La questione riscaldamento spinge a trovare altri metodi per riscaldarsi, ma in talune Regioni vi sono limiti e divieti da sapere: i dettagli e di che si tratta
È un tema che continua a tener banco, quello che si lega al riscaldamento, in un periodo di crisi energetica e dalla grande difficoltà come quello che si sta vivendo, che può portare a considerare altri metodi per riscaldarsi, alternativi: tuttavia, in alcune Regioni vi sono limiti e divieti per quel che attiene stufe e camini a biomassa e pellet. Perché, le ragioni e cosa si tratta.
Le leggi la cui introduzione è stata fatta al fine del contrasto dell’inquinamento dell’atmosfera si legano ad impianti con potenza al focolare sino a dieci kW. Come viene spiegato da solofinanza.it, tale normativa ha visto la ricezione da parte di talune Regioni, in Italia, nel divieto di impiego di impianti di riscaldamento, che funzionano con combustione di biomassa.
Riscaldamento a rischio: Regione Lombardia
Per quanto attiene la Regione Lombardia, il divieto è in vigore a partire dal primo gennaio del 2020 e si lega all’installazione di generatori di calore la cui alimentazione è a biomassa legnosa, con emissioni maggiori rispetto a quanto consentito. Ed i generatori del calore, al riguardo, occorre che contino quantomeno quattro stelle. Poi, si legge anche del divieto per quanto riguarda l’impiego di generatori di calore che abbiano zero, una oppure due stelle.
La limitazione si lega anche a quel che concerne i materiali da ardere. Nel dettaglio, a partire da primo ottobre del 2018, circa le stufe a pelletteria con potenza termica nominale minore di trentacinque kW, vige l’obbligo circa l’impiego di materiale che sia conforme a classe A1 (norma UNI EN ISO 17225-2.
Vi sono controlli al fine di verificare il certificato legato alla conformità. E ancora, per quanto riguarda la prov. di Brescia, gli aspetti sono diversi, e nel dettaglio mediante una delibera di giunta (in data 11.10.2021), La Lombardia ha derogato l’impiego di ogni impianto domestico a legna e pelate sino alla data del 15.10.2024.
Regione Piemonte
Riscaldamento e limiti e divieti su altri metodi: altre Regioni e altri dettagli in merito
Sul tema riscaldamento non mancano spunti e temi che possono esser approfonditi e destare interesse, come ad esempio, con l’inverno in arrivo, l’allarme lanciato circa le pompe di calore e il rischio beffa: qui tutti i particolari. Inoltre, non tutti sanno che in una Regione vi sarà gas gratuito per i cittadini: dove e di cosa si tratta.
Tornando al punto in oggetto, come si legge su solofinanza.it, per quanto concerne la Regione Veneto, ad occuparsi del divieto di accensione di stufe e camini è la delibera numero 836/17, e circa i divieti questi si legano all’installazione, sin dal 12.17 dei generatori di calore la cui classe di prestazione circa le emissioni sia minore di tre stelle. E ancora, l’impiego di generatori con classe minore di 2stelle. E poi si legge dell’installazione, entro la data del 31.12.2019, di genitori minori di 4stelle e l’impiego di quelli minori di 3stelle.
Proseguendo con le Regioni, si passa poi al Piemonte, laddove il divieto si lega ad una delibera della Regione (2018). Vieta in merito all’installazione a partire dal primo ottobre 2018 generatori di calore con alimentazione a biomassa legnosa, con potenza nomin. minore di 35 kW e classe di prest. emissiva minore di classe tre stelle. E ancora, installare sin dal primo ottobre del 2019, generatori con alimentazione a biomassa legnosa, che abbiano una potenza nomin. minore di 35 kW e classe prestazione minore di quattro stelle. E poi, divieto di impiego sin dal 01.10.2019, nei comuni che appartengono a zone “agglomerato di Torino“. Così come “Pianura” e “Collina”, circa i generatori con alimentazione a biomassa legnosa, la cui potenza nomin. sia minore di 35 kW e classe minore di tre stelle.
Regione Emilia Romagna
Altro aspetto riguarda l’Emilia Romagna, con limitazione di tipo diverso. Il divieto si lega soltanto ad impianti di classe uno e due stelle negli immobili civili, laddove vi sia possibilità di far ricorso ad un sistema alternativo per quanto riguarda il riscaldamenti domestico. Oppure i quali siano al di sotto dei trecento m di altitudine. Dunque, che non facciano parte del gruppo “Comuni montani”.
Tale divieto riguarda anche i Comuni che son oggetto di infrazione per quanto attiene la qualità dell’aria.
Questi, alcuni dettagli al riguardo. Ad ogni modo è bene ed opportuno informarsi ed approfondire punti ed elementi al fine del chiarimento di eventuali dubbi e per saperne maggiormente, anche attraverso confronti con esperti del campo e professionisti del settore.