La pandemia non ha avuto la meglio sulla resilienza dei nostri sistemi economico politici, tuttavia le mutate condizioni sono in grado di accrescere gli eventi connessi al rischio geopolitico, a tal punto da aumentare la probabilità di turbolenze sui mercati finanziari.
Prima di iniziare ad analizzare la questione, è necessario definire cosa si intende con rischio geopolitico, ovvero alla possibilità che gli eventi causati dalla politica estera di un paese, influenzino in modo imprevedibile le dinamiche politiche interne e l’economia di un altro paese o di un’altra regione.
Nello specifico caso delle variabili nelle condizioni economiche, esso può essere definito come la possibilità di incorrere in una imprevista variazione del valore di beni o servizi, causati dalle ripercussioni internazionali sulle politiche economiche, fiscali o sulla legislazione degli stati nazionali.
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Un esempio comune di rischio geopolitico che abbiamo avuto modo di poter osservare spesso negli ultimi cinque anni, è quello connesso a dazi e sanzioni economiche imposti in modo unilaterale, che coinvolgono di conseguenza i prezzi di beni e servizi, causando mutamenti nella filiera produttiva. Oppure ancora le dinamiche internazionali in grado di sconvolgere la percezione di sicurezza delle nazioni, come mutamenti importanti nell’assetto legislativo di un paese, che cambia gli equilibri internazionali, o gli attacchi terroristici in grado di modificare non solo le condizioni sui mercati finanziari, ma anche i rapporti di politica estera tra i diversi paesi. In questo periodo storico i rischi geopolitici che sono in grado di influire in modo incisivo sulle dinamiche dei mercati finanziari sono almeno cinque:
Il decoupling tecnologico è quel processo di replicazione del sistema microeconomico di un paese che riesce a riprodurre all’interno della sua economia settori di un’economia estera, incidendo sulla sicurezza internazionale a causa della capacità di riprodurre e tal volta migliorare settori ritenuti strategici. Questo avviene in modo eclatante e incisivo nella competizione tra l’economia cinese e il resto del mondo, mettendo a rischio in modo particolare la supremazia degli Stati Uniti, che ha per questo adottato fin dalla precedente amministrazione una posizione di rivalità nei confronti di Pechino.
Mentre gli ultimi decenni sono stati caratterizzati da un processo di globalizzazione economica e dall’espansione del modello capitalista sull’economia globale, che ha avvantaggiato le grandi multinazionali e gli stati economicamente sviluppati, a oggi si assiste a un mutamento in grado di ribaltare lo scenario, nel quale gli stati che erano economicamente svantaggiati riescono a delocalizzare parti importanti delle economie più sviluppate e realizzare nuovi indotti economici, in grado di compromettere il dominio economico politico e le rispettive aree di influenza.
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I recenti attacchi informatici che hanno coinvolto gli Stati Uniti, sono riusciti a influire negativamente sulla sicurezza del paese e non sembrano poter essere arginati, nel caso una guerra cibernetica condotta anche da gruppi trasversali prendesse piede nel prossimo futuro. Importanti comparti economici sono in grado di essere danneggiati, il recente caso dell’attacco al più grande oleodotto statunitense ne è una prova. Senza considerare quello che può succedere qualora dati importanti per la sicurezza nazionale vengano trafugati o divulgati al pubblico, con inevitabili conseguenze sull’amministrazione e l’economia, a partire dagli interessi sul debito pubblico.
Sebbene a oggi appaia improbabile lo scoppio di un conflitto armato tra potenze in grado di utilizzare il deterrente nucleare, considerando anche l’interconnessione dell’economia globale, la Corea del Nord, la Cina, la Russia possono costituire una probabilità remota ma attuale, del risolversi delle tensioni e degli squilibri costituitesi a partire dall’accrescimento del potere economico militare di questi paesi, in un nuovo conflitto armato. Esso può avvenire anche in modi inaspettati. È terribilmente vicino il ricordo dell’azione militare che Trump intraprese senza particolare preavviso il 3 gennaio 2020, quando Soleimani, uno degli uomini più importanti nella vita politica iraniana, da poco atterrato all’aeroporto di Baghdad, fu ucciso da quattro missili lanciati da un drone USA, rischiando a quel punto di scatenare un’escalation.
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Joe Biden porta avanti una politica di contenimento contro l’influenza economico politica cinese. Il processo di sviluppo e consolidamento dell’economia e delle relazioni internazionali della Cina, hanno dimostrato una volta per tutte che l’influenza internazionale non richiede necessariamente un processo di democratizzazione delle istituzioni. Gli Stati uniti potrebbero fallire o inasprire le proprie politiche nei confronti della Cina, al fine di mettere a repentaglio la sua credibilità internazionale. Sta accadendo proprio in questo periodo e in modo pericolosamente grave per gli equilibri geopolitici internazionali, con le indagini in corso volte a chiarire l’origine del coronavirus, che rischiano di colpire pesantemente l’immagine della Cina, con il pericolo di una chiusura dei suoi rapporti economici e diplomatici e l’inasprimento delle sue pretese territoriali, come Taiwan e il mar Cinese Meridionale.
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Le elezioni federali tedesche sono un evento certo e prossimo a realizzarsi. Questo potrebbe destabilizzare in modo temporaneo o più o meno profondo a secondo degli esiti elettorali, l’Unione Europea, l’euro e naturalmente i mercati finanziari. Le elezioni che si terranno in Germania a settembre suscitano comprensibilmente l’interesse in tutto l’Occidente, data la centralità politica della Germania per l’economia dell’eurozona. Angela Merkel darà il suo addio dopo 16 anni di governo, sarà sostituita da una nuova coalizione, che tuttavia al momento a meno di sorprese frutto di personalità politiche particolari, non sembrano poter rilevare cambiamenti rispetto alla continuità delle formule politiche precedenti.
Nessuno è in grado di prevedere con esattezza quello che potrà avvenire rispetto all’evoluzione degli scenari che presentano un significativo rischio geopolitico, tuttavia gli investitori possono cercare di tutelarsi diversificando il capitale e preferendo gli investimenti a lungo termine su asset come i metalli preziosi, il settore delle energie rinnovabili, le aziende quotate nel settore della grande distribuzione, il settore farmaceutico e dell’intrattenimento. Tutti in grado di mantenere buone performance anche a discapito delle eventuali ricadute economiche di questi eventi.
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