La crisi mondiale scatenata dalla Russia di Putin sembra non attenuarsi, anzi, pare che la si fomenti ancor di più. Si è parlato di “grande tempesta globale”. Cosa ci attende, proviamo a stilare qualche ipotesi a riguardo.
Dalla Russia soffiano gli ennesimi venti ostili. Il Cremlino minaccia ripercussioni sull’Ue e Zelensky preannuncia probabili sfuriate comandate da Mosca. Quelle di Putin e dei suoi collaboratori sono solo minacce o c’è del vero dietro alcune affermazioni?
Dalle recenti segnalazioni della Tass, il service di stampa ufficiale del Cremlino, s’intravede il pessimo umore che aleggia nel Palazzo e il suo estremo tentativo di serbare alla meglio un’imperturbabile istantanea di equilibrio. Innanzi alla risolutezza dell’Unione Europea sulla questione sanzioni, un rappresentante dell’esecutivo di Putin, Dmitri Peskov, ha minacciato l’incombere di una «grande tempesta globale».
Se da un lato il medesimo Peskov denoti come «la Russia sta riuscendo a mantenere la sua macrostabilità», dall’altro, non si mostra meno lampante l’imputazione diretta verso il fronte occidentale. Stando ai russi, le colpe delle funeste predizioni per il futuro della comunità internazionale sarebbero quindi imputabili alle decisioni del “blocco” occidentale.
Nelle sue dichiarazioni Peskov anticipa poi a un imminente intervento pubblico del leader del Cremlino durante il quale si saranno tirate le somme sulle effettive volontà della Federazione.
Avendo ascoltato tali sprezzanti affermazioni, si sono messi all’opera pertanto sia i protagonisti europei, in primis la presidente Von der Leyen, sia gli esponenti coinvolti in prima linea nella guerra in Ucraina. Innanzitutto Zelensky, che avverte il già pensieroso fronte occidentale riferendosi a una autentica provocazione ormai prossima da parte delle forze russe.
Timori fondati o solo avvisaglie? Come si pongono i leader europei di fronte a questa nuova escalation? Proviamo a esaminare le voci provenienti dall’alleanza occidentale.
In seguito alla pubblicazione delle ultimissime notizie Tass ecco partire la chiamata tra la presidente della Commissione europea Ursula Von der Leyen e il leader ucraino Volodymyr Zelensky. Uno scambio di battute tenutosi ieri, una condivisione di sentimenti e pareri sullo status attuale dei fatti. L’inflessibilità della Von der Leyen ad esempio è piuttosto evidente; nessun tavolo previsto sulla questione energetica e si batte ancora sul filone della risolutezza.
La sintesi che possiamo fornire della prospettiva di Zelensky d’altronde è più varia. Stando al presidente ucraino la dicitura «grande tempesta globale» di Peskov farebbe riferimento a delle incombenti conseguenze scaturenti dalle iniziative occidentali sul fattore energetico.
Non solo affermazioni istituzionali, ecco giungere in serata un videomessaggio, proposto da Unian. In quelle immagini Zelensky affermerebbe come la Russia sia pronta a lanciare un attacco definitivo sull’energia a all’Europa intera in vista dell’arrivo della stagione invernale.
Emblematiche le sue parole:
In questi giorni, la Russia sta cercando di aumentare ancora di più la pressione energetica sull’Europa: il pompaggio di gas attraverso il Nord Stream è completamente interrotto. Perché lo stanno facendo? La Russia vuole distruggere la vita normale di ogni europeo, in tutti i paesi del nostro continente. Vuole indebolire e intimidire tutta l’Europa, ogni Stato.
La reazione più uniforme e logica a tale sfuriata potrebbe essere quella di una unione e concordanza tra gli Stati comunitari e il suo Paese. Unione nel difendersi da un vero e proprio Stato canaglia, portatore di terrorismo. Consolidamento della pressione comune sul Cremlino.
Più attacchi sferriamo tutti insieme, meno attacchi questi terroristi saranno in grado di compiere.
Il rappresentante presidenziale nella sua dichiarazione a margine dell’Eastern Economic Forum si era pronunciato piuttosto negativamente sul destino europeo, biasimando e non poco le decisioni delle potenze e dei governi di Stati Uniti, Europa, Unione Europea. Le azioni di questi protagonisti, a sua detta, sarebbero definibili come illogiche e assurde.
Parole pungenti, senza mezze misure, in un contesto già segnato da asprigni conflitti. Rammentiamo del resto le dichiarazioni del vice premier russo con delega per l’energia Alexander Novak che, per l’esattezza, aveva espresso come l’interruzione di Nord Stream fosse causata esclusivamente dalle sanzioni europee che avrebbero reso impossibili le conformate riparazioni contravvenendo ai contratti, ragion per cui non sarebbero esclusi ” ulteriori aumenti del prezzo del gas in Europa che potrebbe toccare livelli record”.
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