per consentire all’industria di mantenere in magazzino adeguati livelli di materie prime.

In un anno il prezzo del frumento duro è aumentato del 80%, il frumento tenero è salito del 40% mentre il mais ha subito un rincaro del 38%. I rincari sono dovuti principalmente alla ripresa dei consumi nei paesi usciti per primi dalla pandemia che hanno fatto incetta di cereali. L’Ucraina è al settimo posto nel mondo per la produzione di grano tenero, utilizzato per fare il pane. Insieme alla Russia garantiscono circa un terzo del commercio mondiale di questo cereale.

Andrea Carta

Ha studiato Analisi Tecnica dei mercati finanziari e ha svolto la professione di trader indipendente fino al 2019. Appassionato di letteratura e scrittura creativa, concilia le sue conoscenze ed esperienze scrivendo articoli in tema finanziario, socio economico e politico

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