Gli investitori sperano in una ripresa sostenuta del mercato azionario ma le condizioni lasciano intravedere una nuova spinta ribassista.
L’effetto delle vacanze estive incide sui listini rallentando la price action, lo spread ha chiuso in calo a 205 punti e prosegue sul fronte valutario il rafforzamento dell’euro.
Un ulteriore ribasso può manifestarsi questo inverno a causa degli sviluppi del conflitto in Ucraina che accompagna il prezzo delle materie prime e contribuisce all’inflazione. Il ciclo ribassista ha scontato per il momento le condizioni internazionali avverse; i trader distribuiscono i portafogli su titoli difensivi come, farmaceutico, alimentari, bancario, e metalli preziosi.
Se da un lato c’è ancora una volta la speranza che l’inflazione abbia raggiunto il suo picco, dall’altro è importante la prosecuzione della crescita economica. La politica monetaria non può cogliere entrambi gli obbiettivi insieme ed è perciò necessario considerare prima gli effetti recessivi che possono essere confermati del terzo trimestre.
Rimane un fattore di incertezza l’andamento dell’economia cinese che ha un importante peso a livello globale; sembra avere perso lo slancio avuto dopo l’uscita dalla pandemia. La crescita della Cina appare debole, date le continue sfide legate al Covid, la debolezza del settore immobiliare e l’indebolimento delle esportazioni.
Fa da contrappeso l’economia Usa trainata da un mercato del lavoro in crescita ma con un primo semestre recessivo. Una relazione importante tra le economie dei due Paesi è data dalla forza del dollaro con la fuga di capitali dalla Cina verso i mercati finanziari Usa. La fuga di capitali riflette anche la mancanza di fiducia nell’economia cinese, la preoccupazione maggiore rimane il mercato immobiliare che rappresenta circa un quarto del Pil del Paese.
Il contesto economico e finanziario rimane unico per molti aspetti perché non c’è una univoca direttrice. Per quanto riguarda gli Stati Uniti negli ultimi vent’anni non c’era mai stata un’inversione così forte della curva dei rendimenti. Ciò significa che i rendimenti scontano una maggiore rischiosità sul breve che sul lungo termine per la forte aspettativa di una prossima recessione. Ogni Paese manifesta problemi e quindi effetti diversi, mentre le principali valute rimangono relativamente stabili, l’orientamento ribassista dell’euro nei confronti del dollaro USA permane.
Una forte spinta sull’azionario può essere causata dall’interruzione inaspettata della guerra in Ucraina. La Russia appare sempre più debole dal punto di vista economico ed è difficile immaginare una prosecuzione del conflitto oltre il prossimo anno. A conferma di ciò la possibilità dell’Ue di emanciparsi pur con grandi difficoltà da petrolio e soprattutto gas provenienti dal Paese.
Mentre nel breve termine sembra aumentare il consumo di petrolio per compensare il prezzo del gas, L’Opec ha rivisto al ribasso le previsioni sul consumo mondiale nel 2022 con una crescita della domanda che sarà appena del 3,1% contro il +3,5% precedentemente stimato. Gli alti prezzi del greggio sembrano destinati ad avere un ulteriore flessione. Un rallentamento, secondo l’Opec, ci sarà anche il prossimo anno. l’organizzazione prevede una riduzione di 2,7 milioni di barili al giorno.
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