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Economia e Finanza

Riforma Pensioni e Reddito di Cittadinanza: che succede se cade il Governo? Lo scenario è inquietante

Reddito di cittadinanza e riforma delle pensioni sono due cantieri che rischiano di restare incompiuti con la caduta del Governo Draghi

Tiene banco la situazione politica del Paese mentre sono in tanti a chiedersi cosa succederà al Reddito di Cittadinanza e alla Riforma delle Pensioni: due questioni diverse, ma rilevanti. A maggior ragione qualora avesse luogo la caduta del Governo Draghi.

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C’è grande attesa per le parole alle Camere del Premier Mario Draghi, con la situazione – per quanto concerne il Governo – in rapida evoluzione dopo gli ultimi avvenimenti. Si attende di comprendere quali potranno essere gli sviluppi, ovvero se Draghi resterà al timone dell’esecutivo, se al contrario lascerà e così via. Mentre ci si interroga in tal senso, sono in molti a rivolgere la propria attenzione ad altri temi che scottano, dal punto di vista sociale ed economico.

E nel dettaglio si tratta, tra questi, della riforma delle pensioni. Così come nel caso del Reddito di Cittadinanza.

Reddito di cittadinanza: quali i possibili scenari con la caduta del Governo Draghi

Tanti gli aspetti che destano interesse quando si parla di Reddito di Cittadinanza, basti pensare all’aggiornamento importante comunicato da INPS e che si lega proprio a RdC e DID: qui i dettagli e di cosa si tratta.

Tornando però al tema in oggetto, come noto si tratta di un elemento centrale per cui il M5S ha combattuto a lungo, e sono in molti a domandarsi cosa potrebbe accadere qualora il Governo Draghi cadesse. A parlarne è Investireoggi.it, il quale spiega che nel caso ciò avvenisse, difficilmente – ma ovviamente si parla di previsioni – se ne andrebbe a formare un altro. Se non per portare il Paese alle elezioni nei mesi di settembre-ottobre o giù di lì.

Dunque, sino al voto non vi sarebbero rischi per la misura, mentre rispetto a cosa potrebbe accadere poi in seguito, vi sono tanti fattori che si potrebbero considerare, così come tante sono le incognite in campo. Ad esempio, il primo aspetto riguarderebbe l’eventuale vincitore delle elezioni, tanto per cominciare. Tanti i partiti che hanno, nel tempo, fatto cenno alla volontà di “riformare” la misura, in alcuni casi anche cancellarlo.

Va però detto che si tratta di una misura che riguarda tantissimi beneficiari, sono all’incirca 2,7 milioni di persone, molti dei quali che risiedono al sud. Non apparirebbe probabile vedere cancellata una misura del genere, con una spesa nel totale che si aggira sui 10miliardi di €. Piuttosto, chi è contrario potrebbe – restando ancora, lo si ribadisce, nel campo delle mere ipotesi e previsioni – spingere per restringere la platea di coloro che ne beneficiano.

Dunque la fine del RdC potrebbe essere tutt’altro che scontata, ma è possibile immaginare che, a prescindere dalla caduta o meno del Governo, nel futuro la misura sarà comunque rivista. Il “come”, non è possibile probabilmente dirlo, poiché per l’appunto il tutto dipende da troppi fattori in evoluzione. Possibile che si ragionerebbe sul concetto di RdC e lavoro, se è o meno disincentivante e come eventualmente modificarlo. Ma la cancellazione apparirebbe, spiega Investireoggi.it, molto improbabile

Riforma pensioni, che succede se cade il Governo Draghi

Altro tema che scotta è quello inerente le Pensioni, con la possibilità quest’anno di poter andare in pensione con almeno sessantaquattro anni di età e trentotto di contributi.

Il tema però riguarda la Riforma delle Pensioni e cosa accadrà l’anno prossimo, poiché qualora non vi fossero novità dal punto di vista legislativo, vi sarà il ritorno alla Fornero. Si è parlato, per dirne una, dell’ipotesi quota 41.

Le ipotesi non sono mancate, ma da parte del premier vi era stato il chiarimento circa il fatto che ogni forma di flessibilità data ulteriormente ai lavoratori avrebbe dovuto finanziarsi da sola. Dunque, scatterebbero penalità per coloro che volessero anticipare la pensione. Ma è chiaro che i dettagli e gli aspetti dipendono dalla riforma che sarà votata entro l’anno.

Nel caso in cui Draghi lasciasse, teoricamente vi potrebbe essere maggior flessibilità, così come minore penalizzazione. Questo, in teoria, spiega Investireoggi.it. Perché in pratica potrebbe poi verificarsi l’opposto, dal momento che l’Europa difficilmente approverebbe una riforma inerente le pensioni che possa minacciare la stabilità per quanto riguarda i conti INPS.

Sopratutto qualora chi la varasse non fosse un governo a guida Draghi, che viene visto quale garante della stabilità e dell’ordine di tipo macroeconomico. In Italia, si legge. Occorre poi aggiungere che in assenza di un governo pienamente nelle proprie funzioni, potrebbe non esserci alcuna riforma fatta nelle giuste tempistiche per essere pronta a partire dal primo gennaio.

Insomma, tanti i dubbi e i quesiti aperti a fronte di quelle che ad oggi possono essere soltanto ipotesi e scenari immaginati.. Solo il tempo potrà dire con certezza quello che prossimamente accadrà e si verificherà.

Dario Quattro

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