Ci sono sempre problemi con gli immobili, specie se si vuol ristrutturare l’abitazione abusiva! Si può risolvere e procedere, ma bisogna attuare questa strategia.
C’è una soluzione a tutto, ma nessuno avrebbe potuto mai immaginare che ne esistesse una anche per l’abitazione abusiva…si può ristrutturare? Sembra assurdo, ma è la verità. Si va contro la legge? Analizzando più di un caso concreto e confrontando i principali aspetti della normativa, si può procedere e garantire una condizione legale per il cittadino che non ha agito a norma. C’è una via specifica che evita i problemi peggiori, e molti non la conoscono, peggio non sanno di poterla applicare con estrema facilità.
Cos’è l’abuso edilizio? Al di là della possibilità o meno, è bene indicare che sicuramente si è davanti una condizione che va contro la legge. Entra in gioco non solo l’attività di costruzione di un’abitazione, ma anche quella di manutenzione e ripristino. Situazioni che non entrano solo nelle sanzioni amministrative, ma possono sfociare anche nel penale, andando persino a processo.
In sostanza, si ha quindi a che fare con un’intervento edilizio, che concerne attività di ripristino o di costruzione di un immobile, la quale va sia contro legge ordinaria che rispetto i regolamenti edilizi locali.
Di qualsiasi opera si tratti, i privati non possono agire di propria iniziativa. Questi necessitano di permessi da parte della pubblica amministrazione, e bisogna sempre accertarsi che quanto attuato sia conforme con il TUE, cioè il Testo Unico dell’Edilizia. L’aspetto più sconcertante è che la materia è vasta. Perché non basta conoscere l’abuso edilizio, perché il ristrutturare l’abitazione abusiva può rientrare in tantissimi casi!
Sono responsabili committente, costruttore ed acquirente, e lo stesso direttore dei lavori. Ristrutturare l’abitazione abusiva non cade in prescrizione come il reato edilizio, ma c’è la possibilità di “porvi rimedio”. La risposta è affermativa in virtù del fatto che ci si trova davanti una normativa così vasta, che in qualche modo si può ottenere il risultato sperato: rientrare in una condizione di legalità. Nello specifico, gli abusi edilizi vanno considerati dal giudice complessivamente, non come singoli interventi. Perché?
La risposta è molto semplice, ed è alla base della contestazione dell’abusivismo edilizio. Questo è un danno perché rovina lo stesso territorio, di conseguenza l’analisi complessiva è il frutto di ciò che impatta su tutta l’area trattata. Di conseguenza, non basta guardare il singolo atto illecito protagonista dell’intervento in analisi. Nonostante ciò, si può sanare il fatto, ma solo in condizioni specifiche e davanti dei requisiti ben delineato dalla legge.
Sicuramente si è davanti l’illecito quando si costruisce o modifica un immobile senza il permesso della pubblica amministrazione. O quando si violano i piani urbanistici del Comune di riferimento, si superano certi limiti sempre indicati per legge, non si rispettano le regole di sicurezza, o infine quando si trasforma la destinazione d’uso.
Nonostante tutte queste situazioni, in alcuni casi è la stessa legge che tutela il “trasgressore”. Può adempiere, ma deve agire tempestivamente. Quando la situazione può essere risolta? Quando l’attività abusiva non si oppone rispetto gli strumenti urbanistici esistenti quando è stata inoltrata la domanda di sanatoria. Anche quando non si è in contrasto con gli stessi elementi presente nel momento in cui si è realizzata l’azione abusiva. Questi due casi rientrano nell’ambito della “doppia conformità”.
Segue poi quando l’abitazione abusiva è a norma rispetto le regole di sicurezza vigenti e a tutte le limitazioni paesaggistiche ed ambientali. Se si rispettano questi aspetti in apparenza “scontati”, si può non subire le peggiori conseguenze, come quelle penali. Magari si risolve con una sanzione amministrativa che concerne il pagamento di denaro della somma determinata o la stessa demolizione della casa. La legge può venire in soccorso, ma “fare i furbi”, non serve, perché comunque l’illecito salta fuori!
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