Limitare i danni dei rincari con prodotti a prezzo bloccato per lavoratori e pensionati, questa potrebbe essere la soluzione del Governo contro la speculazione e il collasso generale.
Alcuni prodotti potrebbero avere il prezzo bloccato in modo tale da evitare che gli aumenti provocati dalla guerra in Ucraina infliggano una ferita ancora più profonda ai cittadini.
Lavoratori e pensionati stanno vivendo un periodo di grande difficoltà. La guerra tra Russia e Ucraina è scoppiata contemporaneamente ad una pandemia mondiale che ha messo in ginocchio l’economica e il settore occupazionale. Nel momento in cui era possibile ipotizzare una ripresa si è nuovamente caduti in un baratro ancora più profondo e i risparmi delle persone sono in pericolo. Le pensioni traballano, gli stipendi pure e nello stesso tempo occorre affrontare rincari su materie prime, carburante, luce e gas. E non si tratta di piccoli aumenti di poco conto ma di percentuali elevate che sommate tra di loro rendono il prossimo futuro dei cittadini incerto e spaventoso. A gran voce si sta chiedendo un intervento efficace della popolazione che tuteli lavoratori e pensionati. Il piano anti speculazione e contro un collasso generale potrebbe passare per un blocco dei prezzi di alcuni prodotti. Un segnale importante perché, a breve, la scarsità di alcuni beni sul mercato europeo potrebbe diventare consistente e i costi potrebbero lievitare oltre misura.
Rincari, quali prodotti potrebbero avere il prezzo bloccato
L’inflazione dilaga sempre più e i sindacati chiedono un intervento veloce ed efficace per salvare i soldi dei lavoratori e dei pensionati. L’idea è di bloccare i prezzi di alcuni prodotti di prima necessità che già hanno raggiunto cifre impensabili. Citiamo la pasta, il pane, la farina e l’olio di semi di girasole. L’obiettivo primario deve essere la salvaguardia del potere di acquisto delle pensioni senza dimenticare il sostegno ai lavoratori con stipendi bassi che già in tempi di “normalità” faticavano ad arrivare a fine mese.
Se la guerra in Ucraina dovesse continuare, il rifornimento di tanti prodotti diminuirebbe drasticamente e la poca reperibilità farebbe aumentare ulteriormente i rincari sui pochi prodotti che arriveranno nella nostra penisola. Il prossimo futuro potrebbe comportare l’applicazione di un’economica di guerra in cui razionare e limitare sono azioni necessarie. Da qui la richiesta di bloccare i prezzi ma il vero problema è se i prodotti citati in precedenza saranno ancora presenti nei supermercati.
Economia di guerra, cosa significa
La definizione “economia di guerra” è stata utilizzata da Mario Draghi per indicare una reale possibilità del prossimo futuro. Il premier ha sottolineato che non siamo ancora arrivati a quel punto ma che è bene essere consapevoli che tale eventualità non è da escludere. Per ora non si deve ancora razionalizzare, l’allarmismo è stato esagerato eppure la riapertura di tante centrali a carbone da molti è stato visto come un segnale preoccupante.
L’economia di guerra prevede che la priorità venga data alla produzione di beni e servizi volti a supportare lo sforzo bellico con l’obiettivo di rafforzare l’economia stessa. Tasse utilizzate per la difesa, imprese riconvertite per produrre l’occorrente per combattere, l’allontanamento dal mercato libero, per ora sono solo eventualità di cui è bene essere informati ma la speranza è che non si debba arrivare a tal punto.