Se anche tu per andare a lavoro percorri parecchi chilometri, finalmente puoi avere diritto al rimborso. Non lasciarti sfuggire questi soldi
In un’epoca dove lo smart working, chiamato anche lavoro agile, è sempre più diffuso in Italia e nel mondo, sono ancora molte le persone che quotidianamente devono recarsi fisicamente in ufficio. Ad aver sbloccato definitivamente la possibilità di lavorare anche da casa è stato il lockdown imposto durante la pandemia di Covid-19 iniziata nel 2020, che ha concesso a molte aziende di rendersi conto come, anche senza la presenza fisica dei propri lavoratori, tutto poteva comunque andare avanti egregiamente. Anche dopo l’emergenza sanitaria, molte aziende hanno mantenuto questa possibilità.
Dall’altro lato, però, ci sono dei tipi di lavoro o delle aziende che invece necessitano che tutti i propri dipendenti siano fisicamente presenti sul luogo ogni giorno: molti di loro usano la propria automobile privata, mentre c’è chi si destreggia con i mezzi pubblici o organizzandosi con qualche collega. A tal proposito, finalmente è stato approvato il rimborso relativo al tragitto lavoro-casa: di che cosa si tratta.
Rimborso tragitto casa-lavoro: cos’è e come lo si richiede
Finalmente è tutto vero: molti dipendenti potranno ricevere il rimborso per ciò che spendono per recarsi quotidianamente al lavoro. Indispensabile, però, rispettare una ed una sola condizione: non si può usare un’automobile qualsiasi, ma ci si deve affidare ai servizi di mobilità sostenibile quali, ad esempio, il car sharing. L’Agenzia delle Entrate, infatti, ha stabilità che gli spostamenti casa-lavoro, se svolti con mezzi elettrici, pubblici o sostenibili, possono rientrare all’interno delle disposizioni di utilità sociale previste dall’articolo 100, comma 1 del Testo unico delle imposte sui redditi, quindi godere delle agevolazioni fiscali.
Per accedere a questo rimborso, però, è necessario che i servizi di mobilità sostenibile siano accessibili solo ed unicamente a quei dipendenti che non beneficiano già di un mezzo aziendale oggetto di fringe benefit. Inoltre, è indispensabile che la sede di lavoro sia situata in zone che consentono che quel determinato mezzo in sharing sia poi utilizzabile da altri utenti, così che la condivisione sia reale e che non diventi un semplice mezzo elettrico pubblico usato quotidianamente solo da quel singolo dipendente.
L’azienda, nell’atto di stilare il proprio piano di welfare aziendale, deve poi stabilire dei limiti e dei plafond di spesa così da assicurarsi che si evitino abusi ed eccessi. In tal senso, è utile definire i limiti di tempo all’interno dei quali si può godere di questo rimborso, per esempio nelle sole fasce orarie in cui si timbra l’ingresso e l’uscita dall’azienda, così da non trovarsi a fine anno a dover rimborsare spese eccessive.